Un’insolita novità ha scatenato accese polemiche nel mondo della scuola: all’interno di una popolare app di registro elettronico sono comparsi contenuti commerciali e messaggi pubblicitari. La presenza di annunci che promuovono servizi come supporto psicologico, attività sportive, prestiti studenteschi, corsi di lingue e persino videogame ha sollevato interrogativi sull’opportunità di trasformare uno strumento didattico in un canale promozionale, generando proteste da parte di numerosi genitori e dell’associazione dei dirigenti scolastici.
I contenuti pubblicitari nel registro
All’interno di una nota applicazione di registro elettronico sono comparsi diversi contenuti commerciali che hanno scatenato polemiche tra genitori e dirigenti scolastici. Le inserzioni pubblicitarie promuovono svariati servizi: dal supporto psicologico alle attività sportive, fino a prestiti studenteschi, corsi di lingue straniere e persino videogame, generando forte disapprovazione nell’ambiente scolastico.
Il presidente di DirigentiScuola, Attilio Fratta, ha espresso una posizione netta sulla questione: “Nessuno si sognerebbe mai di inserire pubblicità in un registro cartaceo. Lo stesso principio dovrebbe valere per quello elettronico”. Un paragone immediato che evidenzia la contraddizione tra il rispetto tradizionalmente accordato agli strumenti didattici e l’apparente mercificazione degli equivalenti digitali.
La questione si complica ulteriormente considerando la gestione dei servizi pubblicitari. Fratta ha contattato direttamente il Ministero dell’Istruzione e del Merito, ricevendo conferma che “la gestione di questi servizi dipende esclusivamente dall’autonomia scolastica”. Sono infatti le singole scuole a scegliere e acquistare i pacchetti software, spesso attratte da sconti significativi senza piena consapevolezza degli elementi commerciali inclusi. “I presidi sono tutti ex docenti. Se ti arriva uno che ti dice: ‘Compra il registro elettronico da me, ti faccio risparmiare il 20%’, tu lo scegli. Ma il problema è quando c’è una comunicazione ambigua”, chiarisce Fratta, sottolineando come la responsabilità finale ricada sulle istituzioni scolastiche e non sul ministero.
Le reazioni
Numerosi genitori hanno manifestato il proprio disappunto per l’inserimento delle pubblicità, riferendo che i contenuti commerciali sarebbero comparsi senza aver fornito alcun consenso esplicito. “Non c’era un avviso chiaro sulla presenza di pubblicità e giochi nel registro di mio figlio”, ha denunciato un genitore preoccupato dalla situazione.
Particolarmente critico si è dimostrato Attilio Fratta, presidente di DirigentiScuola, che ha chiarito la propria posizione con toni decisi: “Il registro elettronico degli studenti non può diventare un mercato. La pubblicità nel registro non va fatta”. Fratta ha inoltre sollevato la questione della concorrenza sleale, esprimendo sorpresa per il silenzio delle altre aziende fornitrici di registri elettronici che non avrebbero protestato.
Il dilemma relativo al consenso è stato oggetto di dibattito tra i vertici scolastici. Mentre il presidente dell’Anp Antonello Giannelli ha sostenuto che “la singola famiglia può scegliere di non dare il consenso”, Fratta ha contestato questa posizione: “La questione dipende dal via libera della scuola. Come fanno a entrarci i genitori?”. Molti dirigenti scolastici, secondo Fratta, potrebbero non essere stati pienamente consapevoli dell’inclusione pubblicitaria: “I presidi sono tutti ex docenti. Se ti arriva uno che ti dice: ‘Compra il registro elettronico da me, ti faccio risparmiare il 20%’, tu lo scegli. Ma il problema è quando c’è una comunicazione ambigua”.
L’interrogazione parlamentare
“Che il registro elettronico venga utilizzato per veicolare messaggi commerciali è grave e inquietante”, ha dichiarato Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra, annunciando un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro Valditara. La parlamentare della Commissione cultura di Montecitorio ha definito la situazione una “mercificazione intollerabile” di uno strumento fondamentale per la didattica, utilizzato quotidianamente da milioni di genitori. Nella sua dichiarazione, Piccolotti ha evidenziato come già siamo immersi in messaggi pubblicitari ovunque, domandandosi se fosse necessario generare profitto anche sul registro di classe. La rappresentante rossoverde ha inoltre sottolineato l’urgenza di chiarire come sia stato possibile utilizzare il registro per comunicazioni commerciali e se questo strumento possa profilare studenti e famiglie. La soluzione proposta è netta: sia per l’intelligenza artificiale che per il registro elettronico, servirebbero software pubblici di proprietà dello Stato, non strumenti gestiti da società il cui unico obiettivo è il profitto.