Pordenone, docente umilia studentessa citando Turetta: tredicenne sotto shock durante la gita scolastica

Pordenone, docente umilia studentessa citando Turetta: tredicenne sotto shock durante la gita scolastica

L'episodio si è verificato durante un viaggio di studio invernale, in cui il docente ha utilizzato un linguaggio inaccettabile con una studentessa di tredici anni.
Pordenone, docente umilia studentessa citando Turetta: tredicenne sotto shock durante la gita scolastica

L’episodio si è verificato durante un viaggio di studio invernale organizzato da una scuola della provincia di Pordenone. Il riferimento utilizzato dal docente riguarda Filippo Turetta, arrestato per l’omicidio della 22enne Giulia Cecchettin avvenuto nel 2023, caso che ha sconvolto l’opinione pubblica italiana.

La gita scolastica rappresentava un momento educativo per gli studenti di terza media, particolarmente vulnerabili data la loro età adolescenziale di tredici anni.

Il comportamento del docente

L’analisi del linguaggio utilizzato dal docente rivela una gravità inaccettabile nel contesto educativo. La frase “uomini come Turetta esistono perché le donne come te li hanno fatto arrivare a questo punto” costituisce un esempio paradigmatico di vessazione psicologica, amplificata dall’aggiunta “e meno male che esistono, così ci sono meno donne come te”.

Tale espressione configura una forma di victim blaming che ribalta completamente la responsabilità della violenza di genere sulla vittima, utilizzando un linguaggio che normalizza e giustifica comportamenti criminali. L’inadeguatezza del registro linguistico emerge chiaramente considerando il ruolo educativo del docente e l’età della destinataria del messaggio, una tredicenne in formazione.

La reazione di studentessa e famiglie

L’impatto emotivo delle parole del docente sulla tredicenne si è manifestato immediatamente attraverso uno stato di profondo sconforto e pianto incontrollabile. La studentessa ha mostrato segni evidenti di trauma psicologico, risultando visibilmente scossa dall’episodio di vessazione subito durante la gita scolastica.

Il padre della ragazza ha descritto la propria sorpresa nell’apprendere dei comportamenti vessatori pregressi del docente, rivelando come la famiglia non fosse a conoscenza delle dinamiche problematiche che caratterizzavano il rapporto educativo. La scoperta ha generato un clima di tensione e preoccupazione all’interno del nucleo familiare.

Le conseguenze dell’incidente hanno portato la famiglia a prendere la drastica decisione di trasferirsi in un altro stato, evidenziando la gravità del danno relazionale causato dall’episodio e la necessità di proteggere la minore da ulteriori situazioni traumatiche.

Lo sviluppo delle procedure disciplinari

La bocciatura della studentessa tredicenne ha rappresentato il momento di emersione dell’episodio, configurandosi come conseguenza diretta delle dinamiche conflittuali verificatesi durante l’anno scolastico. Il provvedimento disciplinare ha innescato la denuncia paterna e l’avvio delle procedure investigative presso la procura competente.

Le autorità giudiziarie hanno già individuato i testimoni chiave dell’episodio, tra cui alcune compagne di classe presenti durante la gita e un altro docente che ha assistito alla vessazione. Questi soggetti saranno chiamati a deporre per ricostruire la dinamica dei fatti e confermare le modalità del comportamento inadeguato.

Il coinvolgimento di Gino Cecchettin, contattato direttamente dal padre della vittima, testimonia la gravità percepita dell’episodio e la necessità di sensibilizzazione su tematiche di violenza di genere. Le indagini disciplinari interne all’istituto procederanno parallelamente a quelle giudiziarie.

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