La vicenda ha origine durante l’esame orale di Maturità del 30 giugno presso un liceo delle scienze umane a indirizzo economico sociale. La candidata esterna, seguita da un centro studi privato e autorizzata dall’Ufficio Scolastico Regionale, si è presentata al colloquio con un punteggio di 48/100, derivante da 30 crediti formativi e 18 punti nelle prove scritte.
Munita di certificato medico del 29 gennaio che attestava difficoltà nella lettura e nel calcolo, la studentessa ha richiesto l’utilizzo delle mappe concettuali come strumento compensativo durante la prova orale. Tuttavia, il presidente della commissione d’esame ha respinto categoricamente la richiesta, impedendo alla candidata di avvalersi delle misure previste dalla normativa per i disturbi specifici dell’apprendimento.
Il ricorso e la decisione del TAR
La studentessa ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio contestando il comportamento della commissione d’esame. Il presidente aveva categoricamente rifiutato l’utilizzo delle mappe concettuali nonostante la certificazione medica del 29 gennaio che attestava le difficoltà nella lettura e nel calcolo della candidata.
Il diniego degli strumenti compensativi ha provocato un forte blocco emotivo nella studentessa, impedendole di completare adeguatamente la prova orale. Questa situazione ha compromesso irreparabilmente il suo rendimento, portando alla bocciatura ufficializzata il giorno successivo.
Con la sentenza n. 16048/2025 del 5 settembre, il TAR ha accolto integralmente il ricorso, riconoscendo l’illegittimità dell’operato della commissione. I giudici hanno annullato i verbali d’esame e ordinato la ripetizione della prova orale, garantendo stavolta l’accesso agli strumenti compensativi. Il Ministero dell’Istruzione è stato inoltre condannato al pagamento di 1.500 euro per le spese processuali.
La normativa per gli studenti con DSA
La Legge 170/2010 rappresenta il pilastro normativo che garantisce agli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento il diritto a “adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato”. Questa disposizione stabilisce chiaramente l’obbligo per le commissioni d’esame di fornire strumenti compensativi appropriati.
L’articolo 20 del Decreto Legislativo 62/2017 rafforza ulteriormente questa tutela, prescrivendo alle commissioni di tenere “in debita considerazione le specifiche situazioni soggettive adeguatamente certificate”. Il TAR ha sottolineato come l’inibizione all’uso degli strumenti compensativi contrasti direttamente con gli obiettivi della normativa, concepita per “ridurre i disagi relazionali ed emozionali” e “garantire il diritto all’istruzione”.
La sentenza evidenzia l’importanza fondamentale di applicare correttamente queste disposizioni per tutelare il percorso formativo degli studenti con DSA.
Le implicazioni della sentenza per il sistema scolastico
La decisione del TAR rappresenta un precedente significativo per il sistema educativo italiano, stabilendo chiaramente che il rifiuto degli strumenti compensativi costituisce una violazione dei diritti degli studenti con DSA. Gli istituti scolastici dovranno ora rivedere i propri protocolli per garantire che le commissioni d’esame siano adeguatamente formate sui disturbi specifici dell’apprendimento e sulle relative misure di supporto previste dalla normativa.
Per la studentessa coinvolta, la possibilità di ripetere l’esame rappresenta non solo un’opportunità di riscatto accademico, ma anche il riconoscimento della validità delle proprie difficoltà certificate. Il blocco emotivo subito durante l’esame evidenzia quanto sia cruciale un approccio sensibile e inclusivo nelle valutazioni, specialmente per studenti vulnerabili che necessitano di supporti specifici per esprimere al meglio le proprie competenze acquisite.