Il 26 novembre 2025, durante la seduta plenaria al Parlamento Europeo di Strasburgo, l’europarlamentare Sandro Ruotolo ha lanciato un appello destinato a risuonare nel dibattito sull’educazione digitale: “Devono essere i genitori, non gli algoritmi, a crescere i nostri figli”. L’intervento ha posto al centro la responsabilità genitoriale come presidio irrinunciabile contro i rischi del web, sottolineando come affidare il compito educativo alle piattaforme equivalga ad abdicare al dovere di accompagnare, proteggere e orientare i minori nel mondo reale e virtuale.
Ruotolo ha richiamato alla necessità di un vero patto sociale tra famiglie, scuola e istituzioni per gestire con consapevolezza i pericoli associati alla dipendenza da smartphone e all’esposizione continua a internet. L’europarlamentare ha evidenziato come, in un’epoca dominata da algoritmi che plasmano comportamenti e preferenze, la delega educativa alle tecnologie rappresenti una minaccia concreta allo sviluppo armonioso delle nuove generazioni, rendendo indispensabile il recupero di una presenza educativa attiva e vigile.
I dati su uso di internet e dipendenza da smartphone
Le statistiche sull’uso di internet tra i giovani italiani delineano uno scenario che richiede attenzione immediata. Il 97% dei ragazzi utilizza internet ogni giorno, una penetrazione quasi totale che ridefinisce tempi e spazi della crescita.
Ancora più allarmante è la diffusione della dipendenza da smartphone: un adolescente su quattro presenta segni evidenti di dipendenza, con sintomi che includono ansia, disturbi del sonno e calo del rendimento scolastico.
I dati sul tempo trascorso online risultano particolarmente preoccupanti: i ragazzi tra 11 e 14 anni passano oltre 9 ore al giorno connessi, mentre i bambini tra 8 e 10 anni raggiungono una media di 6 ore quotidiane. Questa esposizione prolungata genera conseguenze concrete: sovraccarico di stimoli, ridotta capacità di concentrazione, accumulo di stress e compromissione delle capacità comunicative.
Il contrasto è evidente: se da un lato la tecnologia favorisce l’accesso rapido all’informazione, dall’altro la sovraesposizione comporta isolamento sociale, irritabilità quando si è lontani dal dispositivo e limiti nello sviluppo del pensiero critico. La ridefinizione digitale degli spazi di crescita rende urgente un intervento educativo strutturato che bilanci opportunità e protezione.
Il ruolo degli algoritmi e le conseguenze per i minori
Gli algoritmi – sistemi che regolano i flussi di contenuti sulle piattaforme digitali – esercitano un’influenza crescente sulle scelte dei più giovani. Questi meccanismi apprendono le preferenze degli utenti e propongono contenuti personalizzati, alimentando il rischio di bolla informativa: i ragazzi vedono solo ciò che conferma i propri interessi, limitando l’esplorazione autonoma e il pensiero critico.
Il filtraggio automatico può bypassare il controllo parentale, esponendo i minori a fake news, contenuti violenti o sessualmente espliciti. Le raccomandazioni automatiche rafforzano abitudini e stereotipi, riducendo lo spazio per scoperte spontanee.
Come evidenziato da Ruotolo, le tecnologie possono essere alleate preziose solo se la supervisione adulta rimane centrale: senza presenza educativa, la personalizzazione amplifica i rischi anziché proteggere.
Le strategie educative per famiglie e scuola
Alla luce dei rischi emersi, l’educazione digitale consapevole richiede azioni quotidiane concrete. I genitori devono stabilire regole chiare su tempi e contenuti, coinvolgendo i figli nella scelta di applicazioni e siti, e promuovendo attività alternative come sport, musica o lettura.
Il dialogo aperto sui rischi del web – cyberbullismo, truffe online, adescamento – rappresenta un presidio fondamentale, accompagnato dall’installazione di strumenti di parental control che non invadano eccessivamente la privacy.
La scuola italiana ha implementato progetti di alfabetizzazione digitale e cittadinanza digitale, con laboratori di sicurezza informatica e incontri con esperti. Queste iniziative, diffuse sul territorio nazionale, prevenivano dipendenze e disagi psicologici, educando al rispetto delle regole online.
La collaborazione tra scuola e famiglia si rivela determinante per costruire una relazione sana tra minori e tecnologia, trovando l’equilibrio tra libertà e protezione attraverso modelli positivi di utilizzo dei dispositivi.