Il fenomeno emerge da un’inchiesta pubblicata su British Vogue a novembre 2025, firmata dalla giornalista Chanté Joseph. L’articolo pone una domanda provocatoria: avere un fidanzato è diventato imbarazzante? La risposta, almeno per una fetta della Generazione Z femminile, sembra affermativa.
Non si tratta di rigetto del sentimento amoroso, ma di un attrito specifico: nelle coppie eterosessuali, molte ragazze scelgono di non dichiararsi apertamente “in coppia”, come se la figura del partner maschile fosse qualcosa di cui vergognarsi.
Il contrasto culturale è netto. Per secoli la narrazione occidentale ha dipinto le donne in attesa del principe azzurro che le salvasse. Oggi lo scenario è ribaltato: essere single non solo è accettato, ma rappresenta un vero status symbol.
La nuova indipendenza passa anche dal non dover giustificare alcuna relazione. Questo cambiamento valoriale si riflette direttamente nelle scelte comunicative della Gen Z, che privilegia l’autonomia come segnale di maturità e forza personale, rendendo la relazione romantica un elemento secondario nell’identità pubblica.
Il galateo digitale e l’estetica del feed
Nella cultura visuale della Gen Z, i profili Instagram seguono regole implicite precise. Pubblicare la foto del fidanzato può essere percepito come una stonatura estetica, un elemento che rompe la coerenza accuratamente costruita del feed.
Come evidenziato nell’articolo, a meno che non si sia una supermodella, si rischia di apparire ingenui o fuori moda.
La strategia comunicativa privilegiata è quella dell’allusione: una tazza di caffè accanto a un’altra, una mano sfuggente in una story, dettagli che suggeriscono senza dichiarare. Questa modalità narrativa preserva l’estetica del profilo lasciando intuire la presenza di un legame senza comprometterne la coerenza visiva.
L’essere single è diventato uno status symbol che comunica autonomia e indipendenza, valori centrali per questa generazione. Mostrare apertamente il partner, invece, può essere interpretato come un passo indietro rispetto a questo ideale di autosufficienza, una scelta che contrasta con l’immagine personale costruita online e che va gestita con estrema prudenza nel rispetto del galateo digitale contemporaneo.
L’eteropessimismo come chiave interpretativa
Il fenomeno descritto poggia su un concetto che sta emergendo nelle analisi culturali contemporanee: l’eteropessimismo. Non si tratta di odio verso gli uomini, ma di un disincanto generalizzato verso le relazioni eterosessuali, spesso percepite come deludenti, limitanti o incapaci di aggiungere vero valore alla vita individuale.
Nell’era dell’empowerment femminile, la relazione sentimentale non rappresenta più l’elemento fondante della femminilità. Al contrario, è l’autosufficienza a definire l’identità delle giovani donne: la capacità di bastare a se stesse, di costruire un percorso indipendente, di non dover giustificare scelte affettive.
In questo quadro valoriale, avere un partner maschile può essere letto come una piccola resa, un ritorno implicito a schemi tradizionali che molte ragazze Gen Z hanno consapevolmente rifiutato. Non è l’amore in sé a creare disagio, ma l’immagine pubblica della coppia eterosessuale, che rischia di sovrapporsi all’identità costruita con cura.
Da qui nasce la scelta di proteggere la relazione dalla sfera dei social, talvolta omettendo del tutto l’esistenza del fidanzato. È una forma di tutela dalla sovraesposizione digitale, ma anche un modo per mantenere coerenza con un’immagine personale fondata sull’indipendenza e sulla distanza dagli schemi affettivi convenzionali.
Le ricadute sulla gestione della vita online
Il fenomeno descritto da Chanté Joseph si traduce in scelte comunicative concrete nella gestione quotidiana dei profili social. Molte ragazze della Gen Z, pur vivendo una relazione stabile, preferiscono proteggere la sfera privata omettendo completamente l’esistenza del partner dai propri canali digitali.
Questa strategia rappresenta una risposta consapevole alla sovraesposizione mediatica che caratterizza l’epoca attuale.
L’articolo di British Vogue si chiede: mentre si avvicinano le festività e gli zii si preparano alle solite domande invadenti a tavola, qual è la risposta? “Il fidanzatino? No, grazie. Non va più di moda” diventa la battuta che sintetizza, con ironia, un cambiamento culturale più profondo nel modo in cui le giovani generazioni gestiscono il confine tra pubblico e privato.