Brexit più soft: i giovani europei e il ritorno dell'Erasmus in UK

Maturità: bonus ai più magri.

Proposta shock anti-obesità in Francia: voti più alti per gli studenti che mantengono il peso forma. Discriminazione per i più rotondi o stratagemma geniale per insegnare un giusto stile di vita?
Maturità: bonus ai più magri.

La proposta arriva dal celebre dietologo Pierre Dukan, che spopola tra le celebrità con il suo regime alimentare tutto proteine: premiare gli studenti magri con dei punti extra alla maturità. Un'idea che ha suscitato stupore e polemiche in Francia: discriminazione per i più rotondi o stratagemma geniale per insegnare un giusto stile di vita?

L'ipotesi è formulata nel libro "Lettera aperta al futuro presidente della Repubblica" pubblicato qualche giorno fa. L'idea è di introdurre all'esame di Stato l'opzione "peso forma". Gli studenti, che si presentano alla prova con un indice di massa corporea compreso tra 18 e 25 (normopeso), potranno ottenere voti più alti dei compagni fuori dai parametri. Per valutare il peso, gli studenti dovranno essere pesati sei volte nel corso degli ultimi due anni di liceo e seguire alcune lezioni sulla corretta alimentazione.

Secondo Dukan, si tratta del miglior modo per far imparare ai ragazzi un sano regime alimentare, visto che la scienza dell'alimentazione non è ancora una materia di studio a Parigi. A venir premiati con un punteggio bonus al "baccalauréat" (la maturità francese), secondo questa ipotesi, non sarebbero solo coloro che hanno un fisico perfetto ma anche i ragazzi più in carne che hanno perso dei chili durante l'anno, pur non arrivando al peso ideale. Insomma, un premio all'impegno nel tenere controllato l'ago della bilancia.

I prof francesi però sono quasi tutti d'accordo a bocciare la proposta del famoso nutrizionista. "Il diploma dà una valutazione sulla preparazione scolastica, che così andrebbe falsata" argomentano gli insegnanti d'Oltralpe. Oltre al rischio di far perdere la motivazione allo studio degli allievi sovrappeso che, magari, devono già fare i conti con le prese in giro degli altri alunni.
Nell'attesa di vedere come andrà finire il dibattito, almeno per quest'anno scolastico i "diplomandi" francesi possono stare tranquilli: nella commissione d'esame la temibile professoressa "Bilancia" non è ancora arrivata!

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La critica di Novara: i ragazzi ritirati sono un'emergenza educativa

Daniele Novara analizza il preoccupante fenomeno degli adolescenti ritirati, evidenziando come le dinamiche familiari e educative siano cambiate profondamente.
La critica di Novara: i ragazzi ritirati sono un'emergenza educativa

Daniele Novara, figura di spicco nel panorama pedagogico italiano e direttore del CPP (Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti), ha recentemente sollevato una questione cruciale riguardante gli adolescenti contemporanei. La sua analisi, emersa durante un’intervista al Corriere della Sera, si innesta sul pensiero di Franco Fornari, uno dei più influenti psicoanalisti italiani del XX secolo.

Il pedagogista ha ripreso la teoria dei codici affettivi elaborata da Fornari tra gli anni Sessanta e Ottanta, evidenziando come i ruoli genitoriali abbiano subito trasformazioni radicali negli ultimi decenni. Secondo Novara, stiamo assistendo a un preoccupante diffondersi di culture educative che evitano sistematicamente il confronto e il conflitto, creando un ambiente artificialmente privo di contrasti.

Questo cambiamento non rappresenta una semplice evoluzione dei modelli familiari, ma una vera e propria rivoluzione nelle dinamiche educative. Il paragone con il passato risulta particolarmente illuminante: dove un tempo esisteva un equilibrio tra codici materni e paterni, oggi si registra uno sbilanciamento che può avere conseguenze significative sulla crescita emotiva e sociale dei giovani.

La crisi dei ragazzi ritirati: un fenomeno preoccupante

Il fenomeno degli adolescenti ritirati rappresenta oggi un’emergenza educativa allarmante. Secondo Novara, tra il 20% e il 25% delle ragazze si isola nella propria camera, spesso assorta nei videogiochi. Questa “catastrofe dei ragazzi ritirati” ha radici profonde nell’eclissamento del codice paterno, fondamentale per stimolare l’avventura e la scoperta tipiche dell’adolescenza.

Al suo posto domina una “bolla materna” che impedisce ai giovani di sviluppare autonomia. Il pedagogista evidenzia come l’educazione contemporanea sia pervasa da un narcisismo dilagante, dove il consumismo diventa modello pedagogico: bambini serviti fino a tarda età, esposti precocemente agli smartphone, costantemente intrattenuti per evitare la noia.

Il valore del conflitto come antidoto alla guerra

Nella visione di Novara, il conflitto rappresenta un autentico “antidoto alla guerra”, un concetto che trae ispirazione dagli studi di Franco Fornari. Il pedagogista sottolinea come imparare a liberarsi dalla paranoia verso chi non condivide le nostre opinioni sia essenziale: “Se riusciamo a vivere il disaccordo come un punto di vista che possiamo non solo tollerare ma anche ascoltare, si aprono le porte alla vera convivenza”. Questo approccio costituisce quello che Novara definisce “apprendimento primario”.

Significativa è stata la decisione di modificare il nome dell’organizzazione da Centro Psicopedagogico per la pace a Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti. “Abbiamo tolto il termine pace perché era troppo equivoco”, spiega Novara, evidenziando il paradosso identificato da Fornari: spesso gli uomini fanno la guerra proprio in nome della bontà e della pace. Per superare questa contraddizione, il Centro ha spostato “il baricentro sui conflitti”, riconoscendo nella discordanza e nel disaccordo un’opportunità di relazione e crescita. La formula proposta è semplice ma potente: “finché c’è conflitto non c’è guerra”, suggerendo che l’abilità di gestire il confronto rappresenta un fondamentale strumento educativo e sociale.

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Brexit più soft: i giovani europei e il ritorno dell'Erasmus in UK

Un significativo passo avanti nelle relazioni tra Regno Unito e Unione Europea si concretizza con l'accordo recentemente siglato dal governo britannico.
Brexit più soft: i giovani europei e il ritorno dell'Erasmus in UK

Un significativo passo avanti nelle relazioni tra Regno Unito e Unione Europea si concretizza con l’accordo recentemente siglato dal governo britannico. La nuova intesa prevede un allentamento delle restrizioni imposte dalla Brexit, permettendo ai giovani europei di tornare a vivere e studiare sul suolo britannico senza le limitazioni precedenti. Il provvedimento rappresenta una svolta nelle politiche migratorie post-Brexit, consentendo una mobilità giovanile più fluida e meno vincolata dalle rigide regole sui visti.

Questa apertura segnala un cambio di rotta strategico nelle relazioni tra Londra e Bruxelles, riconoscendo l’importanza degli scambi culturali e formativi per le nuove generazioni.

Il ritorno dell’Erasmus: nuove opportunità per gli studenti europei

Tra i punti più significativi dell’accordo spicca il ritorno del Regno Unito al programma Erasmus+, una svolta che riapre importanti canali formativi interrotti dalla Brexit. Gli under 30, sia europei che britannici, potranno godere di nuove opportunità per studiare e lavorare oltre confine, con soggiorni che potrebbero estendersi fino a due anni.

Restano ancora da definire alcuni aspetti cruciali dell’intesa, tra cui le quote annuali degli studenti ammessi e soprattutto il nodo delle rette universitarie. Il governo britannico sta valutando la possibilità di ripristinare per gli europei le tariffe ridotte pre-Brexit, che passerebbero dalle attuali 40mila a circa 10mila sterline. Londra mantiene però una posizione cauta sulla gestione dei flussi migratori, ribadendo la necessità di un rapporto equilibrato: per ogni giovane europeo ammesso nel Regno, un britannico dovrà essere accolto nell’Unione Europea.

Il modello australiano come ispirazione per la nuova mobilità

Per dare forma concreta a questo nuovo approccio alla mobilità giovanile, il Regno Unito guarda a formule già sperimentate con altri paesi del Commonwealth. L’impostazione che Londra intende adottare rispecchia infatti accordi analoghi stabiliti con Australia e Nuova Zelanda, dove vige un rigoroso principio di reciprocità: un giovane europeo potrà essere ammesso solo se corrisponderà a un britannico accolto nell’UE.

Questa politica di bilanciamento numerico rappresenta la risposta del governo inglese all’esigenza di contenere l’immigrazione, pur mantenendo aperti i canali formativi internazionali.

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