Cloe, 19enne detenuta, taglia il traguardo del diploma in Scienze umane

Cloe, 19enne detenuta, taglia il traguardo del diploma in Scienze umane

Cloe ha 19 anni e da due ne trascorre la vita dietro le sbarre, detenuta dal momento in cui aveva appena 17 anni.
Cloe, 19enne detenuta, taglia il traguardo del diploma in Scienze umane

Cloe ha 19 anni e da due ne trascorre la vita dietro le sbarre, detenuta dal momento in cui aveva appena 17 anni. La sua quotidianità si divide tra la cella e i banchi di scuola del liceo di scienze umane, raggiungibile in soli tre minuti a piedi dal carcere. Un percorso educativo che sfida ogni convenzione, dove il suono della campanella si mescola al rumore delle chiavi dei secondini.

La maturità rappresenta per lei molto più di un semplice titolo di studio: è il simbolo di una rinascita possibile, la prova concreta che anche tra le mura di una prigione si può costruire un futuro diverso. Il diploma diventa così il ponte tra un passato difficile e le aspirazioni di domani.

Il sostegno inaspettato degli studenti

Quando Cloe varcò per la prima volta la porta dell’aula, gli sguardi dei compagni si concentrarono immediatamente su di lei. La curiosità era palpabile e le domande non tardarono ad arrivare. “Mi hanno chiesto da dove venivo e ho detto subito la verità: sono una detenuta”, racconta la ragazza. La reazione iniziale fu di shock, un silenzio che sembrava cristallizzare il momento.

Tuttavia, quello che poteva trasformarsi in un’esperienza di isolamento si rivelò invece un’opportunità inattesa. Due compagne in particolare riuscirono a guardare oltre l’etichetta di “detenuta” e offrirono a Cloe qualcosa di prezioso: amicizia autentica e affetto sincero. Questo legame umano divenne un pilastro fondamentale nel percorso scolastico della giovane, dimostrando come l’educazione possa creare ponti tra mondi apparentemente distanti.

L’esame: tra riflessione e proiezioni future

Durante la prova scritta, Cloe ha scelto la traccia sul rispetto senza particolari motivazioni simboliche: “Era il tema per me più semplice”, racconta. Tuttavia, quella scelta si rivelava più significativa di quanto immaginasse, considerando la sua esperienza negli spettacoli teatrali organizzati in carcere insieme ai ragazzi della città, dove il tema del rispetto emergeva spesso.

All’esame orale la giovane ha sviluppato un percorso partendo dall’immagine di una trincea, metafora delle barriere scavate dalla detenzione, collegandola all’esperimento di Milgram su obbedienza e autorità. Un approccio che rivelava già la sua inclinazione verso gli studi psicologici.

“All’università studierò psicologia. Vorrei fare la psicologa nelle carceri minorili”, dichiara con determinazione. Tuttavia, la prospettiva della libertà la inquieta: “Non sono più abituata. Ho fatto una gita a Napoli con la scuola e sono stata male”.

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