Carta docente bloccata: il diritto alla formazione sospeso

Carta docente bloccata: la protesta dei sindacati

La sospensione dal servizio comporta la perdita immediata del diritto ai 500 euro della Carta docente per gli insegnanti sanzionati.
Carta docente bloccata: la protesta dei sindacati

La sospensione dal servizio, anche per un solo giorno, comporta la perdita immediata del diritto ai 500 euro della Carta docente. Gli insegnanti sanzionati trovano la piattaforma bloccata con il messaggio: “Utente non autorizzato in base alle verifiche sul fascicolo personale”.

Il Dpcm 281 del 2016, che regola l’utilizzo della Carta, non specifica né tipologia né entità delle sanzioni, creando una situazione ambigua che penalizza indiscriminatamente i docenti.

La decisione del ministero penalizza anche per infrazioni minori

Il provvedimento adottato dal Ministero dell’Istruzione risulta particolarmente severo nella sua applicazione pratica. Chi tenta di accedere alla piattaforma dopo una sanzione disciplinare si trova davanti una schermata con la scritta inequivocabile: “Utente non autorizzato in base alle verifiche effettuate sul fascicolo personale”.

Il caso dello scrittore Christian Raimo, colpito da tre mesi di sospensione per aver presumibilmente “offeso” il ministro Valditara, rappresenta l’esempio più recente di questa rigida politica. La misura non prevede alcuna proporzionalità: che si tratti di un ritardo a scuola senza giustificazione, della mancata compilazione di documenti scolastici o di violazioni del segreto d’ufficio, la conseguenza è sempre la stessa – l’impossibilità di utilizzare i cinquecento euro destinati all’aggiornamento professionale.

Una situazione che spinge molti docenti a spendere immediatamente l’intero importo disponibile, nel timore di vedersi bloccare l’accesso ai fondi per qualsiasi infrazione, anche la più lieve.

I sindacati contro la sospensione della carta

Le organizzazioni sindacali si schierano compatte contro questa disposizione ministeriale. Giuseppe D’Aprile, segretario della Uil Scuola, definisce l’inibizione della Carta docente “una sanzione irrazionale che nulla ha a che fare con la formazione dell’insegnante”.

Il sindacalista evidenzia come la materia non sia adeguatamente regolamentata nel Dpcm 281 del 2016, senza riferimenti alla tipologia o entità della sanzione disciplinare. D’Aprile propone inoltre di “estendere il beneficio anche al personale a tempo determinato” inclusi educatori e personale ATA, riconoscendo così il valore professionale di tutte le figure scolastiche.

Sulla stessa linea anche Ivana Barbacci della Cisl Scuola, che non esita a definire la norma “non equa” e bisognosa di modifiche sostanziali. La segretaria ricorda però che “i cinquecento euro di bonus non sono risorse contrattuali” ma gestite direttamente dal legislatore, evidenziando così il limite dell’intervento sindacale sulla questione.

Le organizzazioni continuano a denunciare quello che definiscono un sistema disciplinare sbilanciato, dove l’amministrazione ricopre contemporaneamente il ruolo di accusatore e giudice.

La posizione dei docenti: tra procedimenti iniqui e diritti negati

Il docente si trova oggi intrappolato in un sistema dove chi lo giudica è la stessa autorità che lo accusa. L’anomalia procedurale, più volte denunciata dalle organizzazioni sindacali, vede dirigenti scolastici e Uffici scolastici territoriali assumere contemporaneamente il ruolo di accusatori e giudici nei procedimenti disciplinari.

Questa sovrapposizione di competenze genera un inevitabile squilibrio di potere che penalizza gli insegnanti.

La casistica che può portare alla sospensione risulta sorprendentemente ampia e discrezionale: da ritardi anche minimi (l’obbligo di essere a scuola cinque minuti prima dell’inizio delle lezioni) alla mancata partecipazione a riunioni collegiali, fino all’espressione di opinioni critiche sui social media. Il tutto lasciato all’interpretazione soggettiva delle autorità scolastiche, creando un clima di incertezza e timore.

L’immediata conseguenza di questo meccanismo sanzionatorio è il messaggio implicito che molti docenti stanno recependo: meglio utilizzare subito i fondi disponibili sulla Carta docente, prima che un qualsiasi provvedimento disciplinare, anche per infrazioni minori, possa bloccare l’accesso a risorse fondamentali per l’aggiornamento professionale.

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