Per molto tempo, si tra le due guerre, sia dopo la seconda guerra mondiale Martin Heidegger fu considerato, soprattutto per la sua opera più nota Essere e Tempo, esponente di primo piano dell’esistenzialismo in Germania. Egli tuttavia, al pari di Jaspers, non solo avrebbe rifiutato esplicitamente, nella Lettera sull’umanismo, di essere qualificato come esistenzialista, ma avrebbe impresso al suo pensiero un orientamento lontano da ogni forma di soggettivismo. Heidegger nacque il 26 Settembre 1889 a Messkirch, in una zona cattolica del Baden; avviato agli studi dal padre, sacrestano nella chiesa di S. Martino, ottenne nel 1909 la maturità presso il liceo di Friburgo. Dapprima egli tentò di entrare nella compagnia di Gesù, ma per la sua debole salute dovette lasciare il noviziato e allora intraprese gli studi teologici presso l’università di Friburgo, frequentando anche la facoltà di Scienze matematiche e naturali. La lettura di scritti di Brentano e delle Ricerche Logiche di Husserl lo orientarono verso la filosofia: nel 1911 egli pubblicò uno dei suoi primi saggi ( Nuove indagini di logica ) e nel 1913 ottenne il dottorato presso la facoltà di Filosofia dell’università di Friburgo, con una dissertazione dal titolo La dottrina del giudizio nello psicologismo, pubblicata nel 1914. Grazie all’appoggio dello storico cattolico Heinrich Finke ottenne una borsa di studio da una fondazione istituita in onore di san Tommaso d’Aquino, cosicchò potò procedere alla composizione di uno scritto su La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, con il quale ottenne, nel 1915, la libera docenza (esso sarà pubblicato nel 1916); la prova di lezione orale aveva invece per tema Il concetto di tempo nella scienza della storia. Nell’ottobre del 1914 Heidegger era stato richiamato alle armi, ma era stato quasi subito esonerato dal servizio per le sue condizioni di salute. Tre anni dopo, nel 1917, egli sposò Elfride Petri, di religione luterana, e cominciò ad allontanarsi dal cattolicesimo. Nel frattempo sulla cattedra di filosofia dell’università di Friburgo era giunto, nel 1916, Husserl, come successore di Rickert. Heidegger intrecciò rapporti sempre più stretti col nuovo maestro, che nel 1919 lo fece nominare suo assistente e successivamente avrebbe contribuito, insieme a Natorp, a farlo chiamare come professore all’università di Marburgo. In questi stessi anni Heidegger strinse amicizia con Wilhelm Szilasi, un ricco ebreo ungherese, anch’egli frequentatore di Husserl, ed entrò in rapporti con Jaspers. Heidegger insegnò a Marburgo dal 1923 al 1928: qui incontrò Rudolf Bultmann e prese parte al suo seminario su san Paolo e nel 1927 divenne professore ordinario di filosofia, succedendo a Nicolai Hartmann. A marburgo si costituì anche la prima cerchia dei suoi discepoli, tra i quali Karl Lowith, Hans Georg Gadamer e Hannah Arendt. Negli intervalli lasciati liberi dall’insegnamento, Heidegger si rifugiava in una baita a Todtnauberg, nella Foresta nera, dove scrisse Essere e Tempo, pubblicato nel 1927 nello Jahrbuch fur Philosophie und Phanomenologische Forschung diretto da Husserl sulal cattedra di Friburgo. Nel 1929 pubblicò: Kant e il problema della metafisica, Sull’essenza del fondamento e Che cos’ò la metafisica? . All’avvento del nazismo fu nominato rettore dell’università di Friburgo, carica tenuta per un anno, dall’aprile del 1933 all’aprile del 1934; nel maggio del 1933 pronunciò il famoso discorso rettorale su L’autoaffermazione dell’università tedesca, nel quale rivendicò la funzione dell’università nel formare i giovani tedeschi, ai quali era affidato il destino della nazione sotto la guida di Hitler. Heidegger era convinto che dal movimento nazionalsocialista potesse emergere la rigenerazione della Germania; anche se ne respingeva gli aspetti razzistici, egli approvava tuttavia, di fatto, le leggi che vietavano agli ebrei di ricoprire incarichi pubblici. Tra le vittime di esse ci fu anche il figlio di Husserl, che perse la cattedra: da allora, data il definitivo allontanamento tra l’allievo e il vecchio maestro. Durante il suo rettorato, Heidegger appoggiò l’orientamento militaristico e nazionalistico del partito e provvide anche a far allestire un centro sportivo militare; ma nel 1934, all’interno del partito nazionalsocialista, venne acquistando influenza un gruppo vicino al teorico della razza Alfred Rosenberg, il quale osteggiava Heidgger, che lasciò la carica di rettore per dedicarsi esclusivamente alla ricerca e all’insegnamento. Nel 1936, su invito di Giovanni Gentile e del direttore dell’Istituto italiano di studi germanici, Giuseppe Gabetti, egli si recò a Roma dove tenne due conferenze su Hà¶lderlin e l’essenza della poesia e su L’Europa e la filosofia tedesca. Qui, tra i suoi ascoltatori incontrò uno dei suoi primi allievi, l’ebreo Karl Là¶with, col quale di mostro ancora convinto che il nazismo fosse la via tracciata per la Germania. Nei corsi universitari tenuti in questi anni, in parte pubblicati da lui stesso dopo la guerra e in parte postumi, Heidegger maturò quella che egli stesso avrebbe dichiarato la svolta ( Kehre ) del suo pensiero. Uno dei suoi primi documenti pubblicati di essa ò lo scritto, pubblicato nel 1942, La dottrina platonica della verità . L’anno successivo, 1943, pubblicò Dell’essenza della verità e nel 1944 Delucidazioni della poesia di Holderlin. Anche se tenuto in disparte dal nazismo, Heidegger non lo rinnegò mai, pur ritenendo che esso, legato al massiccio impiego della tecnica e dell’organizzazione, non conducesse ad un vero superamento dell’epoca moderna: tuttavia lo appoggiò per l’intero corso della sua vita, ammirandolo e stimandolo anche per il grande peso che esso dava alla cultura. Nel 1940, egli ravvisò nelle strepitose vittorie della Germania l’annuncio della possibilità di un nuovo inizio, ma quando, a partire dall’inverno 1942-43 cominciarono a mutare le sorti della guerra, egli ritenne imminente la parabola rovinosa del comunismo. Verso la fine del 1944 egli fu arruolato nella milizia popolare; quando nel 1945 i francesi occuparono la zona di Friburgo, gli fu vietato l’insegnamento: anche una perizia, stesa da Jaspers, lo dichiarò inadatto ad educare la gioventù. Dopo la guerra, Heidegger nonritrattò mai esplicitamente la sua adesione e le sue dichiarazioni favorevoli al nazismo e ad un altro dei suoi allievi, Herbert Marcuse, dichiarò che dal nazionalsocialismo si era aspettato “un rinnovamento spirituale di tutti gli aspetti della vita, una riconciliazione dei contrasti sociali e una difesa del modus vivendi occidentale di fronte al pericolo del comunismo”. Nel 1947 Heidegger ripubblicò lo scritto su Platone insieme alla Lettera sull’umanismo, in cui prendeva decisamente le distanze dall’esistenzialismo umanistico di Sartre e respingeva ogni tentativo di qualificare la sua filosofia come esistenzalismo. Nel 1949, ritornò sulal scena pubblica con alcune conferenze tenuta a Brema. Per iniziativa del suo allievo, Gadamer, venne pubblicata nel 1950 una raccolta di scritti di vari autori per celebrare il suo sessantesimo compleanno; nello stesso anno uscirono alcuni suoi saggi, sotto il titolo complessivo di Sentieri interrotti (in tedesco Holzwege ). Dal semestre invernale 1950-51 potò riprendere a tenere ufficialmente i suoi corsi presso l’università di Friburgo. Da allora iniziò la pubblicazione di molti dei suoi scritti, che in parte riprendono i contenuti di lezioni tenute anche prima della guerra o riproducono il testo di conferenze: tra essi si può ricordare Introduzione alla metafisica (1953), Che cosa significa pensare? (1954), Saggi e discorsi (1954), Che cos’ò la filosofia (1956), Identità e differenza (1957), In cammino verso il linguaggio (1959), Nietzsche, in due volumi (1961) e la raccolta Segnavia (1967). Heidegger morì il 26 maggio 1976; dieci anni prima, in un’intervista al giornale ‘Der Spiegel’, pubblicata per suo desiderio solo dopo la sua morte, aveva pronunciato la frase enigmatica: “Ora soltanto un Dio ci può salvare”.
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