DDL sicurezza: studentessa incatenata e protesta contro la repressione

DDL Sicurezza: studentessa incatenata e protesta contro la repressione

Una studentessa del Liceo Cavour di Roma, Laura, si è incatenata ad una conduttura per lanciare un forte messaggio contro il DDL Sicurezza.
DDL Sicurezza: studentessa incatenata e protesta contro la repressione

Una studentessa del Liceo Cavour di Roma, Laura, si è incatenata ad una conduttura dell’acqua esterna all’edificio scolastico, dando avvio ad una manifestazione che sta attirando l’attenzione dell’opinione pubblica. Con l’aiuto dei compagni e il sostegno di OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa), la giovane ha voluto lanciare un forte messaggio contro il controverso ddl Sicurezza.

Oggi ci siamo incatenati davanti al Cavour. Nei prossimi giorni daremo il via a una staffetta di proteste in tutta Italia“, ha dichiarato Laura durante la dimostrazione. La mobilitazione non si fermerà infatti alla capitale: gli attivisti hanno annunciato che si incateneranno davanti alle scuole di tutto il paese per opporsi a quello che definiscono “decreto repressione”.

Il gruppo contesta il provvedimento sostenendo che, dietro la facciata dell’ordine pubblico, miri a soffocare le lotte sociali, dai movimenti per i diritti abitativi alle manifestazioni ambientaliste, fino alle proteste a sostegno dei migranti e dei detenuti nei CPR.

Le ragioni della protesta contro un decreto considerato repressivo

Gli attivisti denunciano come il DDL, ribattezzato dagli studenti “decreto repressione”, rappresenti un tentativo di silenziare le manifestazioni sociali. Sotto accusa l’intenzione di colpire le lotte per la casa, l’ambiente e i diritti dei migranti.

Particolarmente criticato è l’inasprimento delle pene per i blocchi stradali durante le proteste, che potrebbero arrivare fino a sei anni di reclusione, e la criminalizzazione delle forme di resistenza passiva.

Il percorso normativo tra scadenze e polemiche

Il Parlamento italiano ha tempo fino al 12 giugno per approvare definitivamente il controverso decreto, composto da 34 articoli che toccano ambiti diversi, dall’ordine pubblico alle manifestazioni, dalle forze di polizia alla giustizia penale.

Numerosi gli emendamenti proposti dalla maggioranza giudicati inammissibili, tra cui quelli sui limiti alla custodia cautelare per gli incensurati. Anche l’avvocatura ha sollevato dubbi sulla legittimità di alcune scelte incriminatrici e sull’inasprimento sanzionatorio.

Particolarmente contestate le misure che trasformano i blocchi stradali da illecito amministrativo a reato punibile con un mese di carcere, con pene fino a sei anni se avviene durante manifestazioni collettive. La norma sulla resistenza passiva, ribattezzata dalle opposizioni “norma anti-Gandhi”, insieme all’inasprimento delle pene per chi protesta contro le grandi opere, rappresentano i punti più dibattuti di un decreto che bilancia difficilmente sicurezza e libertà di espressione.

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