Un emendamento in legge di bilancio propone l’introduzione di voucher per le famiglie che iscrivono i figli nelle scuole private paritarie. Alcune associazioni di genitori hanno accolto con favore la misura, sostenendo che servirebbe a superare la contrapposizione tra scuola statale e paritaria, considerate entrambe parte del “sistema pubblico di istruzione”, e che le paritarie rappresenterebbero un risparmio per lo Stato.
Marco Bizzoni, nella sezione “I lettori ci scrivono” di Tecnica della Scuola, contesta questa lettura, rilevando che la realtà sarebbe diversa da quanto sostenuto dai promotori dei voucher.
Le norme richiamate: legge 62/2000 e oneri per lo Stato
La legge 62/2000 ha inserito le scuole private nel sistema nazionale di istruzione, riconoscendole paritarie a condizione che rispettino standard educativi, inclusione e trasparenza pari a quelli delle scuole statali. Le associazioni genitoriali richiamano l’appartenenza al “sistema pubblico di istruzione” per sostenere la legittimità dei voucher.
Tuttavia, secondo Marco Bizzoni, l’erogazione di voucher agirebbe in contrasto con il dettato costituzionale, che non prevede oneri per lo Stato nel finanziamento delle scuole private. La proposta rappresenterebbe quindi un meccanismo indiretto per aggirare tale principio.
L’autore ricorda inoltre che le scuole paritarie beneficiano già di forme di finanziamento pubblico, definite “surrettizie”, elemento che solleva ulteriori questioni sulla compatibilità tra la cornice normativa vigente e la nuova misura proposta.
Il costo reale: stipendi, risparmi presunti e selezione dell’utenza
Le associazioni sostenitrici del voucher presentano l’agevolazione come un risparmio per lo Stato, poiché l’importo del buono risulterebbe inferiore alla spesa sostenuta per ciascuno studente nella scuola statale. Marco Bizzoni contesta questo confronto definendolo improprio, paragonandolo a «mettere insieme le mele con le pere».
La voce principale del bilancio scolastico pubblico è costituita dagli stipendi del personale. Secondo quanto riportato nell’intervento, gli stipendi iniziali nella scuola statale si attestano vicino alla soglia di povertà assoluta per una famiglia tipo — dati riferiti al 2024 — eppure risultano superiori di circa un terzo rispetto a quelli percepiti nelle scuole paritarie.
Questo divario salariale, osserva l’autore, rende i costi delle due realtà difficilmente comparabili. Bizzoni aggiunge che il salario ridotto nelle paritarie è compensato da altri fattori: l’accesso alla professione, spesso legato a dinamiche informali, e la possibilità di maturare punteggio utile per il passaggio alla scuola pubblica.
Questi elementi, pur non traducendosi in costi diretti per lo Stato, contribuiscono a rendere il confronto economico ancora più complesso e ingannevole.
La libertà di scelta: cosa consente l’autonomia scolastica
L’autonomia scolastica, introdotta alla fine degli anni Novanta, ha modificato il sistema di iscrizione eliminando l’obbligo di frequentare la scuola di competenza territoriale. Da allora tutte le famiglie possono scegliere liberamente in quale istituto iscrivere i propri figli, anche al di fuori del proprio bacino di residenza.
Secondo l’analisi dell’autore, la questione sollevata dalle associazioni non riguarda quindi la libertà educativa in quanto tale, già pienamente garantita dalla normativa vigente. Il nodo critico sta piuttosto nella possibilità di accedere a realtà scolastiche con utenza selezionata: nella scuola statale, per sua natura universale e aperta, non è possibile costruire un’utenza differenziata su base economica o sociale, mentre nelle paritarie tale opzione resta concretamente praticabile anche attraverso meccanismi di selezione indiretta.
La posta in gioco: risorse pubbliche e ruolo della scuola statale
L’introduzione dei voucher solleva interrogativi sull’allocazione delle risorse pubbliche destinate all’istruzione. Secondo l’argomentazione di Bizzoni, dirottare fondi verso le scuole paritarie — anche attraverso strumenti indiretti come i voucher — sottrarrebbe risorse alla scuola statale, con potenziali ripercussioni sulla qualità del servizio offerto alla maggioranza degli studenti.
L’autore identifica una “lotta ideologica” condotta dalle scuole private paritarie per ottenere finanziamenti statali in contrasto con i principi costituzionali. La richiesta avanzata è che chi sceglie un indirizzo educativo peculiare non gravi economicamente sull’intera collettività.
La scuola pubblica statale viene definita come il luogo dell’equità sociale per eccellenza, accessibile a tutti senza distinzioni, dove le classi rispecchiano la composizione della società e favoriscono lo sviluppo delle capacità relazionali e di cittadinanza attiva.