Costretta a portare la mia bimba in aula - Studentville

"Costretta a portare la mia bimba in ateneo": Arianna, studentessa madre

Arianna, ragazza madre di 24 anni che deve portare la figlia a lezione in Università perché non trova sostegno dalle istituzioni.

Arianna ha 24 anni, frequenta l’università e, come molti suoi coetanei, ha un sogno: quello di laurearsi. Ma non solo per sé stessa, anche e soprattutto per la sua bimba nata alla fine del 2021, per garantirle un futuro migliore. Già perché Arianna ha una figlia, che è “costretta” a portare con sé a lezione. Come mai?

Arianna, ragazza madre costretta a portare la figlia a lezione

Lei si chiama Arianna Bagno, ed è iscritta all’Università del Sannio a Benevento, dove frequenta la facoltà di Economia bancaria e finanziaria. La studentessa, però, deve necessariamente portare la sua bimba con sé, in quanto non ha nessuno su cui possa contare per tenerla quando lei ha lezione e non ha trovato posto al nido. Purtroppo non è la sola a trovarsi in una simile difficoltà: molte sue colleghe vivono lo stesso dramma. E, come lei, non tutte hanno la possibilità di poter contare su aiuti concreti. E non stiamo parlando di familiari o di amici, bensì di misure previste dallo Stato, come ad esempio agevolazioni o sostegni garantiti dalle istituzioni.

Costretta a portare la mia bimba in aula”, la storia di Arianna, ragazza madre

Non è stato tutto rose e fiori nella vita di Arianna, che ha partorito la sua bimba quasi per miracolo dopo aver contratto il Covid ed essere finita in coma. La ragazza ha dichiarato:

“Quando ho avuto il Covid, con tutte le complicanze che ne sono derivate e a causa delle quali sono finita più volte in ospedale, l’agenzia mi ha licenziata. Poi a fine marzo ho scoperto di essere incinta“.

Ed è in questo momento che è rimasta sola: il padre della bimba si è tirato indietro dicendole di non avere intenzione di prendersene cura. Lei ha deciso di proseguire con l’aiuto della propria famiglia un cammino sicuramente non facile.

L’iscrizione all’università per garantire un futuro alla figlia

Ha quindi deciso di iscriversi all’università per poter trovare un lavoro soddisfacente e garantire alla figlia un futuro luminoso. Ma, nuovamente finita in ospedale, non è riuscita a presentare domanda per l’iscrizione al nido della figlia, che così è rimasta fuori.

E’ stata dunque costretta a rivolgersi alle strutture private. In una di queste il nido le ha dato disponibilità a partire da novembre. Ma le lezioni universitarie sono già iniziate. Ha quindi chiesto aiuto al sindaco della città che, in merito alla richiesta del Bonus asilo, le ha risposto che i soldi sarebbero arrivati quattro mesi dopo l’iscrizione. Insomma, una situazione non semplice per una ragazza madre alle prese con un figlio da crescere e con un percorso di studi universitari da portare avanti.

E subito viene naturale fare il confronto con gli altri Paesi europei. Come la Germania, dove chi dovesse trovarsi nella stessa situazione di Arianna avrebbe accesso agli Uffici Famiglia delle università che si occupano proprio di attuare percorsi a sostegno di studenti-genitori oltre a garantire loro sostegno dal punto di vista legale. O anche semplicemente mettendo a disposizione delle madri delle aule pensate per i riposini o il cambio pannolino dei bimbi. “Chiedo solo un futuro migliore per me e mia figlia”: è semplicemente questa la richiesta – e il desiderio – di Arianna, che ce la sta mettendo tutta.

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