Social media e dissociazione corporea: studio su 216 universitari rivela il legame

Social media e dissociazione corporea: studio su 216 universitari rivela il legame

Un uso compulsivo dei social media, soprattutto Instagram, favorisce un progressivo distacco dall'esperienza fisica del proprio corpo. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of Behavioral Addictions.
Social media e dissociazione corporea: studio su 216 universitari rivela il legame

Un uso compulsivo dei social media non altera soltanto l’attenzione o l’umore: può favorire, con il passare del tempo, un progressivo distacco dall’esperienza fisica del proprio corpo. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Behavioral Addictions e firmato da Silvia Casale dell’Università di Firenze, Simon Ghinassi dell’Università di Pisa e Jon D. Elhai dell’University of Toledo.

La ricerca, condotta tra il 2023 e il 2024 con un disegno a due ondate, mostra che l’uso problematico delle piattaforme orientate all’immagine – in particolare Instagram – è associato a una maggiore dissociazione corporea. Con questo termine si intende una ridotta consapevolezza delle sensazioni fisiche, un sentirsi meno in contatto con il proprio corpo e più distanti dalla propria esperienza corporea.

La scoperta centrale riguarda la direzione del rapporto: non è il sentirsi estranei al proprio corpo a spingere verso un utilizzo incontrollato dei social, bensì il contrario. L’uso compulsivo precede e alimenta nel tempo il distacco dal corpo, chiarendo per la prima volta la sequenza causale del fenomeno.

La metodologia e il campione universitario

Lo studio ha coinvolto 216 studentesse e studenti universitari italiani di età compresa tra 18 e 33 anni. I ricercatori hanno raccolto dati in due momenti distinti, a distanza di quattro mesi tra loro, tra il 2023 e il 2024.

Questo disegno a due ondate ha permesso di osservare i cambiamenti nel tempo e di tracciare con maggiore precisione la direzione dell’associazione tra uso dei social e dissociazione corporea.

Dal campione emerge che oltre la metà dei partecipanti trascorre almeno due ore al giorno sulle piattaforme social. Instagram si è confermata la piattaforma più utilizzata, seguita da TikTok. In misura minore sono risultate utilizzate X e Reddit, indicando una preferenza netta per i social orientati alla condivisione di immagini e contenuti visivi rispetto ad altre tipologie di piattaforme.

Le dinamiche delle piattaforme e il distacco dal corpo

Le piattaforme social basate sull’immagine, come Instagram, incoraggiano gli utenti a modificare e ritoccare le proprie foto prima di pubblicarle. Questo processo spinge a identificarsi con una versione idealizzata di sé, spesso lontana dalla realtà fisica.

Come spiega Silvia Casale, il meccanismo porta a osservarsi «da una prospettiva esterna, come se si fosse osservatori di sé stessi». Questo sguardo in terza persona, ripetuto nel tempo, può favorire un progressivo distacco dall’esperienza corporea reale. L’uso continuativo di filtri, ritocchi e rappresentazioni modificate del proprio aspetto crea una distanza tra come ci si percepisce fisicamente e come ci si mostra online.

La dissociazione corporea emerge così come conseguenza di un’abitudine prolungata a guardarsi dall’esterno anziché vivere il corpo dall’interno. La ricerca evidenzia che questo fenomeno interessa particolarmente le piattaforme «appearance-based», dove l’immagine corporea è centrale. Il distacco non è immediato ma si sviluppa gradualmente, consolidandosi attraverso l’uso compulsivo e ripetuto di questi strumenti digitali.

Le conseguenze sull’immaginazione e l’invito a un uso consapevole

L’uso problematico dei social media può avere un’altra conseguenza rilevante: favorire l’assorbimento immaginativo, ossia la tendenza a immergersi nelle proprie fantasie a discapito della realtà circostante. Questo fenomeno comporta una ridotta consapevolezza dell’ambiente fisico e relazionale, poiché l’attenzione viene catturata dai mondi immaginari invece che dall’esperienza concreta.

Secondo gli autori dello studio, la risposta a questi effetti non risiede nell’abbandono delle piattaforme social, ma nella promozione di un uso più consapevole. È importante riconoscere i possibili impatti negativi che l’uso compulsivo può avere sul rapporto con il proprio corpo e con il mondo reale, sviluppando una maggiore riflessività sulle proprie abitudini digitali e sul tempo trascorso online.

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