Il sogno spezzato di una giovane aspirante comandante
Una giornata di prova a bordo di un catamarano si è trasformata in tragedia nelle acque veneziane, stroncando prematuramente la vita di Anna, una studentessa diciassettenne dell’istituto nautico di Treviso. La giovane, animata dal sogno di diventare comandante e solcare i mari del mondo sulle grandi navi, aveva appena concluso la sua prima esperienza lavorativa ed era entusiasta per un possibile impiego stagionale nel settore. Quella che doveva essere una semplice attività come interprete per turisti stranieri si è però rivelata ben diversa dalle aspettative. “Mia figlia doveva solo fare da traduttrice”, ha dichiarato il padre Umberto, che le aveva trasmesso la passione per il mare insieme a una profonda consapevolezza dei rischi legati alla navigazione. Un dramma che solleva interrogativi su responsabilità e misure di sicurezza, mentre una famiglia cerca risposte sulla morte di una giovane promessa della nautica.
La dinamica dell’accaduto: un drammatico epilogo in mare
L’incidente è avvenuto nel preciso momento dell’ormeggio del catamarano. Secondo le prime ricostruzioni, Anna sarebbe rimasta improvvisamente agganciata a una cima che, a causa del forte vento che soffiava quel giorno, l’ha trascinata violentemente in acqua. La ragazza è finita tragicamente impigliata sotto l’elica dell’imbarcazione, mentre i turisti che partecipavano a una festa organizzata a bordo hanno assistito alla scena senza poter intervenire.
Il comandante, resosi immediatamente conto della gravità della situazione, si è tuffato in mare nel disperato tentativo di soccorrere la giovane. Nonostante i suoi sforzi, è stato necessario l’intervento specializzato di un sommozzatore dei vigili del fuoco che, con prontezza e professionalità, è riuscito a liberarla tagliando rapidamente la corda. Riportata a bordo, Anna è stata affidata alle cure dei sanitari che hanno tentato lungamente di rianimarla.
Per un brevissimo istante, il cuore della giovane ha ripreso a battere, accendendo una flebile speranza, ma le gravissime ferite riportate – in particolare un trauma cranico causato dall’impatto con l’elica – si sono rivelate fatali. Le autorità stanno ora analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza della darsena per ricostruire con precisione ogni dettaglio della tragedia.
Il dolore della comunità scolastica: un vuoto impossibile da colmare
La tragica scomparsa di Anna ha scosso profondamente l’intera comunità scolastica veneta, lasciando un vuoto incolmabile tra docenti e studenti. Il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, Marco Bussetti, ha espresso parole cariche di commozione:
Una vita spezzata nel pieno del percorso formativo, segnata dalla passione per il mare, dalla cultura del lavoro e dall’impegno quotidiano. In un istituto nautico, dove si coltivano vocazioni e si formano competenze, la sua presenza resterà viva nella memoria di tutti
L’istituto nautico di Venezia, dove Anna coltivava il suo sogno di diventare comandante, ha proclamato una giornata di lutto, durante la quale compagni e insegnanti si sono riuniti per ricordare la giovane studentessa. La scuola ha anche annunciato l’istituzione di una borsa di studio in suo nome, destinata a studentesse meritevoli che condividono la stessa passione per il mare e la navigazione.
Le critiche sul protocollo di sicurezza contestato dalla famiglia
Il padre di Anna non nasconde la sua rabbia per quanto accaduto quel giorno fatale. “Le ho insegnato tutto, anche e soprattutto a calcolare i rischi e i pericoli: faranno chiarezza, ma sicuramente quella manovra in ormeggio non doveva farla lei da sola”, ha dichiarato con fermezza. La famiglia contesta apertamente l’organizzazione della prova, sostenendo che la ragazza fosse stata chiamata esclusivamente per fare da interprete con i turisti stranieri, non per partecipare attivamente alle manovre di ormeggio del catamarano.
La presenza di Anna da sola con lo skipper, invece che nel ruolo di supporto linguistico originariamente concordato, solleva interrogativi sulla gestione della sicurezza a bordo, specialmente considerando la sua età e il suo status di apprendista. “Voglio la verità su quanto è successo”, insiste Umberto, evidenziando come una corretta applicazione dei protocolli di sicurezza avrebbe potuto prevenire la tragedia. Questo caso riaccende il dibattito sulle misure protettive necessarie durante le esperienze formative in ambito nautico e sulla chiara definizione dei ruoli e delle responsabilità.