L’alunno di quinta primaria di Marano, in provincia di Napoli, affetto da autismo e iperattività, è al centro di una controversia scolastica che ha richiesto l’intervento del ministro dell’Istruzione. Il caso riguarda l’orario di frequenza dell’alunno, recentemente modificato da 9 a 15 ore settimanali.
Nonostante l’incremento, la nuova organizzazione prevede che il bambino debba lasciare l’istituto tutti i giorni alle 11:30, una decisione che ha scatenato la protesta della madre. La donna contesta non solo la riduzione dell’orario rispetto ai compagni di classe, ma anche le modalità di gestione che prevedono l’isolamento del figlio, tenuto prevalentemente in palestra e separato dal resto della classe durante il tempo trascorso a scuola.
La decisione operativa dell’orario
L’intervento del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha portato alla riunione del gruppo di lavoro operativo lo scorso 5 marzo. Questa iniziativa ha prodotto un incremento dell’orario scolastico per l’alunno, passando da 9 a 15 ore settimanali, con l’introduzione di due giorni aggiuntivi.
Nonostante l’aumento, il bambino dovrà comunque lasciare l’istituto tutti i giorni alle 11:30, seguendo un piano di inserimento definito “graduale” dalle autorità scolastiche. Il percorso educativo prevede che lo studente trascorra gran parte del tempo in palestra, separato dai compagni di classe, accompagnato esclusivamente dal maestro di sostegno.
Questa metodologia è stata giustificata dall’istituto con la mancanza di una terapia occupazionale, per la quale la famiglia risulta in lista d’attesa, condizionando così l’esperienza scolastica del bambino.
La reazione della madre
La madre dell’alunno ha espresso forte dissenso verso le decisioni prese dal gruppo di lavoro operativo: “Continuano a parlare di inserimento graduale, ma ormai siamo a marzo e restano effettivamente una quarantina di giorni di scuola”. La donna contesta particolarmente la giustificazione basata sulla mancanza di terapia occupazionale, sottolineando che sono in lista d’attesa e che non si può condizionare la vita scolastica di un bambino per questo motivo.
La madre evidenzia inoltre una problematica fondamentale: il figlio viene tenuto prevalentemente in palestra, isolato dai compagni. “Non ho mai visto una cosa del genere. Se mio figlio non è ancora abituato alla scuola è semplicemente perché loro mi hanno costretta a portarlo solo per 9 ore settimanali, tenendolo in palestra da solo invece che in classe”. Secondo la donna, questo approccio ha causato una regressione nel bambino, disabituandolo alla vita scolastica dopo esperienze precedenti più positive.
Il contesto: un disturbo in crescita
L’autismo è un disturbo in crescita che riguarda 107.000 studenti, pari al 32% degli alunni con disabilità. L’ex ispettore Raffaele Iosa evidenzia come negli ultimi vent’anni i casi siano triplicati, con particolare aumento di autismo, ADHD e DOP.
Iosa denuncia la tendenza all’isolamento di questi bambini, spesso considerati “pericolosi”, e la diffusione di spazi separati.
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