L’intelligenza artificiale ha fatto il suo ingresso definitivo nelle aule scolastiche italiane, trasformando radicalmente le metodologie didattiche tradizionali. Questo cambiamento epocale sta ridefinendo il rapporto tra studenti, docenti e strumenti educativi, segnando il passaggio da pratiche consolidate a soluzioni digitali innovative.
Il Decreto Ministeriale n. 166 del 9 agosto 2025 ha ufficializzato l’introduzione delle “Linee guida per l’Intelligenza Artificiale” nelle scuole, ratificando una realtà già presente quotidianamente tra i banchi di scuola.
Il cambiamento nei compiti per casa
L’avvento dell’intelligenza artificiale sta minando alla base l’efficacia dei compiti tradizionali assegnati per casa. Giovanni Morello, docente e formatore esperto in tecnologie educative, sostiene che i compiti scritti domestici non hanno più alcun senso, poiché gli studenti ricorrono sistematicamente all’IA per copiare o ottenere suggerimenti diretti.
Il problema dell’affidabilità degli elaborati è diventato centrale: ciò che gli studenti producono a casa “non è molto attendibile in termini di effettiva paternità”, rendendo impossibile valutare le reali competenze acquisite.
La situazione è aggravata dal fatto che molti docenti non riescono ancora a riconoscere un testo prodotto dall’IA, nemmeno quando generato da sistemi basilari come ChatGPT, compromettendo ulteriormente la validità del sistema valutativo tradizionale.
La verifica orale come alternativa
Il passaggio verso la verifica orale rappresenta una risposta concreta alle sfide poste dall’intelligenza artificiale nel sistema educativo. Come sottolinea Giovanni Morello, “la prova finale è diventata quella orale“, spostando l’attenzione sull’unica modalità di valutazione che garantisce ancora autenticità e genuinità delle competenze studentesche.
L’interrogazione orale permette ai docenti di verificare in tempo reale la comprensione effettiva degli argomenti, eliminando qualsiasi possibilità di ricorso a strumenti esterni. Questa metodologia consente di valutare non solo le conoscenze acquisite, ma anche la capacità di ragionamento critico e di elaborazione personale del pensiero.
La formazione degli insegnanti e il ruolo dell’innovazione educativa
Il nodo cruciale della questione risiede nella preparazione inadeguata del corpo docente. Secondo il Report sul futuro dell’istruzione 2025 di GoStudent, che ha coinvolto 12mila persone tra studenti, genitori e insegnanti, emerge un dato allarmante: tre docenti su quattro non ricevono alcuna formazione relativa all’intelligenza artificiale.
Questa lacuna formativa impedisce agli insegnanti di riconoscere contenuti generati dall’IA, compromettendo l’efficacia del sistema valutativo. Il problema non è lo strumento tecnologico in sé, ma la mancanza di competenze per gestirlo appropriatamente.
Per rispondere a questa emergenza, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato un piano di formazione da 100 milioni di euro. L’iniziativa, presentata durante il Summit Internazionale sull’IA, coinvolgerà docenti e studenti attraverso attività laboratoriali condivise, trasformando l’intelligenza artificiale da minaccia a strumento di supporto didattico.
Il confronto etico e metodologico in ambito scolastico
L’integrazione dell’intelligenza artificiale nel sistema educativo solleva questioni etiche fondamentali che dividono esperti e educatori. Aluisi Tosolini, ex dirigente scolastico e filosofo dell’educazione, evidenzia come di fronte alle “mirabolanti possibilità” dell’IA si sviluppi una crescente “consapevolezza dei rischi” che alimenta paura e diffidenza.
Il filosofo Cosimo Accoto del MIT di Boston propone un approccio diverso, invitando educatori e genitori a “non rimanere disinteressati” ma ad “esplorare insieme ai ragazzi i nuovi mondi digitali”. Secondo Accoto, è necessario “tenere a freno alcuni pregiudizi” presenti nei modelli mentali tradizionali per abbracciare l’innovazione tecnologica come opportunità educativa.