Quid, quod
sapientissimus quisque aequissimo animo moritur, stultissimus iniquissimo, nonne vobis videtur is animus qui plus cernat et
longius, videre se ad meliora proficisci, ille autem cuius obtusior sit acies, non videre? Equidem efferor studio patres
vestros, quos colui et dilexi videndi, neque vero eos solos convenire aveo quos ipse cognovi, sed illos etiam de quibus audivi
et legi et ipse conscripsi; quo quidem me proficiscentem haud sane quid facile retraxerit, nec tamquam Peliam recoxerit. Et si
quis deus mihi largiatur, ut ex hac aetate repuerascam et in cunis vagiam, valde recusem, nec vero velim quasi decurso spatio
ad carceres a calce revocari.
Versione tradotta
E
che? Poiché quanto più uno è saggio tanto più muore con animo sereno, e quanto più è stolto tanto più (muore con animo)
angosciato, non vi sembra che quell'anima, che più distingue e più in profondità, veda che essa parte verso cose migliori, e
quella invece, la cui vista sia più ottusa, non lo veda? Davvero mi sento struggere dal desiderio di vedere i vostri padri, che
ho amato e venerato, né in verità bramo di raggiungere solo quelli che ho conosciuto, ma anche quelli dei quali ho sentito
parlare, ho letto ed io stesso ho scritto. E non certo facilmente, una volta che sarò partito, mi si potrà trattenere né
ricuocermi come Pelia [la maga Medea aveva persuaso le figlie del re Pelia, che tramava contro Giasone, a tagliare a pezzi il
padre e a cuocerlo, in modo da restituirgli la giovinezza]. E se qualche dio mi concedesse di tornare fanciullo da questa età e
di vagire nella culla, rifiuterei decisamente, e non vorrei certo, una volta percorsa quasi tutta la pista, essere ricondotto
dal punto di arrivo a quello di partenza [calx,cis = calce, è il termine della corsa, che si segnava tirando una linea con la
calce; carcer,eris = sbarre, erano le sbarre che trattenevano, alla partenza, i carri per le corse nel circo].