Gli studenti si mobilitano contro le ultime riforme del MIM: nel mirino voto in condotta e 4+2

Gli studenti si mobilitano contro le ultime riforme del MIM: nel mirino voto in condotta e 4+2

Il Ministero dell'Istruzione ha varato riforme controverse che ridisegnano il panorama educativo italiano, generando proteste studentesche.
Gli studenti si mobilitano contro le ultime riforme del MIM: nel mirino voto in condotta e 4+2

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha varato una serie di riforme controverse che ridisegnano il panorama educativo italiano. Le nuove misure includono la revisione dei programmi scolastici con maggiore enfasi sulla narrazione occidentale, il rafforzamento del voto in condotta con possibilità di bocciatura per insufficienza, e la riforma del percorso 4+2 per gli istituti tecnico-professionali.

Ancora prima dell’avvio delle lezioni, si respira già aria di protesta.

I collettivi studenteschi hanno fissato per il 6 settembre una mobilitazione generale contro le decisioni ministeriali.

Il voto in condotta e le implicazioni educative

La riforma del voto in condotta rappresenta uno dei punti più controversi del nuovo pacchetto ministeriale. La misura prevede un rafforzamento significativo della valutazione comportamentale, introducendo la possibilità concreta di bocciatura per gli studenti che riportino un’insufficienza in condotta.

I collettivi studenteschi interpretano questa decisione come un tentativo sistematico di rafforzare la logica del controllo all’interno delle istituzioni scolastiche. Secondo la loro visione, si tratterebbe di una strategia volta a disciplinare non solo i comportamenti, ma anche i pensieri e le forme di protesta studentesca.

La misura si inserisce in un quadro più ampio di riforme orientate verso una maggiore disciplina comportamentale nel sistema educativo.

La riforma del 4+2 nei percorsi tecnico-professionali

Il modello 4+2 proposto dal MIM prevede quattro anni di scuola seguiti da due anni di formazione professionalizzante negli istituti tecnico-professionali. I collettivi studenteschi denunciano questa riforma come una “precarizzazione mascherata” che spinge prematuramente i giovani nel mondo del lavoro, compromettendo la qualità della loro preparazione.

La riforma potrebbe trasformare radicalmente il panorama degli istituti tecnico-professionali, con maggiore coinvolgimento delle aziende private, incluse quelle del settore militare.

Gli studenti temono che questo modello privilegi le esigenze del mercato rispetto alla formazione completa, limitando le prospettive occupazionali future e riducendo le opportunità di crescita personale e professionale dei giovani diplomati.

La revisione dei programmi scolastici

La modifica dei programmi didattici rappresenta uno dei punti più controversi delle nuove riforme ministeriali. I collettivi studenteschi contestano l’impostazione che privilegia la narrazione storica dell’Occidente sin dalla scuola primaria, interpretandola come una scelta ideologica piuttosto che educativa.

Secondo i movimenti di protesta, questa impostazione curricolare promuoverebbe “un’idea distorta di civiltà e di superiorità culturale”, alimentando una visione eurocentrica che marginalizza altre tradizioni culturali e storiche nel panorama educativo nazionale.

La reazione istituzionale e dichiarazioni del ministro

Il ministro Giuseppe Valditara ha respinto fermamente le accuse dei collettivi studenteschi, ribadendo che “la scuola è luogo di confronto, non di violenze o di guerra”. In risposta alle critiche sulle riforme proposte, il ministro ha sottolineato come i gruppi che minacciano mobilitazioni dimostrino “una visione della società che non garantisce progresso, né sviluppo, né occupazione”.

Valditara ha difeso con determinazione le misure contestate, spiegando che il rafforzamento del voto in condotta “rimette al centro la responsabilità individuale e valorizza la cultura del rispetto”. Riguardo alla revisione dei programmi scolastici, ha precisato che “conoscere la propria civiltà, la propria storia serve a sapere chi siamo, da dove veniamo e come possiamo costruire un futuro”.

Con una dichiarazione che segna la linea del governo, il ministro ha concluso: “Queste minacce non ci intimidiscono. Io vado avanti, deciso, senza alcuna preoccupazione”, sottolineando la centralità della formazione per preparare le competenze necessarie al futuro occupazionale dei giovani.

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