L’attuale normativa scolastica prevede il divieto totale dell’uso dei cellulari durante le ore di lezione, una misura che sta incontrando crescenti resistenze da parte del corpo docente. Il 6 ottobre 2025, un gruppo di insegnanti del “Duca degli Abruzzi” di Treviso ha formalizzato una lettera al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, richiedendo una revisione della messa al bando: “Caro ministro dell’Istruzione del Merito, i cellulari non sono solo fonte di distrazione, ma sono anche utili alla didattica. Ci ripensi.”
Questa iniziativa riflette una duplice visione pedagogica emergente nel mondo scolastico: se da un lato gli smartphone rappresentano indubbiamente una fonte di distrazione, dall’altro possono trasformarsi in strumenti didattici efficaci quando utilizzati sotto la guida dei docenti.
La proposta di revisione normativa
La richiesta di attenuazione del divieto si concentra sulla possibilità di consentire l’uso didattico degli smartphone sotto la supervisione diretta dei docenti. Questa posizione trova sostegno nella dirigente di Fano, che sottolinea l’importanza di mantenere accessibili i costi per le famiglie: “Non possiamo chiedere ai genitori l’acquisto di un tablet, molte famiglie non se lo possono permettere”.
L’approccio proposto privilegia l’educazione rispetto al divieto assoluto. “Non credo nei divieti, credo più nell’educazione”, afferma la dirigente, evidenziando come la scuola rappresenti l’ambiente ideale per sviluppare un uso consapevole della tecnologia.
Secondo questa visione, vietare completamente i dispositivi impedirebbe il necessario lavoro educativo sul corretto utilizzo degli smartphone, che dovrebbe essere sviluppato proprio in ambito scolastico per contrastare gli usi scorretti che si manifestano prevalentemente fuori dal contesto educativo.
Le implicazioni della didattica digitale
L’integrazione controllata degli smartphone nelle attività scolastiche apre nuove prospettive per metodologie didattiche più coinvolgenti. Come evidenziato dalla dirigente di Fano, l’utilizzo guidato dei dispositivi permette di “rendere le attività più interattive e partecipative”, trasformando strumenti spesso percepiti come distrazioni in risorse educative concrete.
Un aspetto cruciale riguarda l’accessibilità economica: molte famiglie non possono sostenere l’acquisto di tablet dedicati, mentre gli smartphone rappresentano già una realtà diffusa. Questa considerazione assume particolare rilevanza nel contesto della riduzione dei costi per i libri di testo, obiettivo già perseguito dalle istituzioni scolastiche.
Il ruolo del docente diventa fondamentale nel guidare un utilizzo consapevole della tecnologia durante le lezioni, creando un ambiente controllato dove gli studenti possano sviluppare competenze digitali appropriate.
La sfida dell’educazione digitale
L’evoluzione tecnologica richiede un approccio formativo che vada oltre il semplice divieto, puntando sulla costruzione di competenze digitali consapevoli. La scuola si trova di fronte alla necessità di ripensare il proprio ruolo, trasformandosi da custode di regole restrittive a guida nell’utilizzo responsabile degli strumenti tecnologici.
L’obiettivo principale diventa quello di sviluppare negli studenti una cultura digitale matura, capace di distinguere tra uso produttivo e distrazione. Questo processo richiede un cambio di paradigma che vede i docenti assumere il ruolo di mediatori tecnologici, accompagnando gli alunni verso un rapporto equilibrato con i dispositivi.
Le prospettive future indicano la necessità di politiche educative più flessibili, orientate all’integrazione digitale piuttosto che all’esclusione. La sfida consiste nel conciliare innovazione pedagogica e disciplina, creando un ambiente dove la tecnologia diventi strumento di apprendimento sotto la supervisione qualificata del personale scolastico.