Un recente sondaggio condotto da SWG, KPMG e Ministero dell’Istruzione rivela che il 76% degli italiani sostiene il divieto di utilizzo degli smartphone in classe introdotto dal ministro Giuseppe Valditara. Il dato risulta particolarmente significativo poiché il consenso attraversa trasversalmente diverse fasce generazionali, coinvolgendo tanto gli over 55 quanto i giovani adulti fino ai 34 anni.
Il supporto rimane consistente anche per l’eventuale estensione del divieto alle scuole superiori, raccogliendo sempre tre quarti dei consensi con un’adesione particolarmente marcata tra genitori e persone mature. Identica percentuale di approvazione emerge per la proposta italiana presentata all’Unione Europea di bandire l’utilizzo dei cellulari in classe fino ai 14 anni in tutto il territorio europeo.
La limitazione degli accessi ai social per i minori
L’indagine condotta da SWG, KPMG e Ministero dell’Istruzione rivela un forte consenso verso la proposta di limitare l’accesso ai social network per i minori di 15 anni, con il 77% degli intervistati che si dichiara favorevole. Il dato più significativo emerge dal sostegno trasversale tra le diverse fasce d’età: anche i giovani adulti tra i 18 e i 34 anni esprimono un consenso del 68%, dimostrando una consapevolezza diffusa sui pericoli del web.
Questa richiesta di tutela nasce dalla crescente preoccupazione per i rischi digitali che minacciano i minori, tra cui spiccano il cyberbullismo e la condivisione impropria di dati personali con finalità illecite.
La percezione dei rischi connessi all’uso dei dispositivi
L’indagine rivela preoccupazioni significative riguardo i pericoli dell’uso smodato degli smartphone tra gli adolescenti. Il 73% degli intervistati teme che i giovani possano stringere relazioni pericolose con sconosciuti, mentre il 72% si preoccupa della condivisione di dati personali per fini illeciti. Il cyberbullismo rappresenta un rischio percepito dal 71% della popolazione, seguito dall’esposizione a contenuti inappropriati come la pornografia (69%).
L’uso compulsivo dei dispositivi genera ansia nel 70% degli italiani, accompagnato dalla preoccupazione per i sintomi di astinenza (66%) e la perdita di relazioni reali con conseguente isolamento sociale (67%).
Sorprendentemente, le criticità direttamente collegate al rendimento scolastico risultano meno allarmanti: la diminuzione del tempo dedicato allo studio preoccupa il 61% degli intervistati, mentre il calo dei voti è percepito come problematico dal 60%. Questi dati evidenziano come i rischi sociali e psicologici siano considerati più urgenti rispetto all’impatto accademico diretto.
L’apertura all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in didattica
Il sondaggio rivela un atteggiamento complesso verso l’intelligenza artificiale nelle scuole, con posizioni che cambiano significativamente in base al contesto di utilizzo. Inizialmente, l’IA suscita forte scetticismo: quasi la metà dei genitori e il 41% della popolazione generale si oppone al suo ingresso nelle aule quando il tema viene affrontato in modo generico.
Tuttavia, le opinioni si trasformano quando vengono presentate proposte specifiche e strutturate. Quando l’IA viene descritta come uno strumento gestito dagli insegnanti, il consenso raggiunge il 71% degli intervistati, evidenziando l’importanza della supervisione docente per l’accettazione della tecnologia.
Questo cambiamento di prospettiva indica che il successo dell’integrazione dell’IA dipende dalla sua percezione come alleato per i docenti, non come sostituto. Gli italiani mostrano apertura verso una didattica più avanzata e personalizzata, purché l’intelligenza artificiale sia contestualizzata e controllata dai professionisti dell’educazione.