Paragrafo 11 - Studentville

Paragrafo 11

Tarentum vero qua vigilantia, quo consilio recepit! cum quidem me audiente Salinatori,

qui amisso oppido fugerat in arcem, glorianti atque ita dicenti; ‘Mea opera, Q. Fabi, Tarentum recepisti,’ ‘Certe,’

inquit ridens, ‘nam nisi tu amisisses numquam recepissem.’ Nec vero in armis praestantior quam in toga; qui consul iterum

Sp. Carvilio conlega quiescente C. Flaminio tribuno plebis, quoad potuit, restitit agrum Picentem et Gallicum viritim contra

senatus auctoritatem dividenti; augurque cum esset, dicere ausus est optimis auspiciis ea geri, quae pro rei publicae salute

gererentur, quae contra rem publicam ferrentur, contra auspicia ferri.

Versione tradotta

E Taranto, poi, con che attenzione, con che accortezza la riconquistò! E fu allora che, alla

mia presenza, rispose ridendo a Salinatore, il quale, perduta la città, era rimasto nella rocca, e si vantava dicendo: " Per

opera mia, Quinto Fabio, hai riconquistato Taranto!". "Certo: infatti se tu non l'avessi perduta, mai io l'avrei

riconquistata!". Inoltre non fu più eccellente nelle armi che nella toga: egli, nuovamente console, mentre il collega Spurio

Carvilio rimaneva neutrale, si oppose fino a quando poté al tribuno della plebe Caio Flaminio, il quale, contro il volere del

senato, intendeva dividere tra le singole persone l'agro Piceno e quello Gallico; ed essendo augure, osò dire che vengono

fatte sotto i migliori auspici le cose fatte per la salvezza dello Stato; al contrario quelle che vanno contro lo Stato vanno

fatte sotto auspici sfavorevoli.

  • Letteratura Latina
  • De Senectute di Marco Tullio Cicerone
  • Cicerone
  • De Senectute

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