Come trovare lavoro coi social: cos'è il social recruiting - Studentville

Come trovare lavoro coi social: cos'è il social recruiting

Come trovare lavoro coi social: cos'è il social recruiting

Avete mai sentito parlare di social recruiting? Se non sapete cosa sia ma state cercando lavoro, allora forse è arrivato il momento di curare la vostra digital reputation. Innovativo modo di trovare lavoro con i social, rappresenta la nuova frontiera del job searching. Ma di cosa si tratta e, soprattutto, funziona anche in Italia? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Social recruiting, definizione

Linkedin, probabilmente, ne è l’esempio lampante: il social recruiting è, per definizione, l’attività relativa alla ricerca di lavoro attraverso i social, le piattaforme digitali ed il web in generale, che nasce da parte dei candidati ma che si è esteso anche alle stesse aziende. E’ sempre più frequente, da parte degli uffici del personale e delle risorse umane, effettuare una ricerca del candidato ideale sul web. Chi cerca lavoro, difatti, costruisce sempre più spesso il proprio profilo professionale (esperienze comprese) sui social network ai quali è iscritto.

Il social recruiting è diffuso in Italia?

Se il social recruiting, negli Stati Uniti, esiste e viene praticato fin dagli anni ’90, in Italia ha avuto uno sviluppo più lento. Tuttavia, l’evoluzione del web ha innescato un inevitabile processo di cambiamento che ha portato ad un diverso approccio al mondo del reclutamento della forza lavoro. Le aziende hanno iniziato a curare i propri siti internet che sono diventati, da semplice vetrina, a veri e propri – o quasi – uffici di collocamento.

Digital reputation e social recruiting

Come è ovvio dedurre, l’e-recruitment può essere positivo per chi aspira a trovare lavoro, ma solo se la propria digital reputation, ovvero la reputazione che si evince tramite le informazioni che ha scelto di condividere, sono favorevoli. Le aziende sono propense ad un colloquio solo se la reputazione social è positiva. Attenzione, dunque, alle foto che vi ritraggono sbronzi o ai toni – ma soprattutto al linguaggio – che utilizzate nei commenti.

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