L’indagine AlmaLaurea del 2024 ha coinvolto circa 690.000 laureati provenienti da 81 atenei italiani, analizzando sia i titoli triennali sia quelli magistrali. L’obiettivo dello studio è monitorare l’inserimento occupazionale dei neolaureati e valutare l’efficacia dei percorsi formativi nel rispondere alle esigenze del mercato del lavoro.
I dati evidenziano un elemento chiave per interpretare correttamente i risultati: oltre il 60% dei laureati triennali sceglie di proseguire con studi magistrali, influenzando la tipologia e la stabilità dei primi contratti. L’analisi si concentra dunque sul 34,4% che decide di entrare immediatamente nel mondo professionale, una quota in crescita rispetto alle rilevazioni precedenti.
Emerge inoltre una presenza crescente di laureati in età più adulta, spesso già occupati durante il percorso accademico. Questa categoria presenta aspettative professionali differenti e percorsi di inserimento diversificati rispetto ai neolaureati più giovani, rendendo necessaria una lettura articolata dei tassi occupazionali complessivi.
La dinamica del tasso di occupazione post laurea
L’andamento occupazionale mostra una progressione netta nei diversi archi temporali monitorati. A dodici mesi dal conseguimento del titolo, i laureati del 2023 registrano un tasso di occupazione del 78,6%, superando i livelli rilevati nel 2019 prima dell’emergenza sanitaria e confermando un recupero strutturale del sistema formativo italiano.
Il consolidamento si manifesta con maggiore evidenza nel medio periodo. A tre anni dalla laurea, l’occupazione raggiunge il 90% per i titoli di primo livello e l’88,9% per quelli magistrali, accompagnata da un miglioramento qualitativo delle condizioni contrattuali. Il passaggio da contratti precari o a tempo determinato verso posizioni più stabili caratterizza questa fase di inserimento professionale.
L’analisi a cinque anni conferma la tenuta del sistema, con i laureati triennali che sfiorano il 93% di occupazione. Nonostante l’Italia abbia toccato i massimi storici, permane un divario rispetto agli standard europei fissati per il 2030, rendendo necessario un ulteriore sforzo per allinearsi agli obiettivi comunitari.
Le differenze tra discipline e tempi di inserimento
L’analisi per gruppo disciplinare mette in luce una forte variabilità nel percorso di ingresso professionale dei neolaureati. I settori Informatica e ICT e quello medico-sanitario registrano tassi di assorbimento immediato nettamente superiori alla media, con percentuali già elevate nei primi dodici mesi dal conseguimento del titolo.
All’estremo opposto si collocano i percorsi in arte, design e ambito letterario-umanistico, che mostrano valori iniziali più contenuti. Anche tra i laureati magistrali, l’ingegneria industriale e dell’informazione si conferma trainante, mentre i settori giuridico e psicologico scontano la necessità di completare tirocini obbligatori o percorsi di specializzazione post-laurea prima di accedere alle professioni regolamentate.
È determinante osservare come il divario tra le diverse aree tenda ad assottigliarsi drasticamente nel medio e lungo periodo. A cinque anni dal titolo si registra una piena occupazione tecnica per quasi tutti i gruppi disciplinari, con un recupero particolarmente marcato per i settori linguistico, letterario e psicologico, che partivano da percentuali nettamente inferiori alla media nazionale.
Le lauree magistrali con sbocchi più solidi
I dati a un anno dalla laurea magistrale mostrano una netta preminenza delle aree tecnico-scientifiche. L’ingegneria industriale e dell’informazione registra un tasso di occupazione del 92,9%, che sale al 95,6% a cinque anni. Seguono informatica e tecnologie ICT con il 92,7% a un anno e il 93,9% a cinque. Il settore medico-sanitario e farmaceutico parte dall’87,7% e raggiunge il 93,9%, mentre architettura e ingegneria civile oscillano tra 87,1% e 93,8%. L’economico mantiene valori solidi con l’85,2% iniziale e il 91,3% nel lungo periodo.
All’opposto, i percorsi giuridici e letterario-umanistici partono da percentuali più contenute: rispettivamente 58,1% e 61,9% a un anno. Tuttavia, il divario si riduce sensibilmente a cinque anni, raggiungendo l’84,6% per il giuridico e l’80,2% per il letterario-umanistico, confermando la convergenza tra aree disciplinari diverse.