La recente sentenza della Corte di Cassazione numero 30777/2023 ha ridefinito completamente l’approccio alle assenze scolastiche, trasformando l’inosservanza dell’obbligo di istruzione da questione meramente disciplinare a reato penale. Il nuovo quadro normativo stabilisce che superare i 15 giorni di assenza anche non consecutivi nell’arco di un trimestre può comportare conseguenze legali per i genitori.
Le istituzioni scolastiche assumono ora un ruolo centrale nel monitoraggio della frequenza, mentre gli adulti responsabili dell’istruzione dei minori si trovano in prima linea nella garanzia dell’adempimento dell’obbligo formativo.
La procedura per i responsabili dell’istruzione
Il meccanismo sanzionatorio prevede una sequenza precisa di interventi istituzionali. Il dirigente scolastico deve comunicare formalmente l’assenza ingiustificata del minore quando questa supera i 15 giorni anche non consecutivi nell’arco di un trimestre. Successivamente, il sindaco procede con l’ammonizione formale rivolta ai genitori o tutori legali, responsabili dell’adempimento dell’obbligo scolastico.
La fase cruciale si verifica nei sette giorni successivi all’ammonizione: solo se il minore non riprende la frequenza entro questo termine si configura la fattispecie penalmente rilevante. La tempestività della comunicazione tra scuola e amministrazione comunale risulta determinante per garantire l’efficacia del procedimento.
Le conseguenze penali
Dopo l’ammonizione formale del sindaco, le conseguenze assumono carattere penale secondo l’articolo 570-ter del codice penale, introdotto dal “Decreto Caivano”. La normativa stabilisce pene severe per l’inosservanza dell’obbligo di istruzione, prevedendo la reclusione fino a un anno per i responsabili dell’adempimento che non presentino il minore a scuola nei sette giorni successivi all’ammonizione.
Il nuovo quadro sanzionatorio rappresenta un salto qualitativo significativo: le assenze prolungate non comportano più soltanto sanzioni disciplinari o bocciature, ma configurano una vera e propria responsabilità penale a carico dei genitori o tutori legali, trasformando l’inadempimento da questione meramente scolastica a fattispecie di rilevanza penale.
I comuni che hanno già applicato la normativa
Le amministrazioni locali di Asti, Catanzaro e Rimini rappresentano i primi esempi concreti di applicazione della nuova normativa sulle assenze scolastiche. I sindaci di questi comuni hanno già proceduto con l’invio di numerose lettere di ammonimento alle famiglie i cui figli hanno superato il limite dei 15 giorni di assenza nel trimestre.
L’iniziativa si inserisce in una strategia più ampia di contrasto alla dispersione scolastica, che vede gli enti locali protagonisti nell’applicazione di strumenti normativi sempre più incisivi per garantire il rispetto dell’obbligo di istruzione.