Prof e studenti sempre più stressati: troppo pochi gli psicologi nelle scuole

Prof e studenti sempre più stressati: troppo pochi gli psicologi nelle scuole

Le scuole italiane stanno attraversando un periodo di crescente difficoltà emotiva, con docenti e studenti sempre più esposti a situazioni di stress e pressione psicologica.
Prof e studenti sempre più stressati: troppo pochi gli psicologi nelle scuole

Le scuole italiane stanno attraversando un periodo di crescente difficoltà emotiva, con docenti e studenti sempre più esposti a situazioni di stress e pressione psicologica. Il clima educativo si è fatto più complesso, richiedendo interventi mirati per gestire il disagio diffuso.

Tra gli strumenti tradizionali utilizzati per il supporto agli studenti con disturbi specifici, emergono le “storie sociali”, metodologie didattiche strutturate che forniscono informazioni chiare su situazioni sociali specifiche. Questi protocolli, pur avendo una base teorica solida, mostrano efficacia limitata nei casi più complessi, dove spesso prevale l’importanza del contatto umano diretto e dell’approccio personalizzato rispetto alle procedure standardizzate.

Il supporto psicologico nelle scuole italiane

L’attuale sistema di supporto psicologico nelle scuole italiane presenta gravi lacune strutturali. Con soli dieci milioni di euro stanziati per il prossimo anno scolastico, la presenza di uno psicologo ogni quattro istituti risulta drammaticamente insufficiente rispetto ai bisogni reali.

I dati ISTAT evidenziano un incremento del 26% degli alunni con disabilità negli ultimi cinque anni, raggiungendo quasi 359mila studenti.

La pastoral care nelle università e nelle scuole

Il modello di pastoral care applicato nelle università britanniche, come quella di Liverpool, prevede l’assegnazione di cinque o sei studenti per docente, garantendo colloqui settimanali per affrontare problematiche personali. Il sistema offre supporto strutturato per diciannove tipologie di problemi, dall’abuso di alcol alla depressione, dall’ansia al lutto.

Tuttavia, l’efficacia di questi protocolli standardizzati risulta limitata: la comunicazione istituzionale fatica a penetrare le radici profonde del disagio studentesco. L’esperienza dimostra che i contatti personali, al di fuori delle gabbie burocratiche, producono risultati più tangibili, favorendo fiducia reciproca e comunicazione diretta tra docente e studente.

Le criticità nel sostegno agli studenti disabili

I dati ISTAT dell’anno scolastico 2023-2024 rivelano un quadro preoccupante: quasi 359mila alunni con disabilità frequentano le scuole italiane, rappresentando il 4,5% del totale degli iscritti. L’incremento di 75mila studenti negli ultimi cinque anni, pari al 26% rispetto al 2018/2019, evidenzia una crescita significativa che il sistema educativo fatica a gestire.

La formazione specifica dei docenti di sostegno rimane critica: nonostante l’aumento dal 63% al 73% in quattro anni, il 27% degli insegnanti non possiede ancora competenze adeguate. L’11% viene assegnato in ritardo, compromettendo l’avvio dell’anno scolastico. La discontinuità didattica colpisce oltre la metà degli studenti, costretti a cambiare insegnante di sostegno annualmente.

Le strade per un intervento efficace

L’analisi della situazione attuale evidenzia la necessità di tre percorsi fondamentali per affrontare le crescenti problematiche psico-sociali nelle scuole. Il primo intervento richiede un incremento sostanziale delle risorse economiche destinate al supporto psicologico, superando l’attuale rapporto di uno psicologo ogni quattro istituti.

La seconda strada implica un impegno sistemico per ridurre le diseguaglianze socio-culturali, riconosciute come radice primaria del disagio studentesco. Questo approccio richiede politiche educative integrate che agiscano sui fattori socio-economici.

Il terzo percorso prevede la valorizzazione delle relazioni umane dirette, superando l’eccessiva burocratizzazione. La costruzione di rapporti autentici tra adulti e studenti non può essere delegata esclusivamente a protocolli standardizzati, ma necessita di una propensione educativa condivisa dalla comunità scolastica.

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