Alternanza scuola-lavoro: giovani a 15 anni, un salto nel futuro o rischio inaccettabile?

Alternanza scuola-lavoro a 15 anni: salto nel futuro o rischio inaccettabile?

Il Decreto PNRR-Scuola sta generando un acceso dibattito nel mondo dell'istruzione italiana riguardo all'alternanza scuola-lavoro per i quindicenni.
Alternanza scuola-lavoro a 15 anni: salto nel futuro o rischio inaccettabile?

Il Decreto PNRR-Scuola, attualmente al vaglio della Commissione Cultura del Senato, sta generando un acceso dibattito nel mondo dell’istruzione italiana. Al centro delle discussioni si trova una proposta innovativa ma controversa che mira a modificare sostanzialmente l’attuale struttura dei percorsi formativi. Il provvedimento intende anticipare l’alternanza scuola-lavoro, consentendo l’avvio dei percorsi formativi in contesti lavorativi già a partire dai 15 anni di età, quando gli studenti frequentano il secondo anno delle scuole superiori.

Questa misura rappresenta un cambiamento radicale rispetto alla normativa vigente, che colloca i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) esclusivamente nell’ultimo biennio del percorso scolastico. Negli istituti tecnici, in particolare, il decreto prevede che oltre alle ordinarie attività orientative collegate al mondo professionale, si possano avviare i PCTO già dalla seconda classe, anticipando di fatto l’ingresso degli studenti in ambienti lavorativi.

I dettagli della controversa proposta

Il provvedimento in esame prevede una svolta significativa nell’organizzazione dei percorsi formativi degli istituti tecnici italiani. Gli studenti potrebbero essere coinvolti in attività di alternanza scuola-lavoro già a 15 anni, durante il secondo anno delle superiori, anticipando notevolmente l’approccio al mondo professionale rispetto all’attuale normativa.

Negli allegati al decreto viene specificato che negli istituti tecnici, oltre alle consuete attività orientative collegate al mondo del lavoro, sarà possibile avviare i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) già dalla seconda classe. Questo rappresenta un cambiamento radicale rispetto all’attuale collocazione dei PCTO, che oggi sono previsti esclusivamente nell’ultimo biennio scolastico, quando gli studenti hanno generalmente raggiunto la maggiore età o sono prossimi a compierla.

Le critiche accese: sicurezza e diritto allo studio in primo piano

La proposta di anticipare l’alternanza scuola-lavoro ai quindicenni ha innescato un’ondata di proteste, particolarmente significative alla vigilia del Primo Maggio. La senatrice Barbara Floridia del Movimento 5 Stelle ha espresso forte contrarietà in una nota ufficiale, sottolineando come questa norma rappresenti un passo indietro per i diritti degli studenti.

Le preoccupazioni principali riguardano la sicurezza dei giovani, con il doloroso ricordo di tragedie che hanno coinvolto ragazzi in alternanza, come Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli, ancora vivide nella memoria collettiva.

Anche la Flc Cgil ha sollevato obiezioni sostanziali durante l’audizione in Commissione, evidenziando come nel progetto “prevale una forte caratterizzazione verso il mondo del lavoro specializzato” a discapito delle attività didattiche, che risulterebbero “culturalmente impoverite e subordinate” alle esigenze del contesto produttivo. L’opposizione insiste sul fatto che a quindici anni gli studenti, ancora in obbligo formativo, dovrebbero prioritariamente dedicarsi all’apprendimento in un ambiente protetto piuttosto che essere esposti ai potenziali rischi degli ambienti lavorativi.

Le conseguenze sui più giovani: diritto allo studio o sfruttamento?

Il dibattito sull’alternanza scuola-lavoro per i quindicenni tocca un nervo scoperto del sistema educativo italiano. A questa età gli adolescenti si trovano ancora in obbligo formativo, in una fase delicata del loro sviluppo cognitivo e personale. La priorità, secondo molti esperti di pedagogia, dovrebbe essere garantire un ambiente protetto dove possano consolidare le competenze di base prima di affrontare il mondo del lavoro.

L’idea di esporre giovani studenti a contesti lavorativi reali solleva interrogativi non solo sulla sicurezza fisica, ma anche sulla preparazione emotiva e psicologica. I tragici casi di Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli hanno dimostrato come la mancanza di adeguate tutele possa trasformare un’opportunità formativa in una minaccia concreta.

D’altra parte, sostenitori della misura evidenziano come un contatto precoce con ambienti professionali possa offrire stimoli significativi, aiutando gli studenti a orientarsi meglio verso il proprio futuro e a sviluppare competenze trasversali difficilmente acquisibili tra i banchi. Il dilemma resta aperto: anticipare l’esperienza lavorativa rappresenta una risorsa formativa innovativa o un prematuro adattamento alle esigenze produttive a scapito del diritto all’istruzione?

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