Uno studio biennale del Centro Ulisse, finanziato dal PNRR, ha seguito oltre 200 studenti in circa una decina di scuole medie e superiori di Torino e provincia. Risultati recenti: ansia pervasiva, effetto «opossum» con immobilizzazione, noia come strategia di fuga e marcato calo della concentrazione, ampiamente presentati al convegno “Inside school”.
La ricerca: metodo, partecipanti e finanziamento
L’équipe del Centro Ulisse presso l’Osservatorio sulle problematiche scolastiche e dello sviluppo ha condotto un intervento biennale di mentoring individuale uno a uno su oltre 200 studenti in una decina di scuole medie e superiori di Torino e provincia.
Il progetto, finanziato dal PNRR, mirava a ridurre i divari territoriali e contrastare la dispersione scolastica; i risultati sono stati presentati al convegno “Inside school: cosa farsene delle emozioni a scuola”.
L’effetto opossum e i sintomi osservati
Il cosiddetto effetto opossum descrive studenti che, di fronte a difficoltà o al timore del giudizio, si rendono invisibili: si bloccano, smettono di partecipare e assumono un atteggiamento simile al fingere la “morte”.
Gli psicologi del Centro Ulisse evidenziano che l’ansia viene usata sia come etichetta sia come contenitore di stati emotivi diversi — rabbia, vergogna, frustrazione, paura — rendendo complessa la diagnosi e l’intervento. Tra le manifestazioni più ricorrenti sono riportate l’incapacità di avviare attività autonome, l’immobilizzazione davanti ai compiti e un’apparente apatia che nasconde disagio interno.
Gli operatori hanno raccolto espressioni frequenti come “ho l’ansia” e “sono annoiato”, mentre gli insegnanti segnalano un calo marcato della concentrazione in classe. Il fenomeno riduce partecipazione e ostacola processi di apprendimento quotidiani.
Il disagio: origini e fattori associati
Il disagio emerge spesso già alle medie, se non prima, secondo il report Inside school. Fattori ricorrenti includono l’uso prolungato del cellulare, notti insonni e difficoltà di relazione che favoriscono isolamento e peggioramento emotivo.
Queste dinamiche alimentano ansia e apatia, riducono la disponibilità al dialogo e aumentano comportamenti di “rumore”: alcuni studenti parlano sempre meno, altri manifestano agitazione o scatenano conflitti che amplificano il malessere collettivo e compromettono rendimento scolastico.
Le conseguenze in aula
La dispersione implicita emerge con studenti presenti fisicamente ma partecipazione passiva: alcuni non parlano, altri generano ‘rumore’ (chat violente, interferenze esterne), e pochi mediare i conflitti.
Il risultato: gestione più complessa per gli insegnanti e ridotta inclusione, con impatti sulla vita scolastica quotidiana, aumentando l’abbandono implicito e le difficoltà relazionali.
L’intervento di mentoring
Il Centro Ulisse ha erogato un mentoring individuale uno a uno, seguito per oltre 200 studenti in una decina di scuole medie e superiori di Torino e provincia. L’intervento biennale, finanziato dal PNRR, mirava a ridurre i divari territoriali scolastici.
Gli psicologi hanno poi raccolto espressioni ricorrenti: “ho l’ansia” e l’uso di “noia” per mascherare imbarazzo, presentate al convegno Inside school.