Corri ragazzo, corri: il testo di Uri Orlev che ha ispirato il film - Studentville

Corri ragazzo, corri: il testo di Uri Orlev che ha ispirato il film

Corri ragazzo, corri è la vera storia di Yoram Fridam, scampato alla morte nascondendosi nei boschi e celando a tutti la sua vera identità

E’ uscito nelle sale cinematografiche in occasione della Giornata della Memoria,a settant’anni dalla fine dell’Olocausto. “Corri ragazzo corri“, film di Pepe Danquart, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Uri Orlev e ispirato alla vera storia di Yoram Fridman.

Il romanzo di Orlev, pubblicato in Italia da Salani, raccoglie, in forma romanzata, la storia di un sopravvissuto all’Olocausto, Yoram Fridman, oggi 74 enne. La storia di una fuga dal ghetto di Varsavia per salvarsi la vita, dansosi alla macchia assieme ad altri ragazzi,  vivendo avventure talvolta magiche, talvolta spaventose, con un ordine categorico, datogli dal padre: “sopravvivere”, al punto da cancellare il proprio passato e la propria identità.

Rounding Up Jews

 

Corri ragazzo, corri: il riassunto della trama

La storia è ambientata in Polonia, nel Ghetto di Varsavia dove sono stati rinchiusi gli ebrei polacchi. Srulik è un bambino ebreo di otto anni che a distanza di pochi giorni perde il padre e la madre, spariti misteriosamente nel nulla. Ritrovandosi solo, il bimbo decide di scappare, unendosi dapprima ad un gruppo di ragazzi ebrei nascosti nel bosco, poi da solo, imparando ad affrontare qualsiasi pericolo e difficoltà. Qui, un giorno, ritrova  il papà che credeva di avere perduto, che gli ordina di fuggire lontano, per sopravvivere, cambiando anche nome, dimenticando tutto il suo passato, ma senza mai dimenticare di essere ebreo.

“Srulik, non c’è tempo. Voglio che ascolti bene e ricordi tutto quello che ti dirò. Devi sopravvivere, è un ordine! Trova qualcuno che ti insegni come comportarti tra i goyim, a farti il segno della croce e a pregare, così che potrai restare da qualche contadino fino alla fine della guerra. Vai sempre dai poveri, sono più disponibili. E non fare mai il bagno nel fiume con altri bambini”. “Questo lo so”. Dal tetto della camionetta il tedesco chiese qualcosa al compagno, il quale gli rispose da un punto molto vicino a loro. “Avanti!” disse suo padre, e riprese a parlare: “Se ti inseguono con i cani entra nell’acqua o nel fango, per far perdere le tracce. E soprattutto, Srulik” continuò affannosamente, “scordati il tuo nome, cancellalo dalla memoria […] “Ma se anche ti dimentichi tutto, perfino me e la mamma, non ti dimenticare mai che sei ebreo”.

Sopravvivere. Da quel momento per Srulik diventa un imperativo categorico da seguire con ogni mezzo, vivendo il presente con tutte le sue drammatiche sfaccettature, stando un po’da solo un po’in mezzo agli altri, anche tedeschi, ricordandosi sempre di nascondere la sua verità. Una corsa verso la libertà, sfidando ogni pericolo, fino all’arrivo dei russi che mettono fine allo strazio della guerra e al lento ritorno della sua identità.

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