Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato a luglio 2024 un’ordinanza che vieta l’uso degli smartphone nelle scuole dell’infanzia, primarie e medie, anche per scopi didattici. Questa battaglia contro i telefoni in classe rappresenta uno dei principali obiettivi del ministro, che ora intende presentare una proposta a Bruxelles per estendere il divieto a tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Sta circolando anche l’ipotesi di allargare questa limitazione alle scuole superiori, sebbene per il momento rimanga solo un’idea in fase di discussione senza alcun provvedimento concreto.
Le reazioni studentesche: una visione critica del divieto
La decisione ministeriale ha sollevato una forte opposizione da parte della componente studentesca, con in prima linea Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti. Secondo il rappresentante, le motivazioni alla base del divieto non colgono il vero problema dell’attenzione in classe: “Fermarsi a dire che bisogna vietare l’utilizzo del cellulare a scuola è un ragionamento miope e incapace di risolvere il problema alla radice”, ha dichiarato Martelli.
Dal punto di vista studentesco, la vera causa della disattenzione risiede nei “programmi e metodi didattici frontali e funzionali solo a impartire nozioni, senza stimolare la partecipazione e l’interazione degli studenti”. Una critica sostanziale che sposta l’attenzione dalla tecnologia alla metodologia d’insegnamento, suggerendo che l’approccio punitivo adottato dalle istituzioni si sia “già dimostrato fallimentare nel metodo educativo”.
Le prospettive educative e le alternative tecnologiche
I dispositivi tecnologici rappresentano un’opportunità didattica se integrati nei programmi scolastici. L’accesso a materiali open source renderebbe l’istruzione più economica e accessibile. Questa visione contrasta l’approccio punitivo, già dimostratosi inefficace.
La sfida è ripensare la didattica in chiave partecipativa, dove la tecnologia diventa strumento di coinvolgimento attivo, preparando gli studenti alle competenze digitali richieste nel mondo contemporaneo.
La controversia nel dibattito sull’uso della tecnologia
Il dibattito sull’estensione del divieto alle scuole superiori resta aperto, con Valditara che ha chiarito di non voler imporre provvedimenti, preferendo l’autonomia degli istituti. “Le scuole sappiano regolarsi sulle misure adeguate”, ha affermato, suggerendo l’introduzione di armadietti in classe come soluzione “efficace e trasparente” per responsabilizzare gli studenti.
Questa tensione tra regolamentazione centrale e gestione autonoma evidenzia come la questione riguardi tanto l’aspetto disciplinare quanto quello pedagogico.