Il ministro Giuseppe Valditara, al Forum Welfare Italia, ha sintetizzato il nucleo della notizia: uno studio Invalsi rileva che classi numericamente ridotte non determinano automaticamente apprendimenti migliori; in alcuni casi il rendimento può essere inferiore. La soluzione proposta è il potenziamento dell’organico per favorire una didattica personalizzata con più docenti e percorsi di recupero mirati per studenti con ritardi specifici.
I risultati principali dello studio Invalsi
Lo studio Invalsi citato dal ministro mostra che non esiste un nesso lineare tra numerosità delle classi e risultati: in alcuni casi classi più piccole registrano performance inferiori rispetto a classi più grandi. Secondo l’analisi, un rapporto docenti‑studenti particolarmente basso non garantisce automaticamente miglioramenti didattici e può associarsi a esiti peggiori.
L’istituto evidenzia quindi un rapporto non deterministico, dove fattori contestuali e metodologici influenzano l’esito dell’apprendimento più della sola dimensione numerica. Il dato richiede analisi contestualizzate e cautela interpretativa urgente.
Il discorso del ministro: investimenti, organico e didattica personalizzata
Valditara, al Forum Welfare Italia, ha sostenuto che “il numero degli alunni per classe non fa la differenza” e ha citato studi Invalsi. Ha aggiunto che il Ministero ha “dato più docenti alla scuola per dare più attenzione e potenziamento ai singoli, per garantire percorsi personalizzati di recupero”.
Ha ricordato che l’Italia spende il 3,2% del Pil per l’istruzione, superiore a Germania e Spagna, e che continuerà a investire sull’organico.
Il ruolo del contesto socio-economico e demografico
Molte classi meno numerose coincidono con contesti territoriali fragili: aree montane, piccole isole o scuole in deroga dove povertà, isolamento e minori opportunità penalizzano gli apprendimenti. La denatalità, che sottrae oltre 100mila iscritti l’anno, riduce la spesa e rimodula l’organizzazione scolastica, dimostrando che le cause sono soprattutto sociali e demografiche, non solo numeriche e richiedono interventi mirati sul territorio educativo.
Il piano di investimenti e Agenda sud
Il piano Agenda sud e Agenda nord, indicato dal ministero e segnalato dall’Ocse come buona pratica, prevede il raddoppio delle risorse e oltre 1 miliardo di euro destinati a 1.200 scuole. L’obiettivo è potenziare l’organico per realizzare didattica personalizzata, percorsi di recupero e apertura della scuola sul territorio, con coinvolgimento delle famiglie.
Si punta a misurare risultati concreti e operativi nel medio periodo, con incremento delle opportunità per gli studenti fragili e rafforzamento dei legami tra scuola e comunità locale.
L’effetto su dispersione scolastica e asili nido
Nel 2025 la dispersione esplicita è all’8,3%. Nelle scuole coinvolte da Agenda sud i miglioramenti sono tre volte in Puglia e due volte in Campania rispetto alle non coinvolte. Asili nido: superato il target di Barcellona e 150mila nuovi posti.