Campus Party Italia: intervista a Luca Palermo - StudentVille

#CPIT3, Luca Palermo: "Affiancare formazione a intelligenza emotiva"

#CPIT3, Luca Palermo:

Un percorso che metta a frutto in una stessa persona e nello stesso team competenze ibride: da una parte skill verticali e specialistiche, dall’altra talenti formati sulla filosofia e l’intelligenza emotiva. In ogni caso, la parola chiave in fatto di competenze, sia per chi assume, che per chi lavora, è di personalità che si mettono in gioco, portano a terra i progetti “scalando e sperimentando”, con un mix di “intelligenza emotiva singola e collettiva”, dove la “formazione è un elemento necessario ma non più sufficiente”.  Ne ha parlato, nel corso della terza edizione del Campus Party Italia 2019, Luca Palermo, CEO di Edenred, big dei Ticket Restaurant.

“Credo che la tecnologia non sia importante – ha detto a margine – ma è importante quello che vuoi offrire al cliente finale. La tecnologia – ha ribadito – è quella cosa che abilita e che rende tutto più facile: la digital transformation è esattamente questo”.

Nato a Ivrea, una laurea in Economia e Commercio, un Master in Strategia e una Specializzazione in General Management all’Harvard Business School, negli ultimi 10 anni anni Luca Palermo ha maturato esperienza nel ruolo di CEO nel 2017 in Logista, e fino al 2016 come CEO di Nexive, tra i più rilevanti operatori postale privati in Italia. Ha inoltre maturato significative esperienze in ambito sales & operations in altri contesti multinazionali come Vodafone e Johnson & Johnson. Sul tema stretto della formazione, Palermo ha fatto anche riferimento ai tanti ragazzi intervenuti al Campus Party Italia 2019. “Dobbiamo capire cosa vogliono i ragazzi”.

Già, ma come si immaginano lavori (e quindi formazione) che ancora non sono stati inventati? “Serve parlare coi ragazzi. Serve stare qui e confrontarci con loro. É l’unico modo. Diversamente dalla mia generazione, che aveva un po’ la pancia piena, questa ha capito che si deve dare da fare. E’ una grande differenza. Questi ragazzi sanno che devono creare continuamente. Potenzialmente sono come i baby-boomers degli anni Cinquanta. Io credo molto in loro”.

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