Manovra 2026, scuola e lavoro: stipendi bloccati, pensioni rinviate e sindacati frammentati

Manovra 2026, scuola e lavoro: stipendi bloccati, pensioni rinviate e sindacati frammentati

La Legge di Bilancio 2026 scatena il dissenso dei sindacati per l'assenza di investimenti sui lavoratori. Dal 2028 l'età pensionabile aumenterà di tre mesi.
Manovra 2026, scuola e lavoro: stipendi bloccati, pensioni rinviate e sindacati frammentati

La Legge di Bilancio 2026 raccoglie il forte dissenso dei sindacati per l’assenza di investimenti significativi sui lavoratori. Dal 2028 l’età pensionabile aumenterà di tre mesi, mentre i rinnovi contrattuali restano ampiamente sotto l’inflazione, lasciando il potere d’acquisto sotto pressione.

Nella scuola si aggiunge la stretta sulle supplenze brevi, con limitazioni fino a dieci giorni che potrebbero compromettere la continuità didattica.

I cinque sindacati firmatari dell’ipotesi di Contratto nazionale 2022/24 — Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals, Gilda e Anief — si sono riuniti a Piazza Vidoni, a Roma, per denunciare la marginalità riservata al settore scolastico e reclamare risorse aggiuntive.

La mobilitazione sottolinea il divario tra gli aumenti previsti e l’andamento dell’inflazione, evidenziando ricadute concrete per studenti e personale: classi meno seguite, retribuzioni inadeguate e prospettive pensionistiche allontanate.

Le piazze e le date: scioperi e mobilitazioni tra 28 novembre e 12 dicembre

Il sindacalismo di base ha proclamato uno sciopero generale per venerdì 28 novembre, con l’adesione di Cobas, Usb, Cub, Unicobas e Ssb. Il giorno successivo, sabato 29 novembre, la Uil scenderà in piazza a Roma per chiedere correttivi alla Legge di Bilancio.

La Cgil, guidata da Maurizio Landini, ha scelto invece venerdì 12 dicembre per fermare le attività lavorative.

I Cobas esprimono rammarico per la mancata unità sindacale dopo la mobilitazione del 3 ottobre, quando oltre due milioni di manifestanti hanno sfilato contro il genocidio in Palestina. “La Cgil ha diviso colpevolmente quello che lo sciopero del 3 ottobre aveva unito”, denunciano.

La scelta dello sciopero di venerdì ha provocato reazioni politiche: la premier Giorgia Meloni e i ministri Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno criticato lo stop nell’ultimo giorno lavorativo, interpretandolo come un modo per garantirsi un week end lungo.

La frammentazione del calendario rischia di disperdere le adesioni e indebolire la pressione sul Governo.

Le richieste sindacali: salari, stabilizzazioni e servizi pubblici

La piattaforma rivendicativa pone al centro il rilancio dei salari nel pubblico impiego, con il personale scolastico in prima linea. La Cgil, guidata da Maurizio Landini, rivendica condizioni chiare per rifiutare i mancati investimenti e chiede risorse aggiuntive destinate a valorizzare docenti, educatori e personale Ata.

Parallelamente, i sindacati chiedono la stabilizzazione definitiva dei precari, che nella scuola rappresentano il 20-25 per cento degli organici, una percentuale record nel settore pubblico.

Oltre ai temi economici, le rivendicazioni si estendono ai servizi pubblici e sociali, alla sanità e al sistema pensionistico. I Cobas inseriscono nella propria agenda anche la difesa del popolo palestinese e il no ai finanziamenti per le armi, collegando la protesta interna a temi di politica internazionale e di destinazione delle risorse statali.

Il percorso in parlamento: emendamenti e margini di modifica

La Legge di Bilancio 2026 è al vaglio del Senato, dove dalle oltre 5.700 proposte di modifica iniziali ne sopravviveranno poco più di 400. Le commissioni parlamentari, in raccordo con il Ministero dell’Economia che verifica le coperture finanziarie, stanno effettuando una drastica scrematura: secondo quanto emerge dai lavori, arriveranno in Aula quasi esclusivamente gli emendamenti presentati dalla maggioranza di governo.

Le possibilità che le istanze dell’opposizione e dei sindacati — su stipendi pubblici, stabilizzazioni e servizi — trovino accoglimento appaiono ridottissime. Questo iter stringente lascia prevedere che la manovra manterrà l’impianto originario, limitando i margini di correzione proprio sulle misure più contestate dal mondo della scuola e del lavoro pubblico.

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