L’elenco è stato rinvenuto nel bagno maschile del secondo piano del liceo Giulio Cesare di Roma. La lista riportava nomi e cognomi di studentesse dell’istituto, accostati alla dicitura “stupri”. Il ritrovamento ha generato immediata allerta.
La segnalazione è partita dal collettivo Zero Alibi, che ha denunciato pubblicamente l’accaduto. Anche i rappresentanti d’istituto hanno collaborato, dialogando con la dirigenza. L’intera comunità scolastica si è attivata rapidamente per gestire la vicenda con la serietà richiesta.
La voce della studentessa: percezione di minaccia e richiesta di sicurezza
Una delle studentesse il cui nome compare nell’elenco ha voluto rendere pubblica la propria esperienza, definendo l’accaduto come un atto di violenza. “Nella lista stupri trovata scritta sui muri del bagno dei maschi del secondo piano c’è anche il mio nome”, ha dichiarato, esprimendo rabbia e disgusto per quanto successo tra le mura del proprio istituto.
La giovane ha sottolineato che la scuola dovrebbe rappresentare un luogo sicuro, dove poter camminare nei corridoi con tranquillità. “È un atto di violenza. Che poi non sia una violenza fisica, è sicuramente una minaccia e questo mette a rischio noi studentesse”, ha spiegato. Una lista stupri costituisce una vera e propria minaccia scritta.
La posizione della scuola: circolare, condanna e valori richiamati
La dirigente scolastica del liceo Giulio Cesare ha firmato una circolare per ribadire la condanna verso qualsiasi stereotipo e violenza di genere, in forma fisica, verbale, psicologica o digitale. Il documento sottolinea che l’istituto “non è aperto alla violenza” e rifiuta di essere “ricettacolo d’intolleranza”.
La preside ha richiamato i valori costituzionali su cui la scuola fonda il proprio operato quotidiano con gli studenti, esprimendo sostegno e solidarietà alle studentesse e agli studenti coinvolti in questa vicenda.
L’intervento della politica: reazioni istituzionali e inquadramento del gesto
La vicenda ha rapidamente oltrepassato i confini del liceo, arrivando in Campidoglio e in Parlamento. Maria Elena Boschi ha definito la “lista stupri” sui muri scolastici un fatto che “fa male, ferisce”, sottolineandolo come segnale di una cultura degradata e degradante che non si può ignorare.
Il capogruppo della Lega in Campidoglio, Fabrizio Santori, ha parlato di “fatto di gravità assoluta”, evidenziando come associare nomi e cognomi di studentesse a un simile elenco configuri una forma di intimidazione sessuale e di istigazione alla violenza. Le dichiarazioni istituzionali convergono nel riconoscere la necessità di chiamare il fenomeno con il suo nome, inquadrandolo come manifestazione di una mentalità che perpetua stereotipi e violenza di genere.
Le verifiche del ministro Valditara e il richiamo all’educazione civica
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha definito quanto accaduto al liceo Giulio Cesare “un fatto grave che va indagato e sanzionato duramente”. Valditara ha richiesto verifiche interne per accertare la dinamica e individuare responsabilità, sottolineando che le nuove norme in materia disciplinare forniscono alle scuole “tutti gli elementi per procedere”.
Oltre ai provvedimenti immediati, il ministro ha annunciato l’intenzione di verificare l’andamento dei corsi di educazione al rispetto della donna e di educazione alle relazioni, previsti per la prima volta come obbligatori dalle nuove linee guida sull’educazione civica. Questi percorsi formativi rappresentano uno degli strumenti normativi introdotti per prevenire episodi di violenza e discriminazione negli istituti scolastici.
Valditara ha ribadito che “il rispetto è un valore imprescindibile” e che “nella scuola italiana non vi è spazio per la violenza e la discriminazione”, confermando la volontà di rafforzare il controllo sull’applicazione delle misure educative già attive.
Le testimonianze degli studenti: lettura culturale e richieste formative
Il collettivo Zero Alibi, primo firmatario della denuncia interna, ha utilizzato i propri canali social per amplificare la voce di studenti e studentesse. Nei contributi pubblicati emerge una lettura precisa dell’accaduto: “Questa vicenda sottolinea le solite logiche coercitive della cultura patriarcale”, scrivono.
Le testimonianze raccolte rifiutano l’interpretazione dell’episodio come gesto isolato: “Questa lista ci mostra come gli episodi di violenza non siano dei raptus di persone non sane, ma la conclusione di un percorso compiuto da uomini che sono perfettamente in sé”.
L’intervento si conclude con una richiesta diretta alle istituzioni e alla dirigenza scolastica: “Che le istituzioni si prendano la responsabilità di introdurre percorsi seri di educazione sessuo-affettiva”. “Vogliamo soluzioni concrete ed incisive”, chiudono gli studenti.
Lo stato delle indagini: atti, ipotesi e prossimi passaggi
La dirigente scolastica del liceo Giulio Cesare è stata convocata e ascoltata in Questura per fornire elementi utili agli investigatori. Le indagini sono in corso e la comunità scolastica attende sviluppi ufficiali. Al momento, secondo quanto emerso, ci sarebbe almeno un sospettato, ma mancano ancora conferme formali da parte delle autorità.
Due genitori delle nove studentesse coinvolte hanno già presentato denuncia formale, mentre gli altri potrebbero seguire la stessa strada nei prossimi giorni. Dalla Squadra Mobile emerge un’ipotesi investigativa rilevante: il gesto avrebbe un movente politico, poiché alcune delle vittime nominate nell’elenco risultano attivamente impegnate in iniziative contro la violenza sulle donne.