Saggio breve sul Bullismo - Studentville

Saggio breve sul Bullismo

Saggio breve sul bullismo: un esempio completo di saggio breve svolto sul bullismo, corredato di traccia con documenti, titolo, svolgimento e conclusione.
Saggio breve sul Bullismo

SAGGIO BREVE SUL BULLISMO

Il bullismo è un fenomeno che sta prendendo piede non solo a scuola, ma anche sul web con il cyberbullismo e in tutti i luoghi frequentati dagli adolescenti. Per questo motivo è una tematica molto affrontata a scuola, e tra discussioni e approfondimenti vari spunta sempre un tema o un saggio breve da svolgere sul bullismo.
Vediamo dunque un esempio svolto di saggo breve sul bullismo completo anche di documenti e titolo.

Non perderti Come fare un Saggio Breve: schema e tracce svolte

Saggio Breve svolto sul Bullismo

SAGGIO BREVE SUL BULLISMO: DOCUMENTI

Fonte 1

“Bullismo e cyberbullismo, aumentano i reati. Ma la legge è ferma alla Camera”
di Virginia Della Sala Apparso su “Il fatto quotidiano” del 19 gennaio 2016 […] I numeri italiani dell’epidemia silenziosa. Gli americani definiscono il bullismo come “un’epidemia silenziosa”, che Internet ha reso ancora più nascosta. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat sul bullismo (Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi), pubblicato a dicembre, tra i ragazzi che usano cellulare e Internet, il 5,9 per cento ha denunciato di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, mail, chat o social network.
Vittime, più di tutti, sono le ragazze: il 7,1% contro il 4,6 dei ragazzi. Si parla di statistiche che riguardano soprattutto adolescenti di età tra i 14 e i 17 anni. Più di nove adolescenti su dieci usano un telefono cellulare, la metà usa un personal computer, sette su dieci usano Internet. Due ragazzi su tre, poi, ritengono che il cyberbullismo sia un fenomeno in crescita. Dati che non tengono conto di chi non denuncia. In Italia non esiste un reato di cyberbullismo, così come non ne esiste uno per il bullismo in generale. “Un comportamento bullo – si legge sul sito dei Carabinieri – è un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o a danneggiare. Spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi, persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare”. I reati, di solito, sono quelli che derivano da questo comportamento: stalking, diffamazione online, ingiurie, molestie, furto di identità digitale sui social network. E secondo i dati della Polizia Postale, in Italia nel 2015, ci sono state 6 denunce per stalking, 36 per diffamazione online, 18 per ingiurie, 16 per molestie e 59 per furto di identità digitale.
La normativa è ferma alla Camera. In Senato, a maggio del 2015, è stato approvato con voto unanime un disegno di legge che è attualmente in esame alla Camera, assegnato alle commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali. Mira a mettere dei paletti in una materia ancora troppo nebulosa ma senza assumere posizioni sanzionatorie: definisce il fenomeno di cyberbullismo, regola la rimozione dei contenuti offensivi dalla rete, stabilisce quando debba intervenire il Garante della privacy e, soprattutto, introduce una misura di ammonimento nel caso di reati commessi da minorenni ma con età superiore ai 14 anni (il questore convoca il ragazzo insieme ai genitori e lo ammonisce sulla sua condotta). Si potenzia poi l’educazione e la sensibilizzazione nelle scuole – in parte già recepita – e si costituisce un tavolo interministeriale permanente per il contrasto al fenomeno.

Fonte 2

“Scuola, Lingiardi: “Difendiamo i nostri figli dal bullismo omofobico”
di Pasquale Quaranta Apparso su “La Repubblica” del 3 luglio 2015
Cos’è il bullismo omofobico? C’è chi parla più genericamente di “difficoltà” nei contesti scolastici. Io preferisco chiamare le cose con il loro nome, “bullismo omofobico” ad esempio. Si tratta di comportamenti finalizzati a emarginare, deridere, denigrare o picchiare un compagno o una compagna di scuola, in quanto omosessuali o presunti tali, magari perché lui è “troppo” effeminato o lei è “troppo” maschiaccia.
È un modo di perpetuare il dominio di chi si crede ed è creduto “forte” su chi è creduto, e troppo spesso si crede, “debole”. Ed è il risultato di un disagio psichico e relazionale del bullo o, sempre più spesso, della bulla, un modo spaventato e infelice di affermare la propria presunta e rassicurante normalità.
Le vittime sono spesso costrette al silenzio. Cosa possono fare gli insegnanti per riconoscere questo particolare tipo di bullismo?
Bisogna saper cogliere se in classe aleggia un clima pesante, negativo, e bisogna stare attenti alle manifestazioni di sofferenza individuale non esplicitate. Soprattutto nei momenti della ricreazione, o dell’inizio o della fine delle lezioni. E accorgersi quando i ragazzi non vengono a scuola volentieri – il bullismo omofobico, come sappiamo, è motivo di dispersione scolastica.
Quali sono i sintomi più comuni?
Sicuramente tristezza, depressione, isolamento sociale, ma anche difficoltà relazionali. Si tratta di uno stress continuativo e cumulativo. Vorrei però ricordare che negli ultimi anni sono fiorite molte iniziative. Dai progetti americani It gets better e Trevor project fino all’esperienza italiana di Le cose cambiano. Ci sono anche associazioni scolastiche che favoriscono l’amicizia tra studenti e studentesse gay e etero: quelle che in America si chiamano Gay-Straight Alliance si fanno finalmente strada anche nel nostro Paese superando pregiudizi culturali del tipo: “Se mi metto a difendere i gay pensano che sono frocio anch’io”.

Fonte 3

“Definire il bullismo” in “Bullismo omofobico – conoscerlo per combatterlo” di Ian Rivers, edizioni Il Saggiatore (2015).
[…] in Inghilterra Smith e Sharp (1994) descrivono il bullismo come un “sistematico abuso di potere” (p.2.). Scrivono gli autori:
Ci saranno sempre, nei gruppi sociali, rapporti di potere fondati sulla forza, sulle dimensioni fisiche, sulle abilità, sulla personalità, sull’incisività del numero o su una gerarchia riconosciuta. Del potere si può abusare_ la definizione esatta d quello che costituisce un tale abuso dipende dal contesto sociale e culturale ma è inevitabile quando si esamina i comportamento umano. Se l’abuso è sistematico – ripetuto e intenzionale – bullismo sembra un termine adatto.
Come messo in evidenza da Smith e Sharp, lo squilibrio di potere tra carnefici e vittime può non essere necessariamente dovuto al numero di soggetti coinvolti, ma derivare da differenze di stazza, forza fisica, abilità e personalità.
Negli Stati Uniti, la National Conference of State Legislatures attribuisce la definizione di bullismo a ogni comportamento che costituisca molestia, intimidazione, insulto e derisione. La vittimizzazione può essere dovuta all’ignoranza, alla paura, all’odio o ai pregiudizi e può essere rafforzata dalle norme culturali, dalla pressione dei pari e in alcuni casi dal desiderio di vendetta nei confronti di una specifica persona. Il bullismo, infine, può includere anche i riti di iniziazione, le molestie sessuali e i comportamenti sessisti. […]

SAGGIO BREVE SUL BULLISMO: TITOLO E CONSEGNA

Non dimentichamo che nel saggio breve occorre inserire innanzitutto titolo e consegna:

  • Saggio breve sul bullismo titolo: Bullismo, la prepotenza adolescente
  • Saggio breve sul bullismo consegna: giornalino scolastico

SAGGIO BREVE SUL BULLISMO SVOLTO: INTRODUZIONE

La definizione di bullismo data dai documenti lo identifica come un fenomeno caratterizzato dall’intenzionalità e dalla reiterazione di vari comportamenti aggressivi e abusanti: la vittimizzazione dei giovani a opera di altri coetanei o di persone di poco più grandi è quindi un atto volontario che si ripete nel tempo e che si basa sull’esercizio del potere da parte di chi ne ha ai danni di chi non avendone non riesce a difendersi.

SAGGIO BREVE SVOLTO SUL BULLISMO: SVOLGIMENTO

. Il bullismo assume forme diverse a seconda della diversità che va a colpire e del mezzo che utilizza per esprimersi: negli ultimi anni, con l’intensificarsi dell’uso di internet e dei supporti tecnologici da parte dei più giovani, si è diffusa una nuova forma di bullismo, definita appunto “cyberbullismo”: il cyberbullismo non è diverso dal bullismo in senso lato se non per il fatto che utilizza mezzi che permettono da un lato l’anonimato del bullo e dall’altro la diffusione su larga scala di immagini, video e insulti.
A seguito di questo tipo di comportamento le vittime si isolano sempre di più proprio perché Internet le mette alla berlina di molte più persone (in certi casi anche di sconosciuti) rispetto a quanto non accada quando il bullismo avviene per esempio in classe ed è più difficile che gli adulti notino cosa sta succedendo e intervengano (posto che comunque anche nel bullismo tradizionale è poco frequente che la vittima chieda aiuto). I dati forniti dall’Istat in questo senso parlano chiaro: le ragazze sono più frequentemente vittime di cyberbullismo e il fenomeno è molto frequente tra gli adolescenti ma soprattutto c’è una grossa fetta di vittime che non denuncia e che quindi si sottrae a queste statistiche, che sottostimano il fenomeno. I casi in cui queste situazioni si sono evolute molto male purtroppo non mancano e il termine usato dagli americani di “epidemia silenziosa” sottolinea bene il pericolo insito in queste pratiche di vittimizzazione, soprattutto quando queste vanno a colpire ragazzi e ragazze particolarmente fragili.
In adolescenza il bisogno di uniformarsi da un lato e la scoperta della propria identità, anche fisica e sessuale, creano un mix potenzialmente letale: chi è fuori dal gruppo per un motivo o per un altro viene immediatamente identificato e in alcuni casi reso oggetto di soprusi e violenze di vario tipo. È questo il caso anche delle vittime del bullismo omofobico che, come sottolinea Lingiardi, in realtà ha poco a che vedere con l’orientamento sessuale della vittima e molto con il suo modo di esprimere il proprio essere maschio o femmina: le persone diverse allora si isolano perché costantemente preoccupate di quanto può succedere loro, si deprimono perché non trovano nell’ambiente il rispecchiamento necessario a rinforzarne l’autostima e nei rapporti con gli altri sono impacciate e spaventate e questi effetti si possono far sentire anche negli anni successivi, una volta che la persona è diventata adulta.

SAGGIO BREVE SUL BULLISMO: CONCLUSIONE

In conclusione, in attesa di novità da un punto di vista legislativo le contromisure che è possibile mettere in atto sono soprattutto di genere educativo, sia per gli alunni che per gli insegnanti e mirano a stabilire un clima più sicuro in classe tramite la formazione dei docenti, che diventano più sensibili ai primi segnali di disagio dei ragazzi, il confronto tra i giovani a proposito delle differenze tra le persone e l’ascolto delle vittime allo scopo di mitigarne le sofferenze e ridurne il senso di solitudine.

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