Permesso di soggiorno a punti: legittimità e ruolo della scuola per i minori

Permesso di soggiorno a punti: legittimità e ruolo della scuola per i minori

La proposta della Lega introduce un sistema a punti per i minori stranieri, legando il punteggio alla frequenza e al rendimento scolastico.
Permesso di soggiorno a punti: legittimità e ruolo della scuola per i minori

La proposta della Lega trova le sue radici nella legge Sicurezza del 2009, voluta dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il testo introduceva il cosiddetto “patto di integrazione”, un meccanismo che assegnava agli stranieri 16 crediti iniziali al momento della stipula del permesso di soggiorno.

Il sistema prevedeva la possibilità di incrementare il punteggio fino a 30 punti nell’arco di due anni, attraverso la partecipazione a corsi di lingua italiana, educazione civica e attività imprenditoriali. Al contrario, il mancato rispetto degli obblighi o comportamenti scorretti comportavano la decurtazione dei punti, con revoca del permesso ed espulsione in caso di azzeramento totale del punteggio.

La proposta della Lega

L’idea promossa dalla Lega prevede l’estensione del sistema a punti ai minori stranieri a partire dai 14 anni. Il meccanismo ricalca quello già ipotizzato per gli adulti: ogni titolare riceve un punteggio iniziale che può aumentare o diminuire in base al comportamento.

Attività positive come la frequenza regolare a scuola o la partecipazione a corsi di lingua italiana consentono di guadagnare punti, mentre infrazioni, comportamenti scorretti o il mancato rispetto degli obblighi comportano la perdita di punteggi. L’azzeramento totale del punteggio rappresenta il rischio più grave, portando alla revoca del permesso di soggiorno e all’allontanamento dal territorio italiano.

Il ruolo della scuola

La frequenza scolastica e il rendimento accademico diventerebbero elementi centrali nel nuovo sistema di valutazione per i minori stranieri. Secondo la proposta della Lega, la scuola assumerebbe un ruolo determinante nel monitoraggio dei comportamenti e nell’assegnazione dei punteggi necessari per mantenere il permesso di soggiorno.

La frequenza regolare alle lezioni rappresenterebbe uno dei criteri fondamentali per guadagnare punti, trasformando di fatto l’istituzione scolastica in un ente di controllo dell’integrazione. Il rendimento scolastico contribuirebbe alla valutazione complessiva del minore, creando un legame diretto tra successo formativo e diritto alla permanenza sul territorio italiano.

Resta però aperta una questione cruciale: chi si occuperebbe concretamente dell’assegnazione del punteggio? La proposta non chiarisce se questa responsabilità ricadrebbe sui dirigenti scolastici, sui docenti o su altri soggetti istituzionali.

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti