La Cina ha preso una decisione storica introducendo l’intelligenza artificiale come materia obbligatoria nel curriculum della scuola primaria a partire da settembre 2025. Questa scelta riflette l’evoluzione globale verso metodologie didattiche innovative che sfruttano tecnologie interattive per coinvolgere le giovani menti degli studenti.
L’approccio cinese mira a trasformare radicalmente le pratiche educative tradizionali, permettendo ai bambini di familiarizzare fin dall’infanzia con strumenti tecnologici avanzati. Il dibattito pedagogico rimane acceso tra chi sostiene una semplificazione eccessiva dei concetti e chi, invece, ritiene essenziale preparare le nuove generazioni all’era digitale attraverso un uso consapevole dell’intelligenza artificiale.
Il piano nazionale per un’istruzione tecnologica
La Cina ha formalizzato nel 2025 una strategia ambiziosa denominata “istruzione forte per una nazione innovativa” con obiettivi al 2035, rendendo l’intelligenza artificiale parte integrante del curriculum scolastico. A Pechino, oltre 3.000 scuole primarie e secondarie hanno implementato l’insegnamento obbligatorio dell’IA, garantendo almeno otto ore annue per ogni studente attraverso un programma progressivo articolato in tre fasi distinte.
Il percorso formativo inizia con un approccio introduttivo e ludico-esperienziale nella scuola primaria, evolve verso metodologie cognitive e applicative nella scuola media, per culminare in un orientamento tecnico-innovativo nelle scuole superiori.
I contenuti spaziano dai fondamenti del machine learning all’etica degli algoritmi, includendo moduli pratici di robotica e programmazione avanzata, tutti erogati attraverso piattaforme digitali interattive dotate di strumenti di apprendimento adattivo e analisi predittiva dei risultati.
Le disparità regionali nell’adozione dell’IA
L’implementazione dell’intelligenza artificiale nelle scuole primarie cinesi rivela profonde differenze territoriali che riflettono le disuguaglianze socioeconomiche del paese. Pechino rappresenta il modello di eccellenza, con risorse pubbliche ingenti, università di prestigio e imprese tecnologiche che garantiscono ambienti di apprendimento all’avanguardia e docenti altamente specializzati.
La provincia dello Zhejiang adotta invece un approccio decentralizzato ma innovativo, dove collaborazioni con giganti tech come Alibaba creano laboratori di IA e piattaforme educative avanzate. Al contrario, regioni interne come Henan e Guizhou affrontano ostacoli strutturali significativi: connettività limitata, scarse risorse economiche e formazione docente insufficiente.
Il governo centrale ha lanciato il “Rural Smart Campus Plan” per colmare questi divari, ma l’asimmetria nell’accesso e nella qualità dell’educazione tecnologica rischia di amplificare le disuguaglianze esistenti nel sistema educativo nazionale.