Il caso di una studentessa di prima media nel veneziano ha dato vita a una complessa battaglia legale culminata con la conferma della bocciatura da parte del Tribunale Amministrativo Regionale. La ragazza aveva accumulato cinque insufficienze in diverse materie, dieci note disciplinari, tredici richiami e due sospensioni, ottenendo un voto di condotta pari a cinque.
La famiglia ha contestato la decisione scolastica, sostenendo che non fosse stato predisposto un percorso didattico personalizzato per la figlia affetta da misofonia, un disturbo caratterizzato da una forte avversione ai rumori.
I motivi della bocciatura
La decisione del consiglio di classe si è basata su un quadro documentale inequivocabile: cinque insufficienze distribuite tra geografia, matematica, scienze, tecnologia e arte, con voti che oscillavano tra il 4 e il 5. A questi risultati negativi si è aggiunto un voto di condotta pari a 5, conseguenza diretta di un comportamento problematico sistematico.
Il profilo disciplinare della studentessa presenta 10 note sul registro, 13 richiami formali e due sospensioni inflitte per aver offeso gravemente due compagni di classe. I docenti hanno documentato anche episodi di ritardi strategici e assenze mirate che hanno compromesso la continuità didattica.
Il consiglio di classe ha motivato la bocciatura evidenziando una “lucida opposizione alla condivisione di regole di convivenza” da parte della ragazza, che aveva “sempre esplicitamente dichiarato di non voler rispettare” le norme scolastiche. Gli insegnanti hanno sottolineato come le difficoltà non fossero limitate all’apprendimento, ma si estendessero a “atteggiamenti aggressivi e derisori” verso i compagni, pregiudicando il clima relazionale della classe.
La battaglia della famiglia
La madre della studentessa ha immediatamente impugnato la bocciatura a luglio, accusando la scuola di non aver considerato i bisogni educativi speciali della figlia. La famiglia ha sostenuto che la ragazza, affetta da misofonia – un disturbo certificato da uno psicologo che causa reazioni sproporzionate ai rumori – avrebbe dovuto beneficiare di un piano didattico personalizzato mai predisposto dall’istituto.
La donna ha inoltre denunciato episodi di bullismo subiti dalla figlia, sottolineando come, nonostante le cinque insufficienze, la studentessa avesse raggiunto la sufficienza in ben sette materie. Tuttavia, è emerso che la famiglia non aveva mai dato seguito ai suggerimenti della scuola di prendere contatto con lo psicologo scolastico, rivolgendosi a uno specialista solo il 30 giugno, ad anno ormai concluso, dopo che le insegnanti avevano più volte sollecitato un supporto professionale.
La decisione del TAR
Il Tribunale Amministrativo Regionale ha respinto definitivamente il ricorso presentato dalla famiglia, confermando la legittimità della bocciatura. I giudici hanno analizzato attentamente la documentazione presentata dalla scuola, che includeva le dieci note disciplinari, i tredici richiami formali e le due sospensioni comminate per gravi offese verso i compagni di classe.
Il TAR ha stabilito che spetta alla scuola valutare autonomamente se uno studente necessiti di un percorso didattico personalizzato, sottolineando come i genitori abbiano il dovere di attivarsi tempestivamente per supportare i figli in difficoltà. Nel caso specifico, è emerso che la famiglia non aveva mai seguito il suggerimento degli insegnanti di consultare lo psicologo scolastico, rivolgendosi a uno specialista privato solo il 30 giugno, a conclusione dell’anno scolastico. La sentenza lascia aperta la possibilità di un ricorso al Consiglio di Stato.