Non appena ebbe finito
di parlare il ladro levò entrambi i pugni col pollice sporgente fra lindice e il medio, gridando: ” Prendi, Dio, poiché
rivolgo a te questo gesto! ”
Da allora in poi i serpenti mi diventarono cari, poiché uno gli si attorcigliò in quello stesso
istante al collo, come per dire “Non voglio che parli oltre”,
ed un altro alle braccia, e lo legò nuovamente, congiungendo
con tale forza capo e coda sul suo davanti, che (il dannato) non poteva con esse fare alcun movimento.
Ahi Pistoia, Pistoia,
perché non decidi di ridurti in cenere in modo da non esistere più, dal momento che superi nel fare il male i tuoi fondatori ?
In nessuno dei tenebrosi cerchi infernali vidi mai un dannato così superbo verso Dio, neppure colui (Capaneo) che precipitò
dallalto delle mura di Tebe.
Quello fuggì senza più dire parola; ed io scorsi un centauro gonfio dira avanzare gridando: ”
Dovè, dovè quel ribelle ? ”
Non credo che la Maremma abbia tante serpi, quante quello aveva sulla groppa fin dove
cominciano le fattezze umane.
Sopra le sue spalle, dietro la nuca, stava un drago con le ali aperte; e questo investiva col
fuoco chiunque simbatteva in lui,
Virgilio disse: ” Costui è Caco, il quale nella spelonca sul monte Aventino molte volte
fu autore di sanguinose stragi.
Non percorre la medesima strada dei suoi simili (posti a guardia del primo girone dei
violenti) a causa del furto che compì con linganno della grande mandria che ebbe a portata di mano;
per questo le sue
azioni scellerate ebbero termine sotto la clava di Ercole, il quale probabilmente gli assestò cento colpi, mentre egli non
riuscì a sentirne nemmeno dieci “.
Mentre diceva queste cose, ecco che Caco passò oltre e tre ombre vennero sotto il luogo
in cui ci trovavamo, delle quali né io né Virgilio ci accorgemmo,
se non quando gridarono: “Chi siete?”: onde il nostro
discorrere cessò, e da quel momento in poi facemmo attenzione soltanto a loro.
Io non li riconoscevo; ma accadde, come suole
accadere casualmente, che uno di loro dovesse fare il nome di un altro,
dicendo: “Dove sarà rimasto Cianfa? “: per la qual
cosa io, affinché Virgilio prestasse attenzione, gli feci segno di tacere.
Se tu ora, lettore, sei restio a credere ciò che
dirò, non sarà cosa strana, dal momento che io, che ne fui spettatore, consento a malapena a me stesso di crederlo.
Mentre
tenevo gli occhi rivolti verso di loro, ecco che un serpente con sei piedi si scaglia contro uno di loro, e aderisce a lui
interamente.
Con i piedi centrali gli serrò il ventre, e con quelli anteriori gli afferrò le braccia; poi gli morsicò
entrambe le guance;
stese i piedi posteriori lungo le cosce, e fra queste infilò la coda, e la tese nuovamente su per il suo
dorso.
Edera non fu mai a tal punto stretta ad un albero, come il mostro spaventoso avvinse le sue membra a quelle dei
dannato.
Dopo che si fusero insieme come fossero stati di cera calda, e mescolarono i loro colori, né luno né laltro
sembrava più quello di prima,
come sulla superficie della carta si muove, precedendo la fiamma, un colore scuro che non è
ancora nero e non è più bianco.
Gli altri due lo osservavano attentamente, e ciascuno gridava: ” Ahimè, Agnolo, come, ti
trasformi ! Vedi che ormai non sei né due figure né una sola “.
Le due teste erano già divenute una sola, allorché ci
apparvero due aspetti fusi in un unico volto, nel quale erano due esseri che avevano smarrito la propria fisionomia.
Dall
unione di quattro strisce (le braccia delluomo ed i piedi anteriori del serpente) ebbero origine le braccia; le cosce, le
gambe, il ventre e il petto divennero membra mai vedute prima dallora.
Ogni sembianza precedente era li cancellata: la
figura deforme aveva laspetto di due cose e di nessuna; e così se ne andò con lenta andatura.
Come il ramarro sotto la
grande sferza del sole nei giorni della Canicola (dal 21 luglio al 21 agosto), nel passare da una siepe allaltra, sembra un
fulmine se attraversa la strada,
così appariva, nel dirigersi verso i ventri degli altri due, un piccolo serpente infuriato,
scuro e nero come un granello di pepe;
e trafisse ad uno di loro quel punto del corpo attraverso il quale, quando siamo nel
grembo materno, riceviamo il cibo; poi cadde disteso per terra davanti a quello.
Il trafitto lo guardò, ma non disse nulla;
anzi, con i piedi immobili, sbadigliava proprio come se fosse preso da sonno o febbre.
Egli guardava il serpente, e questo
(guardava) lui; luno attraverso la ferita, e laltro attraverso la bocca emettevano un fumo denso, e i due fumi si mescolavano
incontrandosi.
Più non si vanti Lucano per il passo in cui tratta dellinfelice Sabello e di Nassidio, e ascolti
attentamente ciò che ora esce dalla mia fantasia.
Più non si vanti Ovidio a proposito di Cadmo e di Aretusa; poiché se nei
suoi versi trasforma quello in serpente e quella in fonte, io non lo invidio;
mai infatti egli trasformò due esseri posti
luno di fronte allaltro in modo che le forme di entrambi fossero in grado di scambiarsi la loro materia.
(Le due nature)
si corrisposero luna allaltra secondo questa regola, il serpente divise la sua coda in forma di forca, e il trafitto unì
insieme i suoi piedi.
Le gambe, e nel medesimo tempo le cosce, si fusero insieme a tal punto, che in breve la linea dunione
non mostrava più alcun segno che fosse visibile.
La coda divisa prendeva la forma che si perdeva nelluomo, e la sua pelle
diveniva morbida (come quella delluomo), mentre quellaltra sinduriva (come quella del serpente).
Vidi le braccia
ritirarsi attraverso le ascelle, e i due piedi della bestia, che erano corti, allungarsi tanto quanto quelle si
accorciavano.
Poi i piedi posteriori, attorcigliati luno allaltro, si trasformarono nel membro che luomo nasconde, e l
infelice dal suo membro aveva fatto uscire due piedi.
Mentre il fumo ricopriva di nuovo colore sia luno che laltro, e
faceva spuntare il pelo sul serpente privandone luomo,
uno si alzò (quello che era serpente) e laltro (quello che era
uomo) piombò a terra, senza che per questo luno distogliesse dallaltro gli occhi malvagi, sotto i quali ognuno mutava
volto.
Quello che era in piedi, ritirò il suo muso verso le tempie, e per leccessiva materia che in quella parte della
testa si raccolse, vennero fuori dalle gote, che in precedenza ne erano prive, le orecchie:
ciò che di quelleccesso di
materia non si ritirò e rimase dovera, formò il naso per il volto, e ingrossò le labbra quanto fu necessario.
Quello che
stava disteso a terra, aguzzò il proprio volto, e ritirò le orecchie dentro la testa, come la lumaca fa con le sue corna;
e
la lingua, che in precedenza aveva avuto tutta dun pezzo e pronta a parlare, si divise, mentre quella biforcuta nellaltro
divenne unita; e il fumo cessò.
Lo spirito che si era trasformato in serpente, fuggì sibilando per la bolgia, e laltro
parlando sputò dietro di lui.
Quindi gli voltò le spalle formale da poco, e disse allaltro (al ladro che non ha subìto
metamorfosi): “Voglio che Buoso corra carponi per questo sentiero, come ho fatto io”.
Vidi in tal modo i dannati della
settima bolgia trasformarsI e scambiarsi le fattezze; e a questo proposito la straordinarietà dellargomento valga a scusarmi,
se il mio scrivere manca un poco di chiarezza.
E sebbene i miei occhi fossero alquanto disorientati, e lanimo sgomento,
quei due non poterono allontanarsi tanto di nascosto,
che io non riuscissi a distinguere chiaramente Puccio Sciancato; ed
era il solo, dei tre dannati che prima erano sopraggiuntí insieme, che non aveva subìto trasformazioni:
laltro era quello a
causa del quale, tu, Gaville, ti lamenti.
- 200 e 300
- Parafrasi Inferno
- Dante
- Letteratura Italiana - 200 e 300