La ricerca condotta da Skuola.net su un campione di 1.000 maturandi ha rivelato numeri sorprendenti sull’adozione dell’intelligenza artificiale nel percorso scolastico. Il 35% degli studenti prossimi all’esame di Stato ha fatto ricorso frequentemente agli strumenti di IA da settembre 2023, mentre un ulteriore 34% li ha utilizzati in modo più occasionale durante l’anno.
Un 19% ha dichiarato di aver sperimentato l’intelligenza artificiale solo in casi sporadici, lasciando appena il 10% dei maturandi che non ha mai utilizzato questi supporti tecnologici. La maturità 2025 si configura quindi come un vero e proprio spartiacque generazionale, dove l’IA entra prepotentemente nelle aule scolastiche italiane.
Il dato più allarmante riguarda le intenzioni future: circa 1 studente su 3 si dice pronto a utilizzare l’intelligenza artificiale anche durante le prove d’esame, nonostante i rischi disciplinari che questo comporterebbe.
Le applicazioni nelle attività scolastiche
Gli strumenti di intelligenza artificiale hanno trovato spazio in diverse attività didattiche quotidiane. La ricerca mostra come i maturandi utilizzino principalmente questi sistemi per condurre ricerche scolastiche approfondite, ottenendo informazioni dettagliate su argomenti complessi in tempi ridotti.
Un altro impiego diffuso riguarda la ricerca di spunti creativi per progetti e compiti assegnati. Gli studenti si rivolgono ai chatbot per sviluppare idee originali o per esplorare prospettive diverse su tematiche specifiche. Particolarmente apprezzata è la funzione di tutor virtuale: l’intelligenza artificiale aiuta nella preparazione alle interrogazioni, fornendo spiegazioni personalizzate e simulando domande d’esame.
Tuttavia, emergono anche utilizzi più controversi. Alcuni studenti ammettono di aver richiesto assistenza diretta per svolgere temi ed elaborati, oltre a traduzioni e scrittura di codice informatico. Altri si affidano all’IA per ottimizzare e verificare testi di propria produzione, creando una zona grigia tra supporto legittimo e possibile scorrettezza accademica.
Sebbene la maggior parte delle applicazioni rientri negli usi leciti durante le lezioni normali, la linea di demarcazione tra aiuto e sostituzione diventa sempre più sottile.
Il dilemma dei docenti: riconoscere l’elaborato artificiale
La sfida più complessa che emerge dalla ricerca riguarda la capacità dei docenti di individuare elaborati prodotti dall’intelligenza artificiale. Il 20% degli insegnanti ammette apertamente di non riuscire a distinguere un tema scritto da ChatGPT da uno redatto direttamente dallo studente, rivelando una lacuna significativa nel sistema di valutazione scolastico.
Questa difficoltà solleva interrogativi profondi sull’autenticità delle prove d’esame e sulla correttezza del processo valutativo. Gli elaborati generati dall’IA presentano spesso una struttura formalmente corretta e un linguaggio fluido, caratteristiche che possono ingannare anche docenti esperti, specialmente quando lo studente sa come personalizzare e adattare il contenuto artificiale.
La tensione tra innovazione tecnologica e metodi tradizionali di verifica diventa particolarmente evidente durante la maturità, dove l’autenticità dell’elaborato rappresenta un elemento fondamentale per la valutazione finale. Questa situazione costringe il mondo educativo a ripensare i criteri di valutazione e a sviluppare nuove competenze per affrontare l’era dell’intelligenza artificiale applicata all’istruzione.