Riforma dell’Esame di Stato: il Senato definisce i criteri di validità e il “silenzio ostinato” all'orale

Riforma dell’Esame di Stato: il Senato definisce i criteri di validità e il “silenzio ostinato” all'orale

Il voto del Senato del 15 ottobre 2025 ha approvato la riforma dell'esame di Stato introducendo modifiche nei criteri di validità.
Riforma dell’Esame di Stato: il Senato definisce i criteri di validità e il “silenzio ostinato” all'orale
Il voto del Senato del 15 ottobre 2025 ha approvato la riforma dell'esame di Stato introducendo modifiche nei criteri di validità.

Il voto espresso dal Senato il 15 ottobre 2025 ha segnato il definitivo via libera alla riforma dell’esame di Stato, introducendo modifiche sostanziali nei criteri di validità. La nuova normativa stabilisce che l’esame risulta validamente sostenuto esclusivamente quando il candidato abbia regolarmente completato tutte le prove previste: le due prove scritte nazionali e il colloquio orale.

Questa disposizione nasce dalla necessità di contrastare episodi di “scene mute” manifestatisi durante gli esami orali come forma di protesta, fenomeno che ha interessato una percentuale minima di studenti.

Le implicazioni tecniche del silenzio ostinato

La definizione di “validamente sostenuto” rappresenta il fulcro tecnico della riforma, escludendo categoricamente i casi in cui il candidato si astiene deliberatamente dal partecipare al colloquio. Il concetto di “silenzio ostinato” assume una valenza tecnica precisa: indica un comportamento caratterizzato dal “rifiuto consapevole e persistente di interagire” con la commissione esaminatrice.

La formulazione normativa introduce parametri specifici per identificare comportamenti volti a compromettere l’esito dell’esame. La “chiara intenzionalità elusiva” diventa criterio discriminante per distinguere il silenzio strategico da quello dovuto ad altre cause. Questa precisazione tecnica mira a prevenire strumentalizzazioni dell’esame.

Il dossier legislativo e prospettive giuridiche

Il dossier predisposto dagli uffici legislativi del Senato ha fornito chiarimenti cruciali sulla normativa, specificando che l’esame perde validità quando il candidato “si rifiuti deliberatamente di discutere le tematiche o di rispondere alle domande”. L’interpretazione si basa sul principio giuridico “quod lex voluit, dixit” – ciò che la legge vuole, lo dice – privilegiando il significato letterale della norma.

Tuttavia, emergono potenziali criticità nell’applicazione pratica: dimostrare la “chiara intenzionalità elusiva” e il “rifiuto consapevole e persistente” potrebbe generare contenziosi presso i TAR, dove relazioni illustrative e dossier parlamentari tradizionalmente non hanno valore probatorio nelle aule di giustizia.

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