La nota ministeriale n. 3392 del 16 giugno 2025 ha formalizzato il divieto assoluto di utilizzo degli smartphone durante le ore di lezione in tutte le scuole italiane, comprese le superiori, a partire dall’anno scolastico 2025/26. L’obiettivo dichiarato dal Ministero è ridurre le distrazioni digitali e restituire centralità alla didattica tradizionale, rafforzando il ruolo dell’insegnamento frontale e laboratoriale per favorire una maggiore attenzione educativa degli studenti.
Le soluzioni delle scuole: cassette, armadietti e organizzazione
Gli istituti scolastici hanno adottato diverse strategie per implementare il divieto smartphone. Alcune scuole hanno optato per tasche da parete numerate, altre per cassette individuali con chiave o per la consegna diretta del telefono all’ingresso dell’edificio.
Un liceo di Bari ha scelto la gestione tramite personale scolastico, investendo 2-3 mila euro per l’acquisto delle cassette necessarie. L’autonomia organizzativa permette flessibilità, ma comporta costi imprevisti che gravano sui bilanci scolastici già limitati.
Il contributo delle famiglie: spese aggiuntive e reazioni
La gestione del divieto comporta costi significativi per le istituzioni scolastiche, spesso trasferiti alle famiglie attraverso contributi volontari. Un istituto ligure ha introdotto armadietti individuali con serratura al costo di 15 euro annui per famiglia, destinati all’acquisto e manutenzione delle strutture.
Questa spesa aggiuntiva ha generato reazioni contrastanti tra i genitori: alcuni considerano l’importo una richiesta inappropriata che grava sui bilanci familiari, altri si mostrano disponibili a sostenerla per garantire un’applicazione ordinata della norma. Il malcontento emerge soprattutto quando le scuole presentano la misura come necessaria ma a carico delle famiglie.
Le criticità operative: il fenomeno del doppio cellulare
L’applicazione pratica del divieto presenta sfide significative che mettono in discussione l’efficacia della misura. Il personale scolastico non può effettuare perquisizioni né controlli coercitivi sugli effetti personali degli studenti, creando un vuoto normativo nella vigilanza.
Alcune scuole hanno già segnalato il fenomeno del “doppio cellulare”: gli studenti depositano un vecchio telefono non funzionante nelle cassette o negli armadietti, mantenendo nascosto quello realmente utilizzato per eludere la norma. Questa strategia di aggiramento, se diffusa su larga scala, rischia di rendere completamente vana l’operazione.
Le implicazioni didattiche: feedback e dichiarazioni istituzionali
I primi riscontri delle sperimentazioni già avviate mostrano segnali incoraggianti sul piano educativo. Gli insegnanti hanno registrato un miglioramento nella partecipazione degli studenti alle lezioni e una significativa riduzione delle distrazioni digitali. In diverse classi si è osservato un incremento del confronto verbale diretto e un rafforzamento della relazione tra docenti e allievi.
Il ministro Valditara ha espresso pieno sostegno alla misura, dichiarando: “Le scuole sono bravissime a gestire la questione. L’intento è quello di favorire l’attenzione educativa e rafforzare il ruolo della didattica frontale e laboratoriale”.