Nuove prospettive sull’inclusione: la sfida per la scuola italiana

Nuove prospettive sull’inclusione: la sfida per la scuola italiana

Le nuove Indicazioni nazionali presentano differenze significative, con attenzione agli alunni di origine straniera e lacune riguardo gli studenti con disabilità.
Nuove prospettive sull’inclusione: la sfida per la scuola italiana

Le nuove Indicazioni nazionali presentano significative differenze rispetto alla versione precedente. La bozza dell’11 giugno risulta più articolata con 791 parole contro le 674 della versione dell’11 marzo, mostrando particolare attenzione agli alunni di origine straniera. Tuttavia, emerge una preoccupante marginalizzazione degli studenti con disabilità, che compaiono appena nel documento, mentre si ampliano i riferimenti ad altri Bisogni Educativi Speciali come alunni adottati o con disturbi specifici dell’apprendimento.

La definizione incerta dell’inclusione

Il documento ministeriale presenta una lacuna significativa: l’assenza di una definizione operativa del concetto di inclusione. Questo termine, dato per scontato nelle nuove indicazioni, rimane privo di contorni chiari e condivisi.

La Costituzione italiana, negli articoli 3 e 34, ne traccia invece i fondamenti essenziali: pari dignità, rimozione degli ostacoli e accesso universale all’istruzione. L’inclusione emerge quindi non come concessione, ma come diritto inalienabile.

La formulazione “scuola che sa essere inclusiva” suggerisce una competenza tecnica piuttosto che un impegno valoriale, distaccandosi dalla precedente definizione di “scuola di tutti e di ciascuno” delle Indicazioni del 2012, più incisiva e normativa.

Le omissioni e le criticità strutturali

La bozza ministeriale presenta lacune significative nel riconoscere gli ostacoli concreti che impediscono una reale inclusione scolastica. Il Decreto Legislativo 66/2017, fondamentale per garantire i diritti degli studenti con disabilità, rimane largamente inattuato nelle scuole italiane, compromettendo l’efficacia delle policy inclusive.

Particolarmente preoccupante risulta l’assenza di riferimenti agli strumenti operativi essenziali come il Piano Educativo Individualizzato (PEI) e il Piano Didattico Personalizzato (PDP), che rappresentano la base per costruire percorsi didattici realmente accessibili.

Il rischio della retorica nelle strategie didattiche

Le nuove indicazioni ministeriali introducono concetti pedagogici avanzati come la personalizzazione degli apprendimenti, l’ICF e l’Universal Design for Learning, ma li applicano in modo generico a tutti gli studenti con Bisogni Educativi Speciali.

Questa impostazione presenta un problema sostanziale: manca l’approfondimento del legame specifico con la disabilità e soprattutto non vengono indicate le risorse, la formazione e i tempi necessari per rendere davvero efficaci queste strategie. Il documento rischia così di trasformare la personalizzazione in una mera formula retorica.

Il ruolo insostituibile del gruppo classe

Una delle lacune più significative del documento è l’assenza totale di riferimenti al gruppo classe e al suo ruolo fondamentale nel processo inclusivo. Gli esperti sottolineano come l’inclusione non possa prescindere dal contesto sociale della classe, dove si costruiscono relazioni autentiche e si sviluppa il senso di cittadinanza.

La vera sfida educativa consiste nel creare ambienti di apprendimento dove tutti gli studenti imparano insieme, condividendo esperienze e crescendo come comunità, anziché frammentare, specializzare e isolare.

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