La morte di Ettore è uno degli episodi più drammatici dell’Iliade, in cui si contrappongono la nobiltà e il coraggio del principe troiano contro la furia e la vendetta di Achille. Lo scontro non è solo una battaglia fisica, ma anche una rappresentazione delle differenze tra i due eroi: Ettore combatte per la sua patria e la sua famiglia, Achille combatte solo per il proprio dolore e la sua ira.
L’episodio sottolinea anche il tema dell’intervento divino nel destino umano: senza l’inganno di Atena, Ettore avrebbe forse potuto sopravvivere. La scena della sua morte e dell’umiliazione del cadavere mette in luce la crudeltà della guerra, dove non esiste più spazio per l’onore e il rispetto tra nemici.
Libro XXII Iliade: analisi e personaggi
- Ettore è l’incarnazione del guerriero valoroso e devoto alla patria. Tuttavia, di fronte alla morte, viene colto dal panico, mostrando la sua umanità
- Achille rappresenta la vendetta cieca e la furia distruttrice. Il suo odio per Ettore è così grande da impedirgli qualsiasi forma di pietà
- Atena svolge un ruolo chiave nel determinare l’esito dello scontro, ingannando Ettore e consegnandolo alla morte
- Priamo e Andromaca, pur non essendo presenti nello scontro, subiscono le conseguenze della morte di Ettore. La loro disperazione è simbolo della fine imminente di Troia
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Scontro tra Ettore e Achille: testo del libro XXII dell’Iliade
E quando furon vicini marciando uno sull’altro,
il grande Ettore elmo lucente parlò per primo ad Achille:
<<Non fuggo più davanti a te, figlio di Peleo, come or ora
corsi tre volte intorno alla grande rocca di Priamo,
e non seppi sostenere il tuo assalto; adesso il cuore mi spinge
a starti a fronte, debba io vincere o essere vinto.
Su invochiamo gli dèi: essi i migliori
testimoni saranno e custodi dei patti;
io non intendo sconciarti orrendamente, se Zeus
mi darà forza e riesco a strapparti la vita;
ma quando, o Achille, t’abbia spogliato l’inclite armi,
renderò il corpo agli Achei: e anche tu fa’ così>>
E guardandolo bieco, Achille piede rapido disse:
<<Ettore, non mi parlare, maledetto, di patti:
come non v’è fida alleanza fra uomo e leone,
e lupo e agnello non han mai cuori concordi,
ma s’odiano senza riposo uno con l’altro,
così mai potrà darsi che ci amiamo io e te; fra di noi
non saran patti, se prima uno, caduto,
non sazierà col sangue Ares, il guerriero indomabile.
Ogni bravura ricorda; ora sì che tu devi
esser perfetto con l’asta e audace a lottare!
Tu non hai via di scampo, ma Pallade Atena
t’uccide con la mia lancia: pagherai tutte insieme
le sofferenze dei miei, che uccidesti infuriando con l’asta>>.
Diceva, e l’asta scagliò, bilanciandola;
ma vistala prima, l’evitò Ettore illustre:
la vide, e si rannicchiò, sopra volò l’asta di bronzo
e s’infisse per terra; la strappò Pallade Atena,
la rese ad Achille, non vista da Ettore pastore di genti.
Ettore, allora, parlò al Pelide perfetto:
<<Fallito! Ma dunque tu non sapevi, Achille pari agli dèi,
no affatto, da Zeus la mia sorte; eppure l’hai detta.
Facevi il bel parlatore, l’astuto a parole,
perché, atterrito, io scordassi il coraggio e la furia.
No, non nella schiena d’uno che fugge pianterai l’asta,
ma dritta in petto, mentre infurio, hai da spingerla,
se un dio ti dà modo. Evita intanto questa mia lancia
di bronzo: che tu possa portarla tutta intera nel corpo.
Ben più leggera sarebbe la guerra pei Teucri,
te morto: ché tu sei per loro l’angoscia più grande>>.
Diceva, e bilanciandola, scagliò l’asta ombra lunga;
e colse nel mezzo lo scudo d’Achille, non sbagliò il colpo;
ma l’asta rimbalzò dallo scudo; s’irritò Ettore,
che inutile il rapido dardo gli fosse fuggito di mano,
e si fermò avvilito, perché non aveva un’altr’asta di faggio;
chiamò gridando forte il bianco scudo Deifobo,
chiedeva un’asta lunga: ma quello non gli era vicino.
Comprese allora Ettore in cuore e gridò:
<<Ahi! Davvero gli dèi mi chiamano a morte.
Credevo d’aver accanto il forte Deifobo:
ma è fra le mura, Atena m’ha teso un inganno.
M’è accanto la mala morte, non è più lontana,
non è inevitabile ormai, e questo da tempo era caro
a Zeus e al figlio arciero di Zeus, che tante volte
m’han salvato benigni. Ormai m’ha raggiunto la Moira.
Ebbene, non senza lotta, non senza gloria morrò,
ma compiuto gran fatto, che anche i futuri lo sappiano>>.
Parlando così, sguainò la spada affilata,
che dietro il fianco pendeva, grande e pesante,
e si raccolse e scattò all’assalto, com’aquila alto volo,
che piomba sulla pianura traverso alle nuvole buie,
a rapir tenero agnello o lepre appiattato:
così all’assalto scattò Ettore, la spada acuta agitando.
Ma Achille pure balzò, di furia empì il cuore
selvaggio: parò davanti al petto lo scudo
bello, adorno, e squassava l’elmo lucente
a quattro ripari; volava intorno la bella chioma
d’oro, che fitta Efesto lasciò cadere in giro al cimiero.
Come la stella avanza fra gli astri nel cuor della notte,
Espero, l’astro più bello ch’è in cielo,
così lampeggiava la punta acuta, che Achille
scuoteva nella sua destra, meditando la morte d’Ettore
luminoso, cercando con gli occhi la bella pelle,
dove fosse più pervia. Tutta coprivan la pelle l’armi bronzee, bellissime,
ch’Ettore aveva rapito, uccisa la forza di Patroclo;
là solo appariva, dove le clavicole dividon le spalle
dalla gola e dal collo, e là è rapidissimo uccider la vita.
Qui Achille glorioso lo colse con l’asta mentre infuriava,
dritta corse la punta traverso al morbido collo;
però il faggio greve non gli tagliò la strozza,
così che poteva parlare, scambiando parole.
Stramazzò nella polvere: si vantò Achille glorioso:
Ettore, credesti forse, mentre spogliavi Patroclo,
di restare impunito: di me lontano non ti curavi,
bestia! Ma difensore di lui, e molto più forte,
io rimanevo sopra le concave navi,
io che ti ho sciolto i ginocchi. Te ora cani e uccelli
sconceranno sbranandoti: ma lui seppelliranno gli Achei
Gli rispose senza più forza, Ettore elmo lucente:
<<Ti prego per la tua vita, per i ginocchi, per i tuoi genitori,
non lasciare che presso le navi mi sbranino i cani
degli Achei, ma accetta oro e bronzo infinito,
i doni che ti daranno il padre e la nobile madre:
rendi il mio corpo alla patria, perché del fuoco
diano parte a me morto i Teucri e le spose dei Teucri… >>
Ma bieco guardandolo, Achille piede rapido disse:
<<No, cane, non mi pregare, né pei ginocchi né pei genitori;
ah! che la rabbia e il furore dovrebbero spingere me
a tagliuzzar le tue carni e a divorarle così, per quel che m’hai fatto:
nessuno potrà dal tuo corpo tener lontane le cagne,
nemmeno se dieci volte, venti volte infinito riscatto
mi pesassero qui, altro promettessero ancora;
nemmeno se a peso d’oro vorrà riscattarti
Priamo Dardanide, neanche così la nobile madre
piangerà steso sul letto il figlio che ha partorito,
ma cani e uccelli tutto ti sbraneranno>>.
Rispose morendo Ettore elmo lucente:
<<Va’, ti conosco guardandoti! Io non potevo
persuaderti, no certo, ché in petto hai un cuore di ferro.
Bada però, ch’io non ti sia causa dell’ira dei numi,
quel giorno che Paride e Febo Apollo con lui
t’uccideranno, quantunque gagliardo, sopra le Scee>>.
Mentre diceva così, l’avvolse la morte:
la vita volò via dalle membra e scese nell’Ade,
piangendo il suo destino, lasciando la giovinezza e il vigore.
Rispose al morto il luminoso Achille:
<<Muori! La Chera io pure l’avrò, quando Zeus
vorrà compierla e gli altri numi immortali>>.
La morte di Ettore: parafrasi del Libro XXII dell’Iliade
Quando finalmente furono faccia a faccia, Ettore, con il suo elmo splendente, prese la parola per primo: “Non fuggirò più davanti a te, Achille, come ho fatto tre volte attorno alle mura di Troia. Ora ho deciso di affrontarti, sia che il destino mi conceda la vittoria o la sconfitta. Ti propongo un patto: giuriamo sugli dèi che, chiunque di noi due vinca, renderà il corpo dell’altro ai suoi familiari per la degna sepoltura.” Ma Achille, con lo sguardo carico di odio, rifiutò con disprezzo: “Non parlarmi di patti, Ettore. Tra noi non ci può essere accordo, proprio come tra il lupo e l’agnello o tra l’uomo e il leone. Solo uno di noi uscirà vivo da questo duello, e sarà il sangue a decidere il destino. Preparati, perché non avrai scampo: Pallade Atena ha decretato la tua fine.”
Così dicendo, Achille scagliò la sua lancia, ma Ettore, attento e rapido nei movimenti, riuscì a schivarla. La lancia sibilò oltre di lui e si conficcò nel terreno. Atena, invisibile agli occhi di Ettore, la raccolse e la restituì di nascosto ad Achille, favorendo il suo protetto. Ettore, senza timore, rispose ad Achille: “Hai fallito il colpo! Credevi davvero che il mio destino fosse già scritto? Le tue parole non mi spaventano: se la morte dovrà venire, la affronterò da guerriero. Ma prima tocca a te schivare la mia lancia!” Ettore, con tutta la forza che aveva in corpo, scagliò la sua lancia contro Achille, mirando al centro del suo scudo. L’arma colpì il bersaglio, ma rimbalzò senza perforarlo, infrangendosi contro la protezione divina dell’eroe greco. Resosi conto di non avere più armi per difendersi, Ettore capì che gli dèi lo avevano abbandonato.
Guardandosi attorno, cercò con lo sguardo suo fratello Deifobo, credendo che fosse lì per aiutarlo. Lo chiamò a gran voce per farsi passare un’altra lancia, ma non ottenne risposta: era stato ingannato da Atena. A quel punto, comprese il suo destino: “Gli dèi mi hanno ingannato. Credevo di avere Deifobo accanto a me, ma lui è rimasto dentro le mura. Ormai non posso più fuggire, la morte mi sta chiamando e non posso sottrarmi al volere di Zeus e Apollo. Ma almeno non morirò senza combattere!” Con un grido di guerra, Ettore estrasse la spada e si lanciò all’assalto, proprio come un’aquila che piomba dal cielo sulla sua preda. Achille, furioso, si scagliò contro di lui sollevando il suo scudo e impugnando la lancia, cercando un punto vulnerabile nell’armatura di Ettore. Le difese del troiano erano solide e coprivano ogni parte del corpo, tranne uno spazio tra la clavicola e la gola: lì, Achille vide la possibilità di colpire.
Con un colpo fulmineo, la lancia affondò nel collo di Ettore. L’eroe troiano cadde a terra, agonizzante, con il corpo ormai privo di forze. Achille, in segno di trionfo, parlò con disprezzo: “Ettore, hai creduto di poter uccidere Patroclo senza pagare il prezzo? Ora il tuo corpo sarà lasciato ai cani e agli avvoltoi, mentre Patroclo avrà una degna sepoltura tra i suoi compagni Achei.” Ettore, morente, tentò un’ultima supplica: “Ti scongiuro, Achille, in nome degli dèi e della tua famiglia: non lasciare che il mio corpo sia straziato dalle bestie. Accetta un riscatto d’oro e d’argento dalla mia famiglia e lascia che i Troiani possano darmi degna sepoltura.” Ma Achille, con lo sguardo carico di rancore, rifiutò con ferocia: “Non supplicarmi, Ettore. Nemmeno se Priamo mi offrisse un tesoro infinito cambierei idea. Il tuo corpo sarà divorato dagli animali, mentre tua madre e tuo padre piangeranno invano.”
Ettore, in un ultimo respiro, lo maledisse: “So che non avrò la tua pietà, Achille, perché il tuo cuore è di ferro. Ma fai attenzione: il giorno verrà in cui Paride e Apollo ti uccideranno presso le mura di Troia.” Dette queste parole, la vita lasciò il suo corpo e l’eroe troiano cadde nella polvere. Achille lo guardò con indifferenza e, senza alcuna esitazione, legò il cadavere ai piedi del suo carro, trascinandolo davanti alle mura di Troia come ultimo insulto al nemico sconfitto.
Iliade, la morte di Ettore: concetti chiave
- Destino e intervento divino → Gli dèi influenzano gli eventi e determinano il fato degli uomini, come dimostra il ruolo di Atena nell’inganno di Ettore
- Eroe e umanità → Ettore è un grande guerriero, ma davanti alla morte diventa vulnerabile e umano, un aspetto raro negli eroi epici
- Furia e vendetta → Achille non è più un semplice guerriero: la sua rabbia lo rende disumano, incapace di mostrare compassione
- Onore e disonore → La mutilazione del cadavere di Ettore è una grave offesa nella cultura greca, dimostrando come la guerra possa abbattere qualsiasi codice d’onore
Per approfondire: L’Iliade. La struttura, il contenuto e i personaggi
Iliade, la morte di Ettore in pillole
- Ettore resta solo fuori dalle mura di Troia, esitante tra la fuga e il combattimento
- Achille lo insegue attorno alla città per tre giri
- Atena inganna Ettore assumendo le sembianze del fratello Deifobo
- Ettore si ferma e affronta Achille, ma viene ucciso con un colpo alla gola
- Achille rifiuta di restituire il corpo ai Troiani e lo umilia trascinandolo con il carro
Vedi anche:
- Iliade, la lite fra Achille e Agamennone: trama, analisi e parafrasi
- Proemio dell’Iliade: testo completo e analisi
- Proemio Iliade: parafrasi e riassunto
- Il cavallo di Troia
- Iliade e Odissea: differenze e analogie
- Iliade: epiteti e similitudini