Dal 1° settembre 2025 è entrato in vigore il divieto di utilizzo degli smartphone a scuola, esteso fino alla secondaria di secondo grado. La misura è stata introdotta dalla circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, emanata a giugno in continuità con la nota ministeriale n. 5274 dell’11 luglio 2024.
La circolare richiede agli istituti di aggiornare i propri regolamenti interni e il patto di corresponsabilità educativa, prevedendo sanzioni disciplinari specifiche per chi non rispetta il divieto. La norma vieta l’uso del telefono cellulare anche per finalità didattiche nel secondo ciclo di istruzione, segnando un cambio di rotta rispetto alle prassi precedenti.
L’applicazione concreta della regola è affidata all’autonomia scolastica, che definisce le misure organizzative più adatte al proprio contesto. Sono previste eccezioni per studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento, quando il dispositivo è indicato nel Piano educativo individualizzato o nel Piano didattico personalizzato. L’uso rimane consentito negli indirizzi tecnologici di informatica e telecomunicazioni, dove il cellulare è strettamente funzionale all’attività formativa.
La socialità ritrovata: l’osservazione in classe e negli intervalli
Trascorsi tre mesi dall’entrata in vigore del divieto, emerge un bilancio inatteso. Un docente di storia e filosofia, intervistato da La Repubblica, parla di «primavera di rivoluzione» e descrive un cambiamento tangibile: gli studenti hanno ripreso a parlarsi, a confrontarsi, a vivere gli intervalli con maggiore partecipazione.
«L’obiettivo dichiarato era innalzare il rendimento scolastico minato dallo smartphone», spiega il docente, «ma l’effetto più evidente è stato il ritrovamento delle parole, delle voci, dei suoni». Corridoi e cortili, durante la ricreazione, sono tornati a ospitare «capannelli e piccoli cerchi di conversazione», con ragazzi che si cercano, scherzano, litigano e si raccontano guardandosi negli occhi.
«Nessuno ora ha più la triste facoltà di piegare la testa solitario sull’altrove virtuale», prosegue. Dalle 8 alle 13/14, gli studenti tornano a fruire del tempo in modo unitario, riscoprendo la consistenza di un’esperienza collettiva: la scuola come spazio fisico, analogico, dove il «qui e ora» ha di nuovo consistenza.
L’autonomia degli istituti: armadietti, intervallo e ruolo dei docenti
L’applicazione del divieto ha innescato un ampio ventaglio di soluzioni operative, riflesso dell’autonomia riconosciuta a ciascuna scuola. Alcuni istituti hanno introdotto armadietti dedicati, talvolta a pagamento, per custodire i dispositivi all’ingresso; altri hanno preferito contenitori in classe o mobiletti a disposizione del docente.
Le differenze emergono anche nella gestione dell’intervallo: in certi regolamenti l’uso del telefono è ammesso durante la ricreazione, in altri il divieto resta valido per tutta la giornata scolastica.
I dirigenti scolastici, chiamati a convocare i collegi docenti per definire le nuove regole, si confrontano su come bilanciare rigore e flessibilità. Alcune scuole hanno scelto di prevedere note disciplinari già alla prima infrazione, altre hanno optato per richiami verbali progressivi. Emerge inoltre una linea condivisa da diversi istituti: chiedere ai docenti di dare l’esempio, limitando anche il proprio uso del telefono in classe e negli spazi comuni.
Queste scelte, frutto di un’indagine qualitativa tra presidi, testimoniano la centralità dell’autonomia scolastica nell’adattare la norma ministeriale al contesto locale, nel rispetto delle esigenze educative e organizzative di ciascuna comunità.
La custodia dei dispositivi: obblighi e responsabilità per le scuole
Quando gli studenti consegnano i telefoni cellulari alla scuola, depositandoli in armadietti, contenitori o mobiletti, si apre un tema delicato: quello della custodia del bene personale e delle responsabilità che ne derivano per l’istituto.
L’avvocato Dino Caudullo, esperto in materia, ha analizzato i profili giuridici legati a questa pratica, sottolineando come l’affidamento del dispositivo configuri obblighi precisi a carico della scuola. Una volta accettato il deposito, l’istituto assume infatti la responsabilità della custodia e deve garantire la sicurezza del bene fino alla restituzione.
Per questo motivo, diventa fondamentale che ogni scuola definisca regole chiare e trasparenti: modalità di deposito, luoghi sicuri, procedure di restituzione e comunicazione agli studenti dei propri diritti e doveri. La mancanza di un quadro operativo definito potrebbe esporre gli istituti a contenziosi e rendere più complessa la gestione quotidiana della misura.