Dal 22 ottobre scorso, il liceo Righi di Roma – situato tra Porta Pia e Via Veneto – è stato interessato da un’occupazione studentesca che si è presto trasformata in un caso di tensione sociale senza precedenti. Gli studenti, riuniti in assemblea, avevano deciso di occupare l’istituto per rivendicare migliori condizioni di studio e maggiore attenzione alle problematiche della comunità scolastica.
Tuttavia, quella che inizialmente era una protesta pacifica ha subito una brusca escalation a causa dei ripetuti raid di gruppi neofascisti. La scuola, da luogo di dibattito e confronto, si è trasformata in un presidio sotto assedio, con corridoi blindati e misure di sicurezza straordinarie.
Il raid più recente e dettagli dell’assalto
L’ultimo blitz risale al 4 novembre, quando circa una decina di giovani di estrema destra ha tentato di entrare nell’edificio. Il gruppo ha sfruttato i corridoi di collegamento tra il liceo Righi e il vicino liceo Tasso, cercando di cogliere di sorpresa gli studenti occupanti.
L’azione dei gruppi neofascisti
Gli aggressori hanno lanciato bottiglie di vetro contro le finestre e urlato minacce di morte rivolte direttamente agli studenti. Durante l’assalto si sono levati cori fascisti e slogan nostalgici del Ventennio, creando un clima di terrore tra i giovani presenti.
I video diffusi sui social documentano la violenza verbale e fisica, mentre testimoni riferiscono di simboli ideologici ostentati apertamente dai membri del gruppo.
L’intervento delle forze dell’ordine
L’allarme ha mobilitato immediatamente la polizia: sul posto sono arrivate sette volanti che hanno circondato l’edificio. Gli agenti hanno contenuto i tentativi di intrusione e avviato le operazioni di identificazione dei sospetti, impedendo che la situazione degenerasse in scontri diretti.
Le forze dell’ordine hanno raccolto testimonianze e filmati per supportare le indagini.
L’indagine della Digos
La Digos ha avviato un’indagine approfondita per identificare i responsabili dei raid. Gli investigatori stanno analizzando:
- Filmati delle telecamere di sorveglianza installate all’interno e nelle immediate vicinanze del liceo Righi e del liceo Tasso, per ricostruire i movimenti del gruppo e individuare volti
- Video amatoriali girati dagli studenti durante l’assalto, alcuni dei quali già circolati sui social network e acquisiti agli atti
- Post e contenuti pubblicati sui social media da account riconducibili ad ambienti di estrema destra, alla ricerca di rivendicazioni o messaggi preparatori
- Testimonianze dirette raccolte tra studenti, docenti e personale scolastico presenti al momento dei fatti
L’obiettivo è dare nomi e volti agli aggressori, individuando i promotori e gli esecutori materiali delle azioni violente.
Il confronto politico e istituzionale
I raid hanno innescato una mobilitazione politica significativa. I senatori del Partito Democratico Cecilia D’Elia, Filippo Sensi e Andrea Casu hanno presentato interrogazioni parlamentari indirizzate al governo, chiedendo di non “far finta di non vedere” quanto sta accadendo al liceo Righi.
Le interrogazioni sollecitano il ministro dell’Interno a garantire misure di sicurezza rafforzate e a intervenire con decisione contro le manifestazioni di violenza neofascista.
Parallelamente, il preside Giovanni Cogliandro ha richiesto alle forze dell’ordine di mantenere alta la vigilanza sull’istituto. Come riportato da “La Repubblica”, Cogliandro ha dichiarato: “Mi sono sincerato che si mantenga l’attenzione sul nostro plesso, alla luce della violenza vista nei video”.
La richiesta istituzionale sottolinea la necessità di un presidio costante per evitare nuove escalation e tutelare l’incolumità degli studenti durante le ore di occupazione.
Le conseguenze per la comunità scolastica
Il clima di paura generato dai raid neofascisti sta producendo effetti devastanti sulla quotidianità del liceo Righi. L’occupazione, inizialmente concepita come forma di protesta studentesca, si è trasformata in un elemento di frattura che compromette la serenità dell’intero istituto.
Il preside Giovanni Cogliandro ha sottolineato con fermezza come “il protrarsi dell’occupazione sta creando danni gravi alla comunità scolastica e in particolare agli studenti più fragili”. Le sue parole rivelano una preoccupazione che va oltre l’ordine pubblico: è in gioco la tenuta psicologica di ragazzi e ragazze che vedono la propria scuola trasformarsi in teatro di violenza.
All’interno del Consiglio d’istituto si è aperto un confronto serrato sulla fine dell’occupazione. Le discussioni sono state accese, con posizioni divise tra chi ritiene necessario chiudere subito la protesta per ripristinare la normalità e chi teme che una chiusura forzata possa legittimare le intimidazioni fasciste.
La didattica resta sospesa, le lezioni regolari interrotte, gli esami e le verifiche rinviati.
Cogliandro ha espresso anche un’inquietudine più profonda: “Il fatto che pochi occupanti non si mostrino sensibili a un problema simile inquieta come insegnanti e cittadini”. Una riflessione che pone l’accento sulla responsabilità collettiva e sul rischio che la legittima protesta studentesca venga travolta e strumentalizzata da logiche estranee alla vita scolastica.