Il ministro Giuseppe Valditara, rispondendo alle critiche del Partito Democratico, ha ribadito la necessità di prevenire “l’indottrinamento dei ragazzi” attraverso il rispetto della parità condicio nei dibattiti scolastici. La circolare indirizzata ai dirigenti scolastici stabilisce che, quando si organizza un confronto su temi sociali, debba essere garantita la presenza di una controparte che esponga l’antitesi, secondo la logica delle tribune politiche.
La misura interviene anche sull’ordine del giorno delle assemblee d’istituto, introducendo regole precise per garantire il pluralismo. L’indicazione ministeriale evidenzia una tensione tra l’obiettivo dichiarato di equilibrio informativo e la percezione di un controllo centralizzato sulle attività didattiche e formative delle scuole.
Il caso del liceo Righi di Roma e la Global Flotilla
La circolare ministeriale trova origine in un episodio specifico avvenuto al Liceo Righi di Roma. L’istituto aveva invitato un esponente della Global Flotilla a partecipare a un’assemblea studentesca per illustrare la missione umanitaria e le scelte pacifiste dell’organizzazione.
L’iniziativa è stata annullata poche ore prima dello svolgimento, dopo che un deputato della Lega ha segnalato l’assenza di contraddittorio nell’incontro programmato.
La cancellazione dell’evento ha provocato l’occupazione della scuola da parte degli studenti. L’autore dell’articolo interpreta questa decisione come manifestazione di un atteggiamento illiberale, sottolineando che il deputato leghista si era opposto alla Global Flotilla e alla sua azione dimostrativa a favore di Gaza.
Secondo la ricostruzione proposta, difficilmente sarebbe intervenuto se il relatore avesse espresso posizioni allineate alla sua corrente di pensiero.
L’episodio ha alimentato il dibattito sul confine tra garanzia del pluralismo e libertà organizzativa degli istituti scolastici, ponendo interrogativi sulla discrezionalità riconosciuta ai dirigenti e agli organi collegiali nella scelta dei temi e dei relatori.
Le reazioni e le critiche: autonomia scolastica e ideologia
L’analisi proposta dalla fonte evidenzia come la richiesta di contraddittorio nasconda, secondo l’autore, una lettura ideologica del ruolo della scuola. L’intervento del ministero presupporrebbe la partigianeria di docenti e dirigenti, attribuendo loro un’incapacità critica tale da richiedere una circolare esplicativa per distinguere lecito e illecito nei dibattiti.
L’autore interpreta questa posizione come segno di fragilità politica del dicastero, che cercherebbe di affermare il proprio punto di vista regolando modalità e contenuti delle discussioni. La circolare contraddirebbe così il principio di autonomia didattica e organizzativa degli istituti, relegandola a “orpello inutile”.
La critica si concentra sul contrasto tra pluralismo dichiarato e controllo centralizzato: l’imposizione di regole stringenti dal ministero comprometterebbe la libertà di scelta della comunità scolastica, evidenziando un timore verso opinioni non conformi alla visione governativa.
Gli scenari per le assemblee studentesche
L’articolo di partenza sottolinea come imporre regole rigide sui dibattiti potrebbe rivelarsi controproducente, innescando proprio quella riflessione critica che si vorrebbe orientare. Secondo l’autore, censurare o vincolare il confronto aiuterebbe gli studenti dotati di senso critico a interrogarsi sulle motivazioni di tali scelte, percepite come timore verso idee non conformi alla visione governativa.
In quest’ottica, la gestione autonoma di assemblee e inviti dovrebbe rimanere prerogativa di dirigenza, docenti e studenti. A questi ultimi si raccomanda maturità, pur volendo al contempo disciplinarne le idee attraverso norme centralizzate.
Il testo evidenzia il paradosso tra richiesta di maturità e imposizione di vincoli, suggerendo che la discrezionalità degli organi scolastici garantirebbe meglio il pluralismo rispetto a obblighi normativi calati dall’alto.