Il contesto normativo rivoluzionario per il congedo parentale, in vista della legge di bilancio 2026, prevede aggiornamenti fondamentali. Estesa l’età dei figli da 12 a 14 anni e modificate le percentuali retributive, le nuove regole assicurano maggiore flessibilità e vantaggi concreti per genitori e docenti. L’innovazione incide notevolmente sui bilanci familiari e sull’economia domestica, offrendo ulteriore supporto pratico alle famiglie.
Il congedo parentale: estensione dell’età e durata
La modifica all’art. 32 del decreto legge 151 del 2001 prevede ora l’estensione del congedo parentale: i genitori possono assentarsi per i primi quattordici anni di vita del figlio, anziché solo fino al dodicesimo anno.
Il limite complessivo dei congedi rimane fissato a 10 mesi. Tale innovazione rappresenta un sostanziale beneficio economico e organizzativo per le famiglie, consentendo una maggiore pianificazione del bilancio familiare e un miglior equilibrio tra lavoro e responsabilità parentali. Garantisce un maggiore supporto economico per i genitori.
La retribuzione spettante: dettagli e scadenze
Il docente genitore beneficia di una retribuzione pari al 100% per i primi 30 giorni feriali, mentre per il secondo e terzo mese essa si riduce all’80%.
Successivamente, nei restanti otto mesi, si applica una retribuzione del 30%, sempre sottoposta alla condizione che tali periodi siano usufruiti entro i primi sei anni di vita del figlio. L’erogazione tempestiva della retribuzione è fondamentale per garantire la continuità economica e la pianificazione finanziaria della famiglia. Il meccanismo sottolinea l’importanza della precisione normativa.
La fruizione del congedo: modalità e limiti operativi
La fruizione del congedo parentale consente modalità flessibili per l’accesso individuale o simultaneo dei genitori. La madre e il padre hanno diritto a 6 mesi ciascuno, con possibilità di estensione a 7 per il padre se usufruiti per almeno tre mesi in modalità frazionata.
Inoltre, per coppie, sono previsti 10 mesi, elevabili a 11, anche in caso di adozione o affidamento. Queste disposizioni permettono una gestione più equilibrata del tempo familiare e professionale, favorendo un bilanciamento tra lavoro e famiglia.
I permessi per assistere il figlio malato: ampliamento dei giorni
L’incremento dei giorni di permesso per assistere il figlio malato costituisce una misura importante: da 5 si passa a 10, garantendo maggiore supporto per i figli sotto i 3 anni, agevolando così la gestione delle emergenze sanitarie in famiglia.
Ogni genitore potrà astenersi dal lavoro per 10 giorni lavorativi l’anno in caso di malattia per bambini di età compresa tra 3 e 14 anni, con assenze alternate che favoriscono un equilibrio lavorativo e familiare. Questa misura rafforza il benessere familiare.