Smartphone vietati a scuola: i dati scientifici e le nuove norme 2024-2025

Smartphone vietati a scuola: i dati scientifici e le nuove norme 2024-2025

Uno studio della London School of Economics su 130.000 studenti ha dimostrato che il divieto dei cellulari migliora i risultati degli esami del 6,4%, con effetti ancora più significativi per chi ha rendimento inizialmente basso.
Smartphone vietati a scuola: i dati scientifici e le nuove norme 2024-2025

Il primo dato inconfutabile proviene da uno studio della London School of Economics del 2015, condotto su oltre 130.000 studenti delle scuole secondarie inglesi. L’introduzione del divieto dei cellulari ha prodotto un miglioramento medio del 6,4% nei risultati degli esami. L’effetto più significativo è stato registrato tra gli studenti con rendimento inizialmente basso, che hanno visto crescere le loro performance di oltre il 14%.

Questa evidenza conferma che la tecnologia non regolamentata amplifica le disuguaglianze educative: chi fatica maggiormente a concentrarsi risulta più vulnerabile alla distrazione.

Una meta-analisi pubblicata nel 2021 su Educational Research Review ha rafforzato queste conclusioni. Analizzando 44 studi provenienti da contesti nazionali diversi, i ricercatori hanno documentato una correlazione negativa tra dipendenza da smartphone e tre parametri critici: risultati accademici, qualità del sonno e stabilità emotiva degli adolescenti.

Il rapporto globale dell’UNESCO del 2023 sull’uso delle tecnologie in educazione ha sottolineato la necessità di accompagnare l’integrazione dei dispositivi digitali con regole chiare e una pedagogia consapevole, per evitare che l’apprendimento profondo venga sostituito da una conoscenza superficiale e frammentaria.

Le neuroscienze dell’attenzione e il brain drain da smartphone

L’attenzione rappresenta una risorsa cognitiva limitata, che il cervello distribuisce tra i compiti in corso. Quando arriva una notifica, anche se non viene aperta, i circuiti della ricompensa si attivano rilasciando dopamina e generando un micro-stimolo di attesa che sottrae risorse cognitive all’attività principale.

Uno studio pubblicato su Nature Scientific Reports nel 2023 ha dimostrato che la semplice presenza dello smartphone sul banco riduce le prestazioni nei test di memoria di lavoro e di concentrazione. Questo fenomeno, definito “brain drain”, mostra come il cervello rimanga parzialmente impegnato a monitorare la possibilità di ricevere messaggi, anche quando il dispositivo non viene utilizzato.

Le ricerche di Adrian Ward hanno confermato questi risultati: studenti che lasciano il cellulare in un’altra stanza ottengono performance significativamente superiori in test di ragionamento e problem solving rispetto a chi lo tiene sul banco o in tasca. Gli effetti cumulativi di questa distrazione latente compromettono non solo l’attenzione immediata, ma anche la capacità di consolidare le informazioni nella memoria a lungo termine e di sviluppare un apprendimento profondo e duraturo.

La cornice normativa italiana 2024-2025 e le applicazioni

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha costruito un quadro unitario attraverso due provvedimenti successivi: la Nota n. 5274 dell’11 luglio 2024 per il primo ciclo e la Nota n. 3392 del 16 giugno 2025 per il secondo ciclo. Quest’ultima estende il divieto alle scuole secondarie di secondo grado a partire dal 1° settembre 2025, aggiornando la precedente Nota n. 107190 del 19 dicembre 2022 e rafforzando la storica Circolare Fioroni n. 30 del 15 marzo 2007.

Le scuole sono tenute ad adeguare i regolamenti interni e i patti educativi di corresponsabilità con le famiglie, rendendo il divieto parte integrante della vita scolastica condivisa. Gli Uffici Scolastici Regionali devono monitorare l’applicazione e pubblicare rapporti annuali che valutino l’impatto su rendimento e benessere degli studenti.

Le eccezioni sono circoscritte: possono utilizzare i dispositivi solo gli alunni con bisogni educativi speciali previsti da PEI o PDP e gli studenti coinvolti in attività didattiche espressamente autorizzate dai docenti. Questa architettura normativa trasforma il divieto da misura isolata a pilastro di una strategia educativa nazionale verificabile e condivisa.

I confronti europei e globali: effetti e modelli di applicazione

La Francia ha introdotto nel 2018 un divieto nazionale nei cicli primari e secondari, ammettendo eccezioni solo per finalità pedagogiche documentate e prevedendo vigilanza interna uniforme. Nei Paesi Bassi il divieto è entrato in vigore nel gennaio 2024, e uno studio governativo del 2025 ha mostrato che il 75% delle scuole ha registrato miglioramenti nella concentrazione, due terzi hanno segnalato un clima sociale più positivo e un terzo ha osservato progressi accademici, con benefici particolarmente rilevanti per gli studenti più vulnerabili.

La Finlandia ha approvato nel 2025 una legge che vieta l’uso dei cellulari durante l’orario scolastico salvo autorizzazione docente, consentendo ai dirigenti di ritirare i dispositivi se causano disturbo e accompagnando la norma con campagne di sensibilizzazione rivolte a famiglie e studenti. Svezia e Danimarca hanno avviato progetti pilota nelle scuole primarie per limitare l’uso dei telefoni, monitorati da enti di ricerca pedagogica.

L’Australia ha ridotto il cyberbullismo in diversi stati vietando i cellulari nelle scuole primarie e secondarie. Negli Stati Uniti numerosi distretti hanno adottato programmi “phone‑free schools” con deposito dei dispositivi all’ingresso, riscontrando aumento della partecipazione e calo dei comportamenti aggressivi online.

Singapore dal 2019 impone armadietti condivisi per custodire i telefoni spenti fino al termine delle lezioni, incentivando interazioni sociali durante le pause e accompagnando le misure con forte coinvolgimento delle famiglie. La Cina adotta direttive nazionali che vietano di portare telefoni in classe salvo autorizzazione scritta dei genitori, con custodia a scuola e restituzione a fine giornata; studi locali evidenziano miglioramenti nella qualità del sonno e nell’apprendimento. Anche la Corea del Sud ha sperimentato politiche simili contro la dipendenza digitale.

Emerge una convergenza internazionale su regole chiare, sistemi di monitoraggio e forte coinvolgimento delle famiglie, rafforzando l’idea che sia necessaria una strategia educativa completa per trasformare la gestione dei dispositivi in un percorso di responsabilizzazione collettiva.

Le strategie educative e il benessere digitale a scuola

Il deposito dei dispositivi e le routine di attenzione

Le scuole possono allestire punti di raccolta all’ingresso delle aule con custodie sigillabili o armadietti numerati, tracciando consegna e riconsegna sul registro di classe. All’inizio di ogni lezione, un breve rituale con controllo visivo, richiamo alle regole ed esercizio di attenzione guidata segna il passaggio alla modalità di concentrazione.

Il curricolo di benessere digitale insegna agli studenti gli effetti neuroscientifici della distrazione e propone attività di auto‑monitoraggio per riconoscere il bisogno di controllare il telefono e sviluppare strategie di resistenza. La formazione dei docenti deve coprire gestione dell’aula, pause cognitive e progettazione di compiti coinvolgenti. La collaborazione con le famiglie, attraverso patti educativi e indicazioni su routine domestiche senza schermo, risulta decisiva.

Per gli studenti con BES, protocolli personalizzati nel PEI o PDP garantiscono inclusione senza compromettere l’attenzione collettiva. Approcci riparativi trasformano le infrazioni in riflessioni guidate, mentre un monitoraggio leggero di clima, partecipazione e qualità dell’attenzione valuta l’impatto delle misure, costruendo una cultura condivisa del corretto utilizzo.

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