Emergenza smartphone: il rischio dipendenza tra giovani

Emergenza smartphone: il rischio dipendenza tra giovani e le nuove misure di divieto

La dipendenza da smartphone tra i giovani è un'emergenza nazionale con circa 100mila ragazzi coinvolti in Italia e casi drammatici di crisi d'astinenza.
Emergenza smartphone: il rischio dipendenza tra giovani e le nuove misure di divieto

La dipendenza da smartphone tra i giovani è diventata un’emergenza nazionale che coinvolge circa 100mila ragazzi in Italia. I casi di crisi d’astinenza digitale si moltiplicano, con episodi drammatici come quello del quindicenne finito in ospedale per una vera e propria sindrome da astinenza.

Le testimonianze raccolte rivelano comportamenti estremi: giovani che distruggono mobili quando vengono privati del telefono, che sudano e accusano mal di testa se la batteria si scarica, che dormono con il dispositivo sotto il cuscino.

Di fronte a questo scenario allarmante, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato l’estensione del divieto di utilizzo dei cellulari anche alle scuole superiori, coinvolgendo così 2,6 milioni di studenti dai 14 ai 19 anni.

Le testimonianze che scuotono il sistema

Il racconto più agghiacciante arriva da un ragazzo che ha vissuto sulla propria pelle la dipendenza digitale: “Spaccavo i mobili quando provavano a togliermelo”, confessa alla trasmissione Mattino Cinque News. I sintomi descritti sono identici a quelli di una tossicodipendenza: “Quando sentivo che il telefono si stava scaricando, iniziavo a sudare, a stare male, mi veniva mal di testa”.

L’isolamento sociale diventava totale: “Non uscivo di casa, non riuscivo ad andare al lavoro perché anche lì avevo problemi per colpa del cellulare”. Il dispositivo si trasformava in un’estensione del corpo: “Dormivo con il telefono sotto il cuscino e mi svegliavo appena sentivo che mi arrivava una notifica”, una vigilanza digitale che comprometteva sonno e relazioni.

Il grido della pedagogia e la sfida normativa

L’analisi del pedagogista Daniele Novara, direttore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, inquadra il fenomeno come sintomo di un “disagio profondo, alimentato dall’isolamento e dalla mancanza di socialità con i pari”.

Secondo l’esperto, la dipendenza digitale “nasce quando il dispositivo diventa lo strumento prediletto con cui una persona giovane impara a gestire le emozioni, a trovare conferme o a sentirsi parte di qualcosa”.

Il vero problema non è tecnologico ma generazionale: “Se un adolescente non ha sperimentato fin da piccolo relazioni significative, momenti di noia creativa, esperienze concrete, allora l’universo digitale diventa un sostituto onnipresente”.

La strategia del ministro Valditara è drastica: dopo il divieto già in vigore per medie ed elementari, l’estensione alle superiori coinvolgerebbe 2,6 milioni di studenti. Parallelamente, il governo spinge per “vietare l’uso dei social network sotto i 15 anni”, sostenendo la proposta di legge bipartisan in discussione in Parlamento, seguendo l’esempio dell’Australia.

I numeri e le statistiche di un’epidemia silenziosa

Le statistiche dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza rivelano una realtà sconcertante: il 95% dei teenager italiani possiede uno smartphone, con un utilizzo medio che oscilla tra le 6 e le 8 ore giornaliere.

Un dato che diventa ancora più preoccupante se si considera che il 60% dei giovani controlla il telefono entro i primi 10 minuti dal risveglio, mentre il 40% non resiste nemmeno durante le ore notturne.

I segnali di dipendenza emergono con chiarezza dai comportamenti quotidiani: l’85% dei casi manifesta ansia da separazione dal dispositivo, il 70% soffre di disturbi del sonno legati all’uso notturno del cellulare, mentre il 65% registra un calo significativo del rendimento scolastico.

Particolarmente allarmante è il dato sull’isolamento sociale, che colpisce il 55% degli adolescenti coinvolti nello studio.

Questi numeri assumono una dimensione ancora più drammatica quando si trasformano in vere e proprie crisi di astinenza, con manifestazioni fisiche e comportamentali che richiedono, nei casi più gravi, il ricovero ospedaliero. Una realtà che coinvolge circa 100mila giovani in Italia.

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