Docente senza diploma licenziata: condannata a risarcire 91.676 euro al Ministero

Docente senza diploma licenziata: condannata a risarcire 91.676 euro al Ministero

Una insegnante di 57 anni è stata licenziata dopo aver insegnato dal 2018 al 2023 senza possedere il diploma di maturità richiesto.
Docente senza diploma licenziata: condannata a risarcire 91.676 euro al Ministero

L’attività di insegnamento della donna, 57 anni, è iniziata nel 2018 e si è protratta ininterrottamente fino a febbraio 2023, nonostante l’assenza del diploma di maturità necessario per l’accesso alla professione. Grazie all’inserimento nelle graduatorie, l’insegnante ha ottenuto un incarico di sostegno presso una scuola primaria, attivo dal 2019 fino a giugno 2020.

La vicenda, riportata dal quotidiano L’Arena, ha subito una svolta il 4 dicembre scorso, quando il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto ha presentato formale denuncia. Nel documento si attestava il licenziamento della docente “per carente possesso del titolo di studio richiesto per l’accesso al lavoro”.

Le verifiche condotte dall’amministrazione hanno infatti accertato che la signora non disponeva del diploma dichiarato, elemento indispensabile per ricoprire il ruolo. Il procedimento amministrativo si è quindi concluso con la cessazione immediata del rapporto lavorativo, a causa della mancanza del requisito di base per l’insegnamento.

Le verifiche documentali e le incongruenze sui titoli

Le verifiche condotte dall’amministrazione scolastica hanno fatto emergere gravi difformità nella documentazione presentata dalla docente. Gli accertamenti hanno rivelato che all’esame di maturità dell’anno scolastico 1987-88 la donna era stata dichiarata “non matura” e che nell’anno successivo non era stata ammessa agli esami.

Quando il dirigente della scuola le ha chiesto di chiarire la propria posizione, l’insegnante ha presentato una denuncia di smarrimento del diploma. Successivamente ha sostenuto di aver conseguito il titolo non nel 1988, ma nell’anno seguente come privatista. Tuttavia, le ricerche negli archivi scolastici non hanno prodotto alcun riscontro di tale diploma.

L’assenza di tracce archivistiche del titolo dichiarato ha portato all’annullamento immediato del contratto. Le incongruenze tra quanto dichiarato e quanto documentato hanno dimostrato la carenza del requisito essenziale per l’accesso all’insegnamento.

Il procedimento disciplinare e la decisione della Corte dei conti

L’annullamento del contratto ha innescato un procedimento disciplinare che si è concluso nel giugno 2023 con il licenziamento senza preavviso della docente. Di fronte a tale provvedimento, la donna ha scelto di rivolgersi al Tribunale per contestare la decisione, ma ha successivamente rinunciato a proseguire la causa, lasciando così cadere ogni tentativo di difesa in sede giudiziaria.

Tutta la documentazione raccolta durante le verifiche e il procedimento è stata acquisita dalla Corte dei conti, che ha emesso la propria decisione in merito al danno erariale causato al Ministero dell’Istruzione e del Merito. La sentenza impone alla ex insegnante il risarcimento della somma di 91.676,93 euro a favore del Mim, cifra corrispondente agli stipendi percepiti durante gli anni di servizio svolti in assenza del titolo di studio necessario per l’accesso all’insegnamento.

Le ricadute per scuole e graduatorie: cosa segnala il caso

La vicenda evidenzia quanto siano cruciali i controlli sui titoli di accesso all’insegnamento e la corretta tracciabilità documentale per incarichi e graduatorie. Le verifiche amministrative, innescate dalla denuncia del dirigente dell’Ufficio scolastico, hanno portato all’annullamento del contratto e al licenziamento senza preavviso, con un esito patrimoniale pesante: il risarcimento di oltre 91 mila euro.

Il caso dimostra che la corretta documentazione del titolo di studio non è una formalità ma un requisito sostanziale che incide direttamente sulla legittimità dell’incarico e sulla tutela delle istituzioni scolastiche. L’assenza di riscontri negli archivi ha fatto crollare l’intera posizione lavorativa della docente, mostrando come trasparenza e verifiche rappresentino strumenti essenziali per garantire la regolarità dei percorsi di assunzione nel mondo della scuola.

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